«Prospettiva Esse – 2008 n. 3/4»

Indice

  1. I detenuti nelle prospettive dei nuovi progetti di legge (Lino R.)
  2. Un mondo a me sconosciuto (S. Siviero)
  3. La gestione del tempo in carcere (Ulderico)
  4. L’incertezza del futuro (G. Beccheri)
  5. Le domande e i misteri del vivere (Lino)
  6. Un gioiello ritrovato (S. Sorrentino)
  7. Risvegliarsi, tra due pesi e due misure (Natale)
  8. Per prima cosa: buongiorno! (B. Radulovic)
  9. Sbagliare è umano (Jennifer)
  10. La gioia dentro piccoli fatti (Lino)
  11. Dopo la tempesta c’è sempre il sereno (Simone)
  12. La parola del Signore nei ritmi e suoni reggae (Ulderico)
  13. La legge non è sempre uguale per tutti (Ada)
  14. Amore mio (R. Dal Gatto)
  15. La gratuità dell’amore
  16. Ciao Matteo, da questo strano luogo
  17. Corrispondenza amica
  18. Colori e pensieri (G. Beccheri)
  19. Ad un amore che non si dimentica mai (Lara)
  20. Un corso… per amico (Cinzia)
  21. Voli di dentro (poesie e quant’altro)
  22. Preghiera

 

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I detenuti nelle prospettive
dei nuovi progetti di legge

di Lino R.

Mettiamo subito al centro del problema che il detenuto è una persona in carne ed ossa, con un peso cerebrale, e quindi possiamo dare il nostro giudizio e fare una valutazione sulla proposta di legge dei senatori Berselli e Balboni su “Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e al codice di procedura penale, in materia di permessi premio e di misure alternative alla detenzione”, presentata lo scorso 21 maggio.

Noi pensiamo, e per questo non pretendiamo di essere originali, che i senatori in questione considerino le persone detenute non degli esseri umani ma bensì solo dei detenuti, così ci fa pensare il suo decreto legge.

In maniera decisa vorrebbero privare la persona reclusa della possibilità di pensare che, in qualche modo, pur essendo in stato di detenzione per aver sbagliato nei confronti della società, ed essendo conscio di dover subire una condanna, possa altresì raggiungere, tramite il suo positivo comportamento e il suo ravvedimento, i benefici che la legge attuale prevede e poter aiutarlo a ritornare in società con delle opportunità per continuare un percorso di vita.

Se questo non potrà più avvenire, tramite questo decreto legge in discussione, non solo chiaramente abolirà questi benefici per le persone ristrette, ma, automaticamente renderà più radicale il concetto della detenzione al punto che i carcerati si sentirebbero come animali, forse peggio perché l’animale viene trattato in maniera rispettosa, è accudito e protetto anche attraverso inviti mediatici quali: “adottate un animale”.

Se questo sarà il destino dei detenuti in Italia, noi denunciamo fortemente l’assurdità di una proposta di questo genere, in quanto continuiamo ad avere necessità di poter ottenere delle possibilità di ravvedimento, perché dietro a noi ci sono famiglie, figli, mogli, un mondo che soffre delle situazioni in cui ci troviamo.

Ma se si vorrà approvare questo ddl, chiediamo che i senatori Berselli e Balboni inseriscano nel loro decreto legge, una ulteriore modifica dell’ordinamento penitenziario, il diritto all’eutanasia da parte del detenuto.

Che ogni detenuto possa così decidere della propria vita!

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Un mondo a me sconosciuto

di Stefano Siviero

Questo mondo non sapevo neanche esistesse, fino a tredici mesi addietro.

Ho quarantadue anni e ho sempre lavorato come autista, con il camion, una vita molto dura e una infanzia molto sofferta, fra la malattia di mia madre e mio fratello tossicodipendente.

Mi sono sposato a venti anni e dopo dieci mi sono separato. Ho conosciuto una donna meravigliosa e lei veniva fuori da una storia, con una bambina di sei anni. abbiamo fatto famiglia e nove anni fa è nato mio figlio Andrea.

Mille sacrifici per tirare avanti fra il mutuo per la casa, crescere i figli con solo il mio lavoro, in quanto la mia donna aveva mille problemi alle gambe, tredici interventi alle ginocchia e non era mai guarita, fino a quando ho trovato una clinica privata che con diecimila euro poteva sistemare per sempre la sua situazione.

Non avendo le possibilità economiche per pagare la clinica, entrai a fare parte di una banda pensando che questa gente mi avrebbe dato la possibilità di risolvere il “problema”. Mi sarebbero bastati ventimila euro per sistemare tutto. Questa scelta fu la mia rovina! Pensavo di risolvere i miei problemi ed invece fu la fine: mi arrestarono e poi ristretto in carcere.

Ho aggiunto altri problemi più grandi di me, già ne avevo ed ora ne ho ancora di più, come è la vita a volte!

Ho conosciuto questo mondo, da una parte brutto ma da un’altra parte ho potuto vedere la parte positiva.

La parte brutta è che mi mancano gli affetti della mia famiglia, dei miei amici e dei miei tre fantastici cani, ma purtroppo il prezzo da pagare è questo.

Il lato positivo è che dal carcere si ha modo di riflettere sulla vita come era ed impari a capire e ad amare le cose più banali come una passeggiata.

Qua la gente che trovi è tutta sullo stesso livello; gli amici che trovi sono amici veri, con la “a” maiuscola e si impara a vivere come è proprio la vita che si deve vivere, usando la testa e pensando ai valori giusti da usare per il futuro.

Concludo con il dire che mi resterà una ferita nel cuore che non si chiuderà mai più per questa esperienza.

Uscirò con un bagaglio di buoni propositi e prenderò in mano la mia vita e la mia famiglia che amo.

Questo mondo ci sarà sempre e solo uno che c’è passato potrà capire il senso vero della vita e la voglia di vivere “giusto”.

Io l’ho capito questo mondo a me prima sconosciuto.

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La gestione del tempo in carcere

di Ulderico

Quante volte hai avuto l’occasione di muoverti per la città e, nel tuo girovagare, passare davanti al carcere e chiederti cosa mai succede in quel luogo? Molto probabilmente se la tua vita e’ normale, manco ti passa per la testa di pensare a come sarà la vita all’interno di un carcere. Magari ti affascinano i film ambientati nel carcere; ma la realtà è diversa.

Bisogna essere dentro per vedere la realtà nel suo intero ma anche nel suo specifico. La prima cosa è commettere un reato che ha come conseguenza diretta un arresto ed un trasferimento diretto in carcere. Primo impatto: le manette, la vergogna e l’umiliazione della persona che non sarà più considerata come prima. La tua vita è “guidata” da altri. Hai la “fortuna” di avere una scorta, non come quella dei vip o delle persone che contano, che, per la loro salvaguardia, sono circondati e preceduti da body gard. Già porti dentro di te il dolore per quello che hai fatto di negativo, delle ripercussioni che gravano su tutto il tuo ambiente familiare, sui tuoi amici, conoscenti, paesani.. A questo si aggiunge l’impatto con “la foto”, nelle classiche versioni, fronte – lato destro – lato sinistro.

Immagini che verranno applicate sulla tua scheda personale e su quella stessa scheda lascerai le impronte delle tue mani. Mani macchiate due volte; per il reato compiuto e per il nero dell’inchiostro rigirando il palmo della mani all’insù. E’ un’immagine personale che ti rimarrà stampata per sempre nella mente; ti fa riflettere e stare male.

Se hai oggetti personali appresso, li devi depositare nel magazzino del carcere e firmare l’elenco di quanto trattenuto. Perquisizione personale, terminata la quale vieni condotto in una cella; è un momento di sconforto, la porta a sbarre che viene chiusa ed il tuo spazio d’azione viene tremendamente ridotto. Ti guardi attorno, valuti la situazione dell’arredamento, servizi, letto, ecc. Cominci a riempire gli armadietti dei tuoi indumenti ma non prima di aver pulito il tutto (mobili, pavimento, piastrelle e servizi igienici).

Devi anche cercare di capire come dialogare con gli agenti, nel senso di sapere come fare ad acquistare quello che ti serve (alimentari ed altro), come fare per poter telefonare ai familiari, come e quando, come richiedere autorizzazioni per visite/colloqui. Ma piano piano ti abitui. Cominci a comprarti il giornale per sapere cosa succede fuori da questo mondo chiuso, ti rifornisci di album per scrivere lettere, un proprio diario, disegnare.

Impari che ci sono i momenti di “aria”; possibilità di uscire dalla cella ed andare a passeggiare, chi a giocare a pallone, in due recinti esterni ma ben recintati e delimitati sempre da porte con sbarre, sotto la sorveglianza degli agenti di polizia penitenziaria.

Cominci a guardarti intorno; i primi tempi rimani da solo, scruti l’ambiente, ti dedichi a cruciverba o leggi il giornale. Poi col tempo riesci a capire quali possono essere le persone con le quali provare a dialogare; magari perché ti rivolgono la parola, ti affianchi nel passeggio e piano piano si crea quella confidenza che non ti fa più restare in disparte. Quello che credo sia importante è non entrare “nel personale”, non chiedere perché uno si trova in carcere. Deve essere una cosa di rispetto oppure è l’altro che sente la necessità di aprirsi in quanto ti considera una persona che sa ascoltare, senza giudicare.

Ci sono orari ben definiti per gestire la giornata, dalla prima visita mattutina degli agenti, alla colazione, all’uscita volontaria all’aria, all’orario del pranzo (ci sono detenuti che si cucinano i cibi in cella), l’ulteriore ora d’aria pomeridiana; prima delle 16 altro cambio di agenti e quindi ulteriore controllo. La cena tra le 18 – 18,30. Un ultimo cambio di agenti avviene verso le 24.

Ogni giorno c’e’ l’attesa della corrispondenza, linfa per il detenuto in quanto è una delle possibilità di avere contatti con l’esterno, solitamente familiari ma anche, per i più fortunati, tanti amici, colleghi, ex vicini di casa, ecc.

Il mercoledì ed il sabato: giornate di colloqui. Incontri fisicamente i tuoi cari e puoi rimanere con loro per un’ora alla settimana, ma massimo sei volte al mese, salvo urgenze e casi particolari, previa autorizzazione. E’ bellissimo incontrare i tuoi ma poi, quando se ne vanno, cala la tristezza.

Il carcere e’ dotato anche di infermeria e di una serie di servizi a disposizione dei detenuti: psicologa, psichiatra, medici, assistente sociale, educatrice, cappellano, volontari, soprattutto del Centro Francescano di Ascolto di Rovigo e qualche altro.

Si aggiungono tutti gli uffici amministrativi ai quali rivolgersi per varie necessità. Su richiesta puoi dialogare con tutti: dal direttore, al comandate ed avere accesso ad altri uffici: matricola, traduzioni, magazzino, ecc.

C’è anche la sezione femminile, anche loro con una suddivisione di compiti, oltre al fatto che alcune sono incaricate alla gestione della cucina e quindi la preparazione alimentare per tutti i detenuti della Casa Circondariale di Rovigo.

La popolazione dei reclusi è per la maggior parte costituita da persone di nazionalità diverse (albanesi, rumeni, ungheresi, polacchi, marocchini, africani di varie nazioni, cinesi, egiziani e per la minoranza italiani): un piccolo mondo “particolare”.

L’incremento di ingressi, mette in crisi il sistema carcere, diventa più difficile la gestione nel suo complesso, dovendo contare su un organico di agenti penitenziari contenuto.

Subentra una richiesta d’impegno maggiore che a lungo andare logora non solo le persone, ma anche le possibilità dei detenuti di usufruire appieno dei momenti d’aria, dell’uso delle docce, della sala giochi, e contatti con tutto l’apparato carcerario.

Tutto rallenta e porta all’insofferenza per l’attesa di qualsiasi esigenza, da una risposta dall’ufficio matricola alla consegna della posta, dal ricevere normalmente i giornali quotidiani, etc.

Non va poi dimenticato che l’incremento dei detenuti contrasta con le sempre più scarse risorse economiche destinate alla “sicurezza”. Non sempre hai a disposizione, con cadenza regolare, carta igienica, dentifricio, spazzolini da denti, cambio lenzuola, prodotti igienici.

Anche i lavori svolti dai detenuti subiscono tagli, sia negli orari messi a disposizioni (ma dovendo garantire la stessa qualità di servizio) ed il relativo corrispettivo economico ridotto rispetto al passato. Le reazioni sono le più disparate, ma poi comunque si lavora ugualmente. Serve anche per distogliere la mente dai pensieri che altrimenti affiorerebbero più del dovuto e che invece bisogna allontanare per non cadere nel buio giro di uso di medicinali.

Carcere: luogo di detenzione ove uno deve scontare la propria pena per il reato commesso. Quasi ogni giorno nuovi ingressi e per chi è già “dentro” scatta la curiosità di “conoscere”. Ma a questo ci pensa “la stampa” che prontamente sbatte in prima pagine articoli, che non sempre sono obiettivi, anzi, in determinati casi, quelli che possono fare maggiore “eco” sono anche conditi di un po’ di riflessioni personaliz-zate dal cronista. questo lo si evince dal confronto di più giornali locali.

Si riporta il fatto, nomi, cognomi, si intervistano i vicini di casa, ci si attacca al campanello della casa dell’inquisito, si telefona ai parenti, ecc. e poi un po’ di condimen-to...ma non si chiede la versione dell’ imputato.

L’informazione è necessaria, ma a volte è la prima a giudicare, a determinare la condanna; condannando anche la famiglia del detenuto. Nessuna pietà. I giornalisti prima di scrivere pensano a questo rovescio della medaglia? E si, anche loro hanno senz’altro una famiglia. Perché non si limitano allo stretto necessario, senza allargarsi e creare fantasiose deduzioni? Ah? Dimenticavo, ”bisogna vendere”, aumentare la tiratura del proprio giornale e magari ci scappa anche l’aumento di grado. Deve esistere un’umanità di comportamento, oltre all’etica morale nel riportare le notizie di persone che hanno sbagliato, oppure riportare la notizia, ma “ascoltando le due campane”.

Il dolore di chi ha compiuto reati, piccoli o grandi, già logora l’animo stesso della persona, dei parenti stretti che vengono anch’essi bollati dalla società e quasi costretti a muoversi nell’ombra, senza avere alcuna colpa diretta ...; non spingere la lama del coltello su una ferita già aperta. Ma chiedere questo alla stampa e come fare una battaglia contro i mulini a vento.

A questo punto accetti tutto anche se poi trascorri delle giornate che ti rodono il fegato e soprattutto pensando ai propri cari che automaticamente devono subire e ripercorrere le sofferenze che comunque non ti abbandonano mai! Consapevoli della “croce” che ci si porta addosso per sempre, ma non si ritiene umano l’accanimento gratuito dei media.

Oggi una pubblicità dice “adottiamo una cane”. Non si pretende di essere adottati, ma dopo una definizione di pena, ottenere quegli strumenti di recupero per riabilitarsi, come essere umano, che ha sbagliato e consentirgli, a fine pena, un reinserimento adeguato nella società.

Ricomporre il puzzle familiare e di affetti, rivivere un futuro nuovo evitando di ricadere nel “baratro”. Serve l’impegno di tutti. Grazie! Le leggi lo prevedono, altre cose stanno studiando per risolvere il problema carcere. A Rovigo avremo anche il garante dei detenuti.

Arriverà il braccialetto elettronico? Sarà una soluzione per una certa parte di reclusi? Soddisferà le richieste del mondo esterno? Od è un mezzo per risolvere certe situazioni visto la mancanza di liquidità e stanziamenti impossibili?

Non ci sono più soldi per le famiglie ma anche per lo Stato. Speriamo anche in una parte del “tesoretto”? Che a quanto pare è sempre liquidità che una parte di cittadini “dormienti” hanno dimenticato nelle banche o nelle poste italiane. Aspettiamo con fiducia!

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L'incertezza del futuro

di Gabriele Beccheri

Ho solo la 5^ elementare e tanta esperienza sulla mia pelle, ma ciò non m’impedisce di usare quel poco di intelligenza che mi rimane, e mi chiedo: l’intelligenza umana fa sempre nuove scoperte e lascia sempre le porte aperte ad altre scoperte? Hanno esplorato la luna, ora anche marte; in tutti i cieli si vola e si parte.

Ma intanto incombe su tutto il mondo lo spettro triste della disoccupazione e della fame; bambini che muoiono di fame, muoiono ogni giorno anche di banali malattie e tutto per l’egoismo dei ricchi. Allora io povero carcerato potrò mai trovare uno che mi dia lavoro? Penso ai tanti giovani disoccupati, anche padri di famiglia e tutti siamo ben intenzionati a rimanere onesti: “uomini di governo, non servono leggi speciali, serve a voi una grande responsabilità”!

Aprite i vostri cuori a tutti i poveri che hanno fame. Fate leggi giuste, alleviate le sofferenze di chi vuole redimersi, io sono pronto; tanti altri sono pronti e voi lo siete?......

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Le domande e i misteri del vivere

di Lino

Per quanto tempo l’uomo deve aspettare perché possa capire chi è?

Io sono io, tu sei tu, egli è lui. E allora se noi siamo tutto quello che siamo perché non dobbiamo capire chi siamo?

Colui che ci ha fatto questo regalo, oppure questo screzio di essere quello che siamo, dovrebbe rendersi conto che siamo tutti compromessi, chi in un modo, chi in un altro, a dover subire continuamente le vessazioni della forma indegna e stravagante di dover pensare che ogni uno abbiamo un tutore che ci protegge dal pensare che non abbiamo nessuno.

Il pensare di non avere nessuno e’ uno strazio psicologico immenso, perché la nostra vita si rifarebbe solamente sul tempo che passa e non nella soddisfazione mentale che ti aggrada tutto il corpo.

Io sto pensando di capire ma sono confuso, i miei occhi si annebbiano e non penso più.

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Un gioiello ritrovato

di Sara Sorrentino

L’aurora sboccia come un fiore al mattino mentre quasi tutti dormono, lei è lì imperterrita si muove lentamente perché deve annunciare un nuovo giorno.

La mia Aurora invece ha sette anni, dopo tre lunghissimi mesi sono riuscita a parlargli per telefono; la sua voce, il suo calore, con la sua fragilità nel parlarmi dettata forse dal mio soffocare il pianto di una mamma che troppo l’ama, e che solo con l’aiuto di Dio è riuscita a fermare quel treno che andava a tutta velocità portandomi inconsciamente solo alla morte.

Si dice in giro che Dio mi ha proprio preso per i capelli ed è per questo che tutti i giorni ho la forza di alzarmi e reagire, per affrontare un nuovo giorno di carcere, perché ho rischiato la morte proprio tre giorni prima della mia entrata in carcere che mi ha privato di essere presente al compleanno di mia figlia che sarebbe stato da lì a tre giorni.

Pur essendo, e questa volta è veramente vero, innocente ho scoperto che non tutti i mali vengono per nuocere. Questo rafforza la mia idea che sia stato il Creatore a salvarmi la vita, a rendermi ragionevole facendomi anche soffrire, facendomi soprattutto ricordare il mio passato.

Ma il passato che mi fa più male è quello di aver scelto per quasi un anno “Elisa” anziché la mia Aurora, e come l’aurora annuncia un nuovo giorno, la mia Aurora ha annunciato il mio cambiamento futuro, pur trovandomi attualmente in carcere ha fatto luce davanti ai miei occhi.

Mi sono chiesta più volte cosa, dopo aver sentito mia figlia, voglio dal mio futuro, ponendomi degli obiettivi, come una scala di numeri, incomincerò la mia salita verso la vita ma soprattutto quella di mia figlia che lei non ha nessuna colpa ed ha tutti i diritti di avere una madre. Mi faccio gli auguri da sola perché sò che solo rimanendo sola ed impegnata nel mio percorso rinascerò per la seconda volta, diventando una donna ma soprattutto una brava madre, per la mia piccola Aurora.

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Risvegliarsi, tra due pesi e due misure

di Natale

“Il mondo ha bisogno di 30 miliardi di dollari all’anno, ovvero 90 milioni di vecchie lire per permettere agli 862 milioni di affamati di godere del diritto umano alla nutrizione”; così afferma Jacques Diouf, direttore generale della Fao, alla recente assemblea sulla crisi alimentare.

Quello che preoccupa, in generale è l’aumento delle persone costrette a fuggire dalla propria Terra in mancanza di standard democratici, instabilità dovuta al rialzo dei prezzi, competizioni per le risorse e l’Europa non è ai primi posti nella generosità nell’accoglierli.

Venendo al nostro Paese, le persone vivono la presenza degli immigrati come una minaccia, una fonte di insicurezza, e di questo sono responsabili sia la politica che l’informazione. Quello che manca è l’anello dell’integrazione trovando la capacità ai rifugiati di camminare da soli. Se una persona viene immediatamente espulsa, è difficile che poi possa effettuare il ricorso dal Paese da cui era scappato.

Il semplice motivo è che l’immigrato non sa cosa può fare; questo non accadrebbe se ci fosse un sistema capillare di informazione. In un mondo frettoloso come il nostro l’ignoranza porta alla disorganiz-zazione e nella confusione fino al grado della disperazione, alla ricerca affannosa di una luce.

Il cuore dell’uomo è sempre aperto alle emozioni, alla ricerca di un’armonia, di un mezzo di unità...aperto all’altro, un dialogo e un linguaggio reale e trasparente. Tutti siamo chiamati a promuovere la dignità dell’essere umano e la pace fra i popoli. Non si può canalizzare l’essere umano riducendolo nella più totale povertà, schiavitù, ignoranza, paura, illusione .... se viviamo in una società all’insegna dell’ansia e dell’incertezza, priva di radici e solidi appigli inevitabilmente consumatrici, questa mancanza d’identità è perché abbiamo perso certi valori quali la gratuità, l’obbedienza, la fiducia, la tenerezza, il perdono.

I nostri tempi danno dei segnali preoccupanti, siamo disorientati, abbiamo smarrito il sapore dell’esistenza. Chi più di noi, reietti simbolo della sofferenza umana inflitta da altri uomini a causa di... e principalmente per “fame”, può acquistare quella forza creatrice che aiuta a scoprire più completamente l’umanità?

Anche la Chiesa si comporta secondo la mentalità del tempo, quindi non ha la forza per salvare, perché deve obbedire ai criteri imperanti di questa epoca: “distingue tempora et intelligens iura”. Non ne ha encomi neppure la giustizia che come afferma Antoine Garapon, filosofo del diritto, direttore dell’Istituto di Alti Studi sulla Giustizia di Parigi: “Giudicare in democrazia è una esperienza che esige elaborazione permanente del lutto di una giustizia perfetta”. A chi dobbiamo affidarci?

Ci sono momenti in cui lo smarrimento ci sovrasta. Quando la sofferenza prolungata rompe gli equilibri consolidati di una vita e scuote le più fervide certezze della fiducia, fino, a far addirittura disperare dal senso e del valore della vita, momenti terribili, combattenti che l’uomo non può sostenere da solo, senza l’aiuto della grazia Divina.

E quando la parola, non sa più trovare espressioni adeguate, s’afferma il bisogno di una persona amorevole. Chi più di chiunque altro può comprenderci e cogliere la durezza del combattimento ingaggiato contro la sofferenza, se non un Dio amorevole e misericordioso? O dobbiamo essere assoggettati alla sola giustizia terrena che, a mio dire, usa due pesi e due misure?

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Per prima cosa: buongiorno!

di Babai Radulovic

Per prima cosa buongiorno a tutti voi. Sono una ragazza che ha commesso il reato che sta ora pagando tanti anni fa, allora ero una ragazzina. A quel tempo avevo un bambino piccolo, ero troppo giovane e andavo a rubare. Ma crescendo mi sono resa conto che non è questa la vita che volevo fare e ho messo la testa apposto. Sono cresciuta molto e ho imparato tante cose nella vita; mi sono stabilita bene con mio marito e con i miei bambini.

Ho tre figli e lavoravo, facevo le pulizie, sia io che mio marito, con una vita normale come la maggior parte delle persone, ed ero molto felice, non facevo più la nomade e i miei bambini ora andavano a scuola.

Ho la mia casa ad Este e in tutto questo tempo di permanenza nella cittadina ai piedi dei Colli Euganei mi sono inserita nella vita del paese, anche perché sono un donna che si impegna ed ero inconsapevole di questa condanna a tre anni e dieci mesi che mi era stata inflitta.

Ora mi trovo qui a Rovigo, in carcere, e sto malissimo, senza i miei figli e mio marito, e sono una madre e moglie e pure anche nonna, purtroppo giovane nonna. Ho fatto da mamma per i due piccoli della mia prima figlia, una ha quattro anni e si chiama Jasmina e il bambino solo due. Sono piccolini e sto così male per loro, credetemi, sono una madre e ho molto dolore dentro di me che sono divisa da loro e chiunque leggerà questa lettera, non mi giudichi ma abbia pietà di me, perché quello era il mio passato e questo invece è il mio futuro, e nel presente non ho commesso più reati.

Comunque grazie a tutti coloro che leggeranno questa lettera, perché l’ho scritta per voi.

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Sbagliare è umano

di Jennifer

Ho sbagliato, hai sbagliato, abbiamo sbagliato, per questo ci troviamo qui dentro ma sbagliare non significa fallire e un fallimento non significa che dobbiamo rinunciare. Significa che dobbiamo essere incoraggiate a fare passi più grandi ma nel modo giusto, non significa nemmeno che non abbiamo ottenuto nulla, significa che abbiamo imparato qualcosa.

Nella vita nessuno inciampa stando ferma in piedi o sdraiata sul suo letto, si inciampa camminando e inciampare non significa cadere. Prendiamo l’esempio di un cavallo, un animale prominente davanti all’uomo e che percepisce il pericolo prima dell’uomo e lo avverte anche. Ci vuole tempo prima che l’uomo riesca a dominarlo e come se non bastasse ha anche quattro zampe eppure inciampa e cade, figurati noi che ne abbiamo solo due.

Stando qui ho capito che il carcere di per sé non ti fa male bensì la gente o le persone che si trovano qui dentro.

Allora se capita a qualcuno di non trovare un’amica o ti senti rifiutata da tutte per me questo è un bene perché c’è sempre un motivo per ogni cosa nella vita.

Penso che sia il momento per riflettere il motivo perché si è qui, avere fiducia in se stessa, volersi più bene di prima, dare valore al tempo e desiderarlo più che mai e cercare di sviluppare le mille idee che ci sono dentro per il mio stesso bene invece di andare a gridare o sfogarsi con chissà chi.

Con ciò non sempre si ottiene buoni risultati ma dentro di se si può trovare tutto quello che si cerca, basta cercarlo e costruirlo.

Sì, abbiamo sbagliato ma non dobbiamo dimenticare che sbagliare è umano, quindi non è la fine di nessuno, ci sarà sempre un domani e finché c’è la vita c’è anche la speranza e mille possibilità, un domani senza pretese.

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La gioia dentro piccoli fatti

di Lino

Il 10 di luglio l’Area pedagogica del carcere ha organizzato un incontro di calcio nella Casa Circondariale di Rovigo. La manifestazione era attesa da parte dei detenuti che hanno potuto confrontarsi con una squadra esterna: alcuni studenti dell’ Ipsia di Rovigo e la presenza di un arbitro “regolare”.

La distribuzione delle magliette e pantaloncini, gialli e con i numeri è stato un momento di gioia; come vedere questi ragazzi, nonostante vivano una situazione particolare, con la loro vivacità e se pur con lingue diverse, perché tante nazioni erano presenti, ognuno di loro, immaginariamente giocava per la propria.

Accaparrarsi la maglietta dai colori giallo canarino, alla ricerca dei numeri che interessavano i singoli partecipanti, è stato un momento di gioia; chi li osservava ha potuto constatare quanto poco serva per far felici delle persone.

Altri detenuti si prodigavano per preparare dei tavoli, sui quali appoggiare delle bibite, patatine e l’esposizione di alcune bandiere; il tutto era così bello, così grande che è stato un giorno di festa per tutti noi.

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Dopo la tempesta
c'è sempre il sereno

di Simone

Ci sono giorni come oggi in cui non desideri che stare in silenzio! Non ho voglia di parlare, pensare, mangiare, ecc., ecc. Vorresti lasciare che il mondo con la sua routine frenetica ti investa ed è proprio in giorni come questi che penso al passato, agli errori ed a come ho buttato via anni preziosi della mia vita, se così si può chiamare.

Analizzandomi mi accorgo che ho mentito spudoratamente a me stesso e a chi mi stava attorno; con questo non giustifico i miei errori ma cerco di capire dove ho sbagliato e qui dentro pur non credendoci, lo sto piano piano capendo, anche grazie ad una persona veramente speciale che ogni settimana mi ascolta e mi da sempre consigli con il cuore; ma soprattutto con la sua grande capacità di lavorare con le persone come me!

Ora, l’unica cosa che voglio è poter restituire i veri sorrisi, consigli e dedicare tutto me stesso a quelle persone che a sua volta hanno creduto in me non abbandonandomi.

Queste sono le mie volontà anche se sono consapevole che in carcere devo pensare a me stesso, però sono altrettanto convinto che il carcere ti può togliere tutto ma non la speranza, anzi qui dentro, a mio avviso, ci nutriamo di speranza e di voglia di risalire la china per dimostrare al mondo intero, anche a quelle persone che su di me non avrebbero puntato un centesimo, chi è veramente Simone.

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La parola del Signore
nei ritmi e suoni reggae

di Ulderico

Alle 10 di domenica 28 settembre tutti in chiesa per la celebrazione religiosa domenicale, ma questa volta è un po’ diversa. Per l’occasione è stata unificata la popolazione maschile e femminile dei “privati della libertà ” nell’accogliente cappella della Casa Circondariale.

All’ingresso c’è una certa animazione, tanta gente che si predisponeva alla ben riuscita del particolare incontro. Per prima cosa la visione di impianti voci, ed alla destra un gruppo di suonatori con diversa strumentazione musicale, chitarre elettriche, batteria, tastiera elettronica, sax, trombe e due vocalist.

La presenza del cappellano don Marino, del vice commissario Rosanna Marino, del magistrato di sorveglianza Giovanni Maria Pavarin, di Innocente Lorenzetto del Centro Francescano di Ascolto di Rovigo, organizzatore di questo evento, di altri volontari e alcuni agenti penitenziari.

Don Marco, parroco di Villamarzana e per otto anni missionario in Brasile, ha concelebrato la messa assieme a don Marino, con suoni e canti della “Tribù di Yahweh”.

Una messa a ritmo di reggae e con messaggi rivolti, in modo chiaro, caloroso e coinvolgente. Don Marco si è rivolto a noi, quali persone recluse, parlando e cantando motivi che ricordano la “liberazione” sottolineando una frase evangelica: “ero carcerato e mi siete venuti a trovare”.

Abbiamo apprezzato questo “gesto”, questa presenza, le voci, le musiche, seguendo i canti con l’ausilio di un foglietto precedentemente distribuito sui banchi e sedie della cappella. Voci e canti che hanno invaso tutto il carcere, uscivano con ampia eco dalla cappella riversandosi nei lunghi androni, dal piano terra all’ultimo. Messaggi di speranza e di solidarietà. Un altro modo per metterci in contatto con l’esterno. Un’esperienza positiva che ha portato qualcosa di nuovo sia ai privati della libertà ma anche a chi è entrato per portarci “la parola del Signore” in modo diverso e coinvolgente.

Ci si augura, penso da entrambe le parti, ulteriori appuntamenti: la promessa di don Marco c’è stata.

Un sentito grazie alla Tribù di Yahweh, non tralasciando di ringraziare anche chi ha organizzato il tutto e all’Amministrazione della Casa Circondariale. Un grazie finale anche a don Marino che ha ospitato questa e tante altre manifestazioni nell’accogliente cappella.

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La legge non è sempre
uguale per tutti

di Ada

Mi chiamo Ada, sono di nazionalità nigeriana. Da settembre mi trovo in carcere a Rovigo per non aver fatto nulla: l’unica mia colpa è stata quella di condividere un appartamento con dei miei compaesani. E mi sono resa conto che quando entri in carcere vieni annullata come persona.

Se volessi reinserirmi una volta uscita da qui non sarà molto semplice. Se volessi trovare un lavoro troverei tutte le porte chiuse, non è facile quando vengono a sapere che sei appena uscita dal carcere e sei straniera.

Certi imprenditori cercano di sfruttare la situazione a loro vantaggio, anche prima di questa esperienza avevo un lavoro ma essendo, lo ripeto, straniera, ne approfittavano per farmi lavorare in nero, e a me stava anche bene pur di avere un lavoro e non dover fare cose delle quali potermi pentire, ma la vita è già dura per se stessa e qualche volta ti porta a fare delle stupidate, ecco perché mi trovo qui.

Qui dentro cercano in tutti i tutti i modi di insegnarti come fare per affrontare la vita quando sarai fuori, ma purtroppo non si rendono conto che ogni giorno che passa anche fuori la vita cambia in modo schizofrenico e veloce, e se non hai nessuno che ti dia appoggio ci sono molte probabilità che uno ricada negli errori già fatti e ritorni al punto di partenza.

La mia unica colpa è stata di condividere un appartamento con dei miei compaesani e di essere recidiva (e penso che chi legge questo giornalino sa cosa significa) e quindi non ci hanno messo un minuto per darmi la colpa anche per un reato al quale sono estranea e a rovinarmi la vita di nuovo.

Ma è giustizia questa?

Il mio avvocato mi ha convinta a patteggiare, perché secondo lui era il male minore, inquanto anche se non c’erano prove contro di me, nessuno mi avrebbe creduto a causa del mio passato.

Mi è costato molto patteggiare, ho mentito e trasgredito la legge con una bugia nel luogo in cui si giura di dire tutta la verità.

Se potessi tornare indietro non patteggerei più, continuerei a dichiarare a gran voce la mia innocenza anche se questo mi comportasse degli anni in più di reclusione. Ma almeno vivrei in pace con me stessa, che poi è la cosa più importante.

Ma sarebbe questa la giustizia in Italia?

Io non credo, perché la legge non è sempre uguale per tutti.

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Amore mio

di Rosalba Dal Gatto

Amore mio, quanto mi manchi. Non ce la faccio a scriverti senza piangere, perché quando ci siamo ritrovati la vita ci ha diviso. Non è giusto!

Perché tutto a noi proprio all’inizio di una grande storia?

E ora mi ritrovo da sola in un posto dove puoi solo piangere, ma non troverai mai nessuno che ti comprenda, che ti stringa tra le sue braccia per farti sentire protetta. Mi sento così piccola e indifesa, dove la paura mi blocca le parole. Ma quando arrivi tu mamma, vorrei spaccare il mondo.

Ma poi tutto, all’improvviso, si disperde e vedo tutto nero.

Tu sei andata via e io sono ancora qui a subire violenze psicologiche da persone che neanche conosco e si prendono il diritto di giudicare e mandarti a quel paese. Ma Dio, solo tu mi dai delle speranze e di questo ti ringrazio, perché una persona senza speranze non può vivere.

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La gratuità dell'amore

 

Ci sono momenti in cui vorremmo aiutare chi amiamo, tuttavia non possiamo fare nulla: le circostanze non ci permettono di avvicinarci…

Allora non ci resta che l’amore, nei momenti in cui tutto risulta inutile, possiamo ancora amare senza aspettarci ricompense, cambiamenti o ringraziamenti.

Se siamo in grado di comportarci in questo modo, la forza dell’amore inizia a trasformare l’universo intorno a noi.

Quando compare quella energia riesce sempre a portare a compimento la propria opera.

Né il tempo né il potere della volontà cambiano l’uomo, è l’amore a trasformarlo.

Sì, l’amore trasforma e guarisce ma, a volte, architetta trappole mortali e finisce per annientare chi ha deciso di concedersi totalmente. E’ un sentimento davvero complesso, anche se può rappresentare l’unica ragione per continuare a vivere, a lottare, a cercare di migliorarsi.

Sarebbe irresponsabile cercare di definirlo perché sarebbe come ridurlo, e come tutto ciò che alberga negli esseri umani, si riesce solo a provarlo!

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Ciao Matteo,
da questo strano luogo

 

Viva l’estate, non certo per me, perché vivo attualmente in un posto, pianeta, che di dignità non c’è rimasta neppure la parola. E’ un vivere sorprendente, misurato nei rumori, sempre gli stessi, così si può percepire sempre l’ora giusta, senza guardare l’orologio.

Sebbene sia uno strano vivere, anche qui si trova il modo di essere utili, specialmente a quelli più bisognosi anche di una sola parola, così trovano il modo di sentirsi vivi.

Beh!, Non sono in manicomio, né in ospedale bisognoso di cure, ma semplicemente in un luogo dove si trovano le persone bisognose d’amore, non di far l’amore perché qui non ci sono ragazze o donne, ma quel dialogo sincero e trasparente, poiché tutti sono sullo stesso piano.

Tutti hanno le stesse cose, gli stessi diritti e doveri, diciamo più doveri, poiché il diritto è solo quello di stare zitti e aspettare un domani. Purtroppo già altre volte sono stato in questa situazione, voluta a volte, ma più causata da una vita nebbiosa dove non si intravedeva una luce, quel lieto vivere, quella serenità che una persona ricerca.

Ora sono arrivato al risveglio e, come va il mio cammino, sono nell’ultimo tratto per entrare in quel corridoio di vita che desideravo; la tranquillità interiore, la voglia di respirare ogni giorno con polmoni aperti e quella forza, potrei dire divina, che mi fa vedere con occhi diversi la realtà..

So che già da un anno non ci sono neppure per una carezza, allora ti mando un pensiero e così, quando stanco, alla sera mi cercherai per le domeniche, da tempo vuote, allora sappi che io ti saluto con il cuore, facendoti giungere il mio sentimento che questi strani infissi e questa misera stanza non possono contenere.

Così mi alleno a viverlo in me, continuando ad inviarlo alla tua anima; una presenza diversa, strana, ma sempre presenza....mi restano le notti e notti insonni dove cerco di sentire i tuoi pensieri.

E’ questo grande amore che mi invita a perdonarmi.

Un abbraccio da chi ti vuole sempre, sempre bene.

Tuo papà.

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Corrispondenza amica

 

Oggi ho ricevuto posta, linfa necessaria, attesa, assimilata, un toccasana per chi si trova nelle condizioni di “detenuto” o anche solamente in un momento di difficoltà della vita normale. Un modo per essere vicini ad una persona bisognosa ma anche disponibile ad un riscontro piacevole di aiuto reciproco. In ogni famiglia ci sono difficoltà più o meno “pesanti” e che magari non vengono esposte e condivise, per vari motivi, all’interno del proprio nucleo familiare. Ed allora ecco la magia delle lettere. Arrivano con la firma di mio figlio, mia sorella, parenti, tanti amici, conoscenti, vicini di casa, del mio parroco, ecc.

Ci si ritrova a riscoprire le nuove e vecchie amicizie; un sostegno morale non indifferente che va a lenire i pensieri “pesanti”; si ritrova la confidenza e la voglia di “liberarsi”; ci si racconta ciò di cui si ha difficoltà di confidare al partner, magari perché si ha paura di ferirlo, di appesantire la sua situazione personale lavorativa o di salute o perché non si ha voglia di “scoprirsi”.

Questa disponibilità ad ascoltarsi, a suggerire e scambiarsi modi di agire, che si ritengono utili al superamento di alcuni “scogli”, a distendere l’ansia di tutti i giorni che ormai, chi più chi meno, colpisce un po’ tutti, sperando che abbiano esito positivo.

Due sono le buste di oggi; una del mio ragazzone Andrea che oltre alle sue “parole” ha allegato tre fotografie: lui che sta lavorando nella fabbrica dello zio Paolo, esperienza nuova, la fotografia dei nonni Aida e Rodrigo, forse scattata nella prima settimana di Agosto, prima che il nonno venisse a mancare, era in vacanza da loro e la fotografia della sua casa di Ceneselli, dopo che ha provveduto, con l’aiuto dello zio a sfoltire i tanti rami degli alberi del vialetto,che conduce all’ingresso della casa: finalmente la si intravede. Prima era completamente coperta dal verde perché io ed Ale preferivamo quell’ambiente, con più verde e più ombra, tagliare i rami per lo stretto necessario. Ma ora deve decidere Andrea. Ci eravamo sentiti telefonicamente ieri e nel salutarlo gli ho chiesto di scrivermi; l’aveva già fatto! Mi ha lasciato l’emozione della sorpresa. Andrea è il mio futuro.

La seconda lettera è di una grande amica: Dolly, che oltre ad espormi alcune sue situazioni e rispondere a precedenti confidenze sulla mia situazione all’interno del carcere e con il resto del “mondo” esterno, mi ha scritto a fine lettera: Ti mando un piccolo racconto, per farti capire quanto sia preziosa per me l’amicizia, proprio come un diamante (immagine riportata sul foglietto).

Basta saperla riconoscere fra tanti cocci di vetro..... tu sei un grande e prezioso amico!

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Colori e pensieri

di Gabriele Beccheri

Il verde smeraldo del prato si mischia al tramonto d’inverno… è alle porte., e come l’acqua cambia colore; io la confondo col mio gusto migliore. A volte distorta è la mia mente, la vedo bianca, verde, rossa , così confusa che non so cosa mi attende. Spasmi d’ansia ti fa sentire come cambiarsi d’abito, ma rimango sempre nudo con la mia realtà.

Allora chiedo, speranza, dammi la possibilità ed io sarò degno della tua compagnia; ti odio e ti amo.

Oh dolce libertà. Anche questa notte, dolce libertà, ti ho sognata, mi sei apparsa come una bianca nebbia nella mia mente dormiente, e ti ho vista bella, tale e quale come quando ti ho lasciata e non vedo l’ora di riabbracciarti.

Tanti sono i desideri che mi fanno compagnia quando dormo, e quasi sempre… mi torna alla mente la mia vecchia e dolce casa, dove tutti i miei dolci, cari ricordi della mia famiglia, di mio figlio e nipoti, nati sotto il tuo tetto… come posso dimenticarti?

Al mio risveglio mi ritrovo solo, sudato, il cuore che batte forte, forte: come eri bella e ora non ci sei più, non sei più mia, e con estranei vivi con i miei ricordi.

E’ il mio cagnolino Richi che ti crede ancora sua. Ma un giorno, io ti prometto che verrò a vederti e porterò con me Richi, sarà l’ultimo ricordo che avrò di te.

A volte vorrei urlare la mia rabbia… ma che senso avrebbe? La vita è dura ma bisogna, con la forza e la fede di Dio, viverla e far finta di nulla. Anche se questa è la cosa peggiore... ma dobbiamo accettarla e mai ricordarla. Quello che è successo è successo; a volte è doloroso ma bisogna andare avanti.

Io amo, il mio cuore ama e sia pure nel dolore: voglio essere felice, tranquillo nella fedeltà, rispetto e amore nella vita.

Ho imparato a non smettere mai di imparare. Voglio e dico: “è ora di nascere!”, nascere nell’amore di Dio e nell’amore verso gli altri. Odio, rancore e rabbia perché? Non sono sentimenti che Dio insegna: solo “amore”. Questo si è un buon e doveroso insegnamento.

Il crimine non paga! Ma ti fa pagare.

E' questo l’insegnamento che Dio vuol sentirsi dire da un buon cristiano che ha già ricevuto il suo perdono per la vita terrena e la vita eterna.

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Ad un amore che
non si dimentica mai

di Lara

Sono Lara, mi trovo qui da otto mesi per una rapina e il furto di un portafogli, un’idiozia che ho fatto sotto l’effetto della droga e per avere i soldi per comprarne ancora, perché non bastava mai. Il giorno o notte che fosse non ricordo, manco fino a che ora andavo avanti a sniffare la cocaina.

Purtroppo il punto era ancor meno difficoltoso, trovarla e trovare i soldi, perché abitavo in zona e da casa mia a via Anelli in cinque minuti a piedi c’ero e i soldi li potevo fare. La strada è lì, in due minuti 100\200 euro erano in tasca mia, ed è proprio per strada che ho conosciuto Giuseppe, un siciliano doc, ma che vive, per lavoro, qui al nord da 14 anni. Non era solito andare dalle lucciole, raramente lo faceva, con i soldi che prende al lavoro deve mantenersi e pagare il mutuo della casa che si sta facendo in Sicilia più la rata della macchina. Lavora come muratore nei dintorni di Treviso, quella sera del due novembre 2006 era la prima volta che veniva a Padova, io in tasca avevi già i miei soldi, circa 300 euro per il giorno dopo, le dosi per la notte e la mattina, le mie sigarette… non avevo bisogno di lavorare.

Ero in stazione a salutare “le amiche” visto che era presto, erano solo le 22.30 di un venerdì sera, vivevo da sola e il ritornare tra quelle quattro mura “sola” mi sentivo male e mi dicevo “almeno faccio due parole con qualche amica”. E’ passato lui, il “mio Giuseppe”, si è fermato e mi ha chiesto se stavo lavorando, io risposi “no, adesso tra un po’ vado a casa”, si è offerto di darmi un passaggio fino a casa e io ho accettato, Prima però siamo stati in un Pub a bere una birra, giusto per parlare un po’. Mi è piaciuto fin da subito “il classico colpo di fulmine”, esiste eccome credetemi, ed io sono piaciuta a lui. Mi ha “regalato” un pacchetto di sigarette e mi ha accompagnato a casa, ci siamo scambiati i numeri di telefono ma lui aveva scritto il mio sbagliando il primo numero. Così il sabato pomeriggio alle 18 me lo sono trovato a casa mia. Stavo dormendo, avevo passato tutta la notte e il giorno appresso a bucarmi, mi ero addormentata all’una del pomeriggio e mai più pensavo fosse lui. Mi ha salutato con un sorriso e un bacio sulle guance e con un fiore in mano, un’orchidea, mi chiese perché gli avevo dato il numero sbagliato ma io insistevo che era stato lui a scriverlo in modo errato, mi chiese di entrare in casa e risposi di no.

C’erano siringhe ovunque in camera e in bagno “non era il caso pensai”, gli chiesi di andare a prendermi due pacchetti di Marlboro rosse e che nel frattempo mi sarei fatta un doccia e preparata per uscire con lui, e così fu. Non ci siamo più lasciati per 10 mesi, fra alti e bassi, gli spiegai il mio problema e lui capì , anche se era al di fuori “da questo modo di vita”, non era un bambino lui aveva 34 anni e io 36. Ha provato con le cattive a farmi smettere, mi picchiava, non andava a lavorare per non farmi uscire di casa, niente da fare, ha tentato con la buone dandomi soldi e accompagnandomi a comprarla. Io proponevo di lasciarla piano piano, scuse su scuse finché non arriva agosto del 2007, lui va in Sicilia tre settimane e quando torna mi trova peggio di quando mi aveva conosciuto. Ci avevo dato dentro parecchio, lui era cambiato verso di me, non più coccole e baci, il silenzio, il ghiaccio e il silenzio la nostra cornice.

A settembre era il suo compleanno, lui mi ha chiesto: “adesso scegli o me o la cocaina”, io mi sono alzata dal tavolo e gli ho aperto la porta di casa ed è finito tutto lì. Non l’ho più visto perché il sei ottobre mi hanno arrestata, forse è meglio cosi.

Gli ho scritto, ma francamente a metà novembre ero ad aspettarlo, doveva venire ma non l’ho più rivisto. Giuseppe ho capito di aver perso qualcosa di prezioso, perdonami sei nel mio cuore.

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Un corso... per amico

di Cinzia

Questo è il semplice corso ma grandioso, emozionante, fibrillante, corso di teatro che abbiamo iniziato in ottobre. Chissà! Ma è proprio vero che tutte le cose belle finiscono in fretta? Ed è così che è stato. Oggi ultima lezione.

Ognuno di loro all’interno ha un ruolo. Ma tutti insieme si amalgamano in un’unica persona, cosa, strumento, parola. E’ la prima volta ed è il primo corso che mi porterò dentro, dentro di me, nella pelle e come dice la canzone di Venditti e Dalla “dalla pelle dritto al mio cuore”.

Non c’è stata una lezione in cui non mi sia emozionata, a volte anche incazzata, ma ho sempre preso tutto. Alle volte o quasi sempre mi sono sentita giudicata perché è vero che ho sempre diecimila cose da dire, ma non tutti hanno una certa elasticità mentale da capire che vivo sola all’interno del mio monolocale e sento la necessità di parlare, non dire stupidaggini. Tutte cose comunque inerenti al corso ma magari le ragazze non capiscono che ci sono un miliardo di cose che mi fanno soffrire-gioire poco. Non si sforzano di capire il perché di certi miei comportamenti, io sono curiosa della vita, del sapere di ciò che non conosco e, proprio per questo, probabilmente mi farà cambiare vita.

Parlo per esempi, e non credo, o perlomeno cerco di non spostarmi dai nostri discorsi perché loro hanno condiviso tutto con me, e io con loro purtroppo il mio bloccarmi; mi sono sentita non libera di esprimere me stessa e giudicata, anche per un semplice dire: “Che scuola hai frequentato?”.

Probabilmente fa parte del mio carattere non ho più 20 anni, sono un po’ ripetitiva, colpa dell’età. Siamo vicine a quella cosina che succede a ogni donna, è un ciclo ed è la vita anche questa. Ho fatto uso di sostanze… Mescoliamo! Probabilmente, anche, me la prendo troppo. Una persona abbastanza importante qui all’interno mi ha detto “Tu sei forte Cinzia”. No comment.

Ammetto di prendermela troppo, di essere polemica, ed ho il brutto vizio di mettermi sempre in prima linea, ma se lo faccio ora solo per me è ok. Nessuno mi dà niente. Ho necessità di dire che non uso maschere. Sono così come mi si vede, in cella, ai corsi e con le persone, ma risulto antipatica. Ho imparato a piacermi anche grazie a questo corso che comunque mi fa persona e c’è la parte contraddittoria di me, sono del segno dei Pesci e non a caso. Avrei veramente un oceano di cose da dire, da ricordare, mi piacerebbe allungarmi ma “non si può, non si deve”.

Vorrei dire che prima riuscivo ad essere vento, aria, temporale, uragano, orgasmo e tanto di più e loro grazie a me, costantemente mi tenevano in allenamento. Parlo così come scrivo, sono quella che vedi e amo da morire essere vera con tutte le mie incasinature. Non mi piace quando divento antipatica perché sono anche questo, oltre ad essere aria, vento e tutto il resto.

Comunque in questo corso ho trovato persone carinissime, anche nel senso di ascolto. Lo pretendo molto dal mio interlocutore, ma do anche tanto. Non che abbia aspettative, o forse anche sì, ma non vorrei che ciò di cui abbiamo parlato rimanesse scritto sulla sabbia e portato via da un’onda quando c’è il mare grosso. Per me è stata un’esperienza unica che è rimasta dentro il mio cuore, un’esperienza irripetibile con persone che non conosci tutti i giorni, che sono e restano speciali. Non perché vengono qui ma perché fa parte del loro dna. Tutto qui viene amplificato ma il loro sorriso e la loro voglia di dare, li sento fortemente. Un bacio a Vito, Alex V.M., Pierluigi, Claudio, Lucia, Gianpietro, Paolo e Paola. Vi porterò con me nelle mie tante mattine ‘no’.

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Voli di dentro
(poesie e quant’altro)

CUORE DI PRIMAVERA

E’ nel freddo artico della mente, che si nasconde il brivido di un inverno

Torbido e malaticcio, umido e rattristito

Presunto colpevole di mille errori, vittima di un uomo immaturo

Incastonato per anni, senza poter scivolare in un calendario manipolato dal tempo

Che con il suo ticchettio – tic –tac –tic – tac

Non da spazio sufficiente a rientrare nella normalità, nella serenità di una vita comune

Come si può Amare, senza Amare se stessi

Violentemente ingurgitati dall’egoismo

Inconsciamente trascinati dalla frenesia di ogni giorno

Ma se ognuno di noi provasse solo per un istante…

Di fronte al frastuono di una città, anche pur poetica a non sentire suono

Oltre al battito di quel motore che immancabilmente ci appartiene

E se ognuno di noi svuotasse l’inutilità annullandola severamente

Da quell’iceberg che congela la mente

Lasciando sciogliere quel arduo ghiaccio, proiettandolo fuori dagli occhi

Come una lacrima che germoglierà un sorriso

Allora sì che potrà ascoltare il cinguettio degli uccelli, che con un canto divino

Allietano l’inizio di una nuova stagione, che come un’opera d’arte e come un raggio di sole

Daranno inizio a nuove emozioni

Portando il giusto calore, che solo un cuore di primavera dà

Alfredo Vatalaro

PENSIERO

Il mio cuore si chiude in una morsa di pianto.

Guerre, violenze, torture, droga, egoismi, bambini che spariscono,

mamme che piangono, promesse di ogni genere;

ma cosa dovranno ancora vedere i miei occhi ?

A voi nipoti, figli, ragazzi di tutto il mondo,

quando sarete grandi e adulti,

l’arduo compito di rinnovare questo sporco mondo,

dove ogni diritto sembra sia deturpato, offeso, calpestato.

Gabriele Beccheri

VIVO COSI’

Per non impazzire mi occorre sognare,

non vivere con ordine e logica,

devo fingermi ignaro ed un po’ smemorato.

Che sofferenza, però

non potere dedurre con la propria ragione.

Oggi,

io raffiguro quel mondo di oppressi dove si invecchia in solitudine,

dove si vive con giorni e pensieri costretti,

dove le gioie sanno tanto di antico.

Ci sarà in futuro per me un buon giorno alla vita?

Ciononostante,

non temo il mio domani.

Giulia

LIBERTA’

Oh libertà ascoltami

tu che sei la gloria di Mosè

consigliaci.

Tu che sei la parola e l’amore di Gesù

guidaci.

Tu che sei la diletta di Maometto

salvaci.

E guidaci sulla retta via,

altrimenti aiuta i nostri nemici,

facci morire o vivere per sempre nell’eternità.

Ibrahim Adam Karim

FIOCCHI DI NEVE

Fiocchi di neve... Vi guardo da ore,

un assoluto silenzio mentre vi ammiro,

una strana gioia... E un senso di malinconia m’invade la mente.

Innumerevoli siete e pian piano il suolo si scolora,

di candido bianco in breve tutto si colora;

Si accende il me il desiderio di corrervi contro,

per puzzarvi… Come quando ero bambino,

ma attraverso le sbarre... Posso solo guardarvi.

Privato di tutto io sono...

Perfino dei giochi con la natura,

che pena nel cuore per non potervi toccare candidi fiocchi di neve.

Giulia

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PREGHIERA

Signore, proteggi i nostri dubbi, perché il dubbio è una maniera di pregare. Esso ci fa crescere, perché ci obbliga ad affrontare senza paura le molte risposte ad una stessa domanda, e affinché ciò sia possibile, Signore proteggi le nostre decisioni perché la nostra decisione è una maniera di pregare.

Dopo il dubbio, dacci il coraggio di saper scegliere tra un cammino e l’altro, che il sì sia sempre sì, e il nostro no sia sempre un no. Fa in modo che, una volta scelto il cammino non ci mettiamo mai a guardare indietro, ne a tormentarci perché la nostra anima è rosa dal rimorso.

Signore, proteggi i nostri sogni, fa che indipendentemente dalla nostra età o dalla nostra situazione, ci venga data la forza di mantenere accesa nel nostro cuore la fiamma sacra della speranza e della perseveranza.

Donaci sempre la Tua compagnia, e quella di uomini e donne che hanno dei dubbi, che agiscono e sognano, che si entusiasmano e vivono come se ogni momento del giorno fosse dedicato alla tua gloria. Amen

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