«Prospettiva Esse – 2008 n. 1/2»

Indice

  1. L'amara esperienza del carcere (Aneka)
  2. Siamo tutti responsabili (A.V.)
  3. Un uomo, un padre, un amico (Cinzia)
  4. Una straniera tra stranieri (Carmen)
  5. Le piccole azioni quotidiane (Cinzia)
  6. Nessuno incatena la fantasia (Lara)
  7. La vita e il carcere (Ulderico)
  8. Lavoro privilegio per pochi (Rose)
  9. Per mia figlia (Mary)
  10. Sogno di prendermi cura di te (Aneka)
  11. La vita non è semplice (Rose)
  12. Il tempo (Jennifer)
  13. Voli di dentro (poesie e quant’altro)
  14. La vita continua (Ulderico)
  15. Lia: suora e donna meravigliosa (Cinzia)

 

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L'amara esperienza del carcere

di Aneka

La mia è un’esperienza come tante, sono stata condannata per un reato da me commesso e allora ho pensato che il carcere fosse un luogo per aiutare le persone che hanno sbagliato a non farlo più, ma ero in errore perché qui dentro la situazione è infernale. Ho sentito dire anche che la legge è uguale per tutti, ma in realtà è tutta un’altra musica.

Per esempio da quando sto qui, in pratica da un anno e mezzo, ho lavorato solo due volte, e questo non mi basta. Io non ho soldi per il mantenimento e ho necessità di lavorare, non ho risorse e vivo anche la condizione di straniera. Qui ci sono pure le persone che non hanno bisogno di lavorare perché hanno tutto, sia chi le mantiene da fuori e sia chi gli riempie il conto corrente di soldi. Mentre chi non ha nessuno che lo aiuta dovrebbe poter avere sempre un lavoro, per non perdere la propria dignità.

Ho sbagliato e non lo rinnego, ma resta il fatto che sono una donna sposata con figli il cui padre non c’è più e come sappiamo i bambini vanno mantenuti. Non so a chi rivolgermi, qui mi sento come una marziana e non riesco a far finta che sia normale, mi sento un po' vittima di leggi che non hanno condimenti di umanità. Ho la lingua, ma spesso è meglio non parlare, perché basta poco per essere fraintesi e per questo emarginati. Così si ripiomba in un buio totale. Ditemi se si può vivere così, anche se una sta morendo e ha bisogno di parlare, di sfogarsi con qualcuno, macché te la devi cavare da sola e tante volte si annaspa e ci si attacca alla vita con le unghie. Perché resta il fatto che io sono ancora viva e vorrei continuare ad esserlo.

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Siamo tutti responsabili

di A.V.

Lo In una bella giornata del mese d’agosto decidemmo, in compagnia, di andarla a passare al mare; ma al posto di recarci nella solita spiaggia a pagamento, ci piazzammo lungo il litorale adriatico nella zona cosiddetta “ai casoni”, in fondo a Rosolina Mare.

Appena arrivammo, rimasi colpito dalla bellezza del posto ma al tempo stesso sconcertato da come poteva succedere  di trovare tanta gente e nello stesso tempo tanta sporcizia, tra la sabbia e le dune. C’era di tutto, dalle bottiglie di plastica e di vetro, ai sacchetti pieni d’avanzi fino ad arrivare a un frigorifero tutto arrugginito in un lato della spiaggia. E’ ovvio che il mare faccia il suo, ma è anche vero che “l’uomo” non si smentisce.

In poco tempo ebbi il piacere di conoscere Jenny, una ragazza bellissima, soprattutto dentro. Dopo una breve presentazione, ci fu uno scambio d’opinioni sulla mancanza di rispetto verso la natura e di ciò che circondava chi non è in grado di rendersene conto; che in fondo tutti ne sono un po’ padroni. Decidemmo entrambi di fare subito qualcosa per ripulire quel posto e ci demmo appuntamento alla settimana dopo, ma proprio, per sfortuna mia, la settimana dopo c'erano le Frecce tricolori a Chioggia e quindi decidemmo di rimandare per andare a vedere la parata.

Io ero troppo colpito nel profondo e deciso a non fermarmi di fronte alla fretta di vedere al più presto quel bellissimo posto ripulito da tutta quella sporcizia che decisi di partire anche da solo.

La domenica successiva accompagnai tutti a Chioggia, mentre io mi diressi da tutt'altra parte. Munito di guanti, rastrello, paletta e sacchetti mi diressi determinato alla spiaggia, pronto a cercare di ripulirla prima del tramonto.

Arrivato circa alle otto di mattina che era già colma di gente, in quattro e quattr’otto ragionai da che lato partire cercando in qualche modo di non dare fastidio ai bagnanti; serpeggiandomi tra un gruppo e l’altro iniziai a fare dei mucchi ai piedi delle dune, con il sudore che iniziava a lavarmi la faccia.

Notavo che la gente era stupita e mi guardava commentando, ma non mi importava di essere al centro dei loro giudizi, ciò che mi interessava era di riuscire prima di sera a finire; e che tra la soddisfazione di vedere brillare quel pezzo di costa, riuscissi, anche solo ad una persona, a trasmettere il senso di quel gesto che, se anche sembrava banale, tanto stupido non era.

Le ore passavano e i mucchi si alzavano e mentre il sole bollente del mezzogiorno scottava, si affiancò a me una signora con un asciugamano colmo di sporcizia, e con gentilezza mi disse: “Dove la metto?” Gli risposi che l’avrebbe potuta appoggiare sopra a uno dei mucchi, e la ringraziai.

Rimasi colpito dentro di me, ma ero felice, era come aver ricevuto un dono.

Guardai l’ora, erano già le due, mollai tutto e mi diressi a Chioggia dove mi aspettavano per mangiare, fra l’altro i cellulari avevano poco campo per via della manifestazione aerea.

Arrivato lì ci fu una breve discussione sul ritardo, al che decisi di tornare indietro a finire il lavoro, uno dei miei amici decise di venire a darmi una mano.

Tornammo ai casoni e iniziammo a riempire i sacchi, circa una ventina e con più viaggi li portammo al bidone più vicino. Il mio amico rimase anch’egli meravigliato dalla quantità e tra una risata e l’altra finimmo il lavoro verso le cinque, mentre la gente si accingeva a lasciare la spiaggia.

Notai che le persone, come per contagio, formavano altri mucchi di spazzatura. Capii che il problema era la lontananza del bidone, ma fui contento lo stesso e che forse tanto inutile non era stata quell’avventura. Tornai la settimana dopo per guardare e trovai nuovamente tutto sporco. Rimasi sconvolto, forse la gente dimentica o forse cambia; ma ebbi la fortuna di trovare due guardie forestali e cercai di spiegagli il problema e che se avessero messo i bidoni più vicino “forse” il problema si sarebbe dimezzato. Mi confermarono che avevano segnalato più volte la questione ai responsabili di quel territorio senza avere risposte.

Ma “forse” siamo un po’ tutti responsabili delle nostre macerie che in fondo sono di tutti. Una trascuratezza è fatta da tanti piccoli gesti di tutte quelle persone che tanto civili non sono.

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Un uomo, un padre, un amico

di Cinzia

Francesco è una persona che non si incontra facilmente, solo il pronunciare il suo nome mi trasmette mille emozioni. Tutto perché? Perché è unicamente Francesco. Non ha nessun tipo di somiglianza, perlomeno caratteriale, con gli amici o compagni della mia vita.

Unico nel suo essere e nel suo apparire a me. No! Niente dilemmi, lui per me esiste. Forse queste poche righe daranno l’impressione che potrebbe essere più un compagno che un amico e di questo nessuno sa…. Dilemma. Tutto ciò che stiamo costruendo, cresce pian piano perché di base, innanzitutto, c’è rispetto e lealtà, poi per me importante è un ottimo punto di riferimento.

Strano per Cinzia pensarla così perché, malgrado tutto, ho sempre scelto sola, ma una persona un po’ complessa come me, non può vivere a senso unico.

Padre sì, e credo fortemente soprattutto, perché da solo protegge i suoi quattro cuccioli. Credo in modo eccezionale e penso sia il papà che ognuno avrebbe voluto avere.

Francesco è un uomo per il quale ho dovuto scardinare la cassaforte del mio cuore perché gli ho dato la possibilità di appropriarsi del mio.

Tanti hanno la residenza a Montecarlo, lui ce l’ha dentro di me, e per Cinzia, un po’ schiva e incasinata com’è, lui sa come fare, a volte … facendomi male.

Bene o male l’importante è che io mi senta capita e ben voluta, molte volte mi fa anche arrabbiare ed è ciò che amo di più in lui. Mi dà la carica, il mordente. Per dire la mia e lui la sua, a volte non si è sempre d’accordo.

Questo è il lato del suo carattere che amo di più: non mi dà sempre ragione e, soprattutto, mi fa pensare. perché penso poco?!, mi fa riflettere e solo così riesce a farmi sentire la Cinzia viva. Non mi asseconda, come tutti mi hanno sempre abituata, ed è per questo che lo reputo all’altezza.

E’ mio per me, le giornate per lui non sono bianche o nere, i colori del suo orizzonte sono vari, diversi, è un arcobaleno vivente, diverso e vitale ed è per questo che gli voglio un gran bene e qualcosa, tanto di più.

Resta sempre così speciale come sei, caro Francesco.

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Una straniera tra stranieri

di Carmen

La mia storia da detenuta comincia la mattina del nove giugno duemilasette, quando mi hanno arrestata e sono entrata in carcere a Rovigo. Ho aiutato una persona a me molto vicina e bisognosa, poco matura, irresponsabile e poco pratica della vita in generale. Ero convinta di fare la cosa giusta, di operare bene, ma non per causa mia sono finita nei guai lo stesso. Quando mi hanno arrestata sono rimasta scioccata, era per me la prima volta e non mi sarei mai aspettata che succedesse a me una cosa simile.

Non capivo niente di ciò che mi stava succedendo, i carabinieri non mi spiegavano niente e mi hanno trattato malissimo, come se avessero avuto davanti a loro la peggiore delle criminali. Ho fatto loro tante domande ma senza ottenere risposta alcuna.

Mi trovo in un paese straniero dove sono trattata con un po’ d’indifferenza e purtroppo ho conosciuto molta cattiveria nelle persone a causa del mio essere straniera. Per noi stranieri diritti ce ne sono pochi e non possiamo difenderci di certo da soli. Ho sempre lavorato onestamente per quattro anni in Italia, mi sono sempre comportata bene con tutti, per questo faccio molta fatica ad accettare ciò che mi sta succedendo, ma so che devo restare in piedi e andare avanti con l’aiuto di Dio.

Lottando sempre perché ho un tesoro meraviglioso, un figlio, Roby che mi aspetta presto a casa. Per fortuna ci sono i miei famigliari che mi stanno vicino, anche se sono in un Paese lontano, mi danno coraggio e forse senza di loro non ce l’avrei fatta così facilmente.

Per me questa è una gran sofferenza, la peggiore di tutte quelle che ho avuto. In questo paese totalmente straniero, la persona che mi è stata sempre vicina è Nick, il padre di mio figlio e spero che sarà cosi per il resto della mia vita.

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Le piccole azioni quotidiane

di Cinzia

C'è un giorno che da tanti viene considerato “il solito Natale”, ma non è così perché non siamo tutti uguali, e per fortuna, dico io; ogni persona ha una storia, un patrimonio culturale dentro di sé, sia bello che brutto.

Secondo il mio punto di vista sarebbe un falso buonismo considerarci tutti fratelli, perché non è cosi. Scusate il mio pensare, istintivo, forse un po’ fuori dalle righe, ma sono convinta che chi afferma questo e lo professa è un vero ipocrita. Io voglio bene ad una persone non perché oggi è Natale, voglio bene perché mi nasce dal cuore, dalla pancia e dalla testa. Una frase assurda che viene spesso pronunciata in questo periodo è che "in questo tempo siamo tutti più buoni". Non riesco a digerirla!

Non può essere tutto un dare e avere, sarebbe un vero e proprio falso buonismo considerarci tutti fratelli, e lo dico per cognizione di causa. Una esperienza negativa provata con una persona dalla quale mai e poi mai mi sarei aspettato delle fregature, ma la vita è così. Io, comunque, dico sempre quello che penso perché Gesù ci ha insegnato a dire sempre, in ogni modo e ovunque, la verità.

Un famoso poeta, di cui ora mi sfugge il nome, ha scritto: "un bel tacer non fu mai scritto o detto", non ricordo bene o quasi. A quarantatrè anni anche la mia memoria ogni tanto va in tilt.

Bene, ritornando al Natale e al falso buonismo affermo che viviamo in una società troppo frettolosa e assolutamente egoista, e proprio chi ci dovrebbe insegnare l'uguaglianza, la legalità e fratellanza, fa lo gnorri e ancora, anche se siamo nel terzo millennio, la cattiveria ancora mi stupisce. Sono stata aggredita, non da un agente, né da una detenuta, né da una compagna. Sono stata aggredita in un modo che nemmeno i miei, eleganti, genitori hanno mai usato con me, in un modo cattivo e umanamente indescrivibile che mi ha lasciato senza parole. E' una ferita che mi porterò dentro per tutta la vita. Sono stata aggredita dentro, nel mio cuore, e proprio da quelle persone che dovrebbero insegnare l’amore fraterno, il rispetto a partire dal colore della nostra pelle. Da questa storia, e mi scuso se sono andata fuori tema, ho dedotto che esistono detenute di serie A, B e forse C, ma ho le spalle larghe. Ridiamoci sopra, ho fatto nuoto per ben 20 anni quindi ho due spalle…altro che nuotatore!

Aggiungo, ritornando al tema principale, che dobbiamo purtroppo ricordarci che il 25 dicembre è Natale anche per le migliaia di persone cosiddette invisibili, che esistono 365 giorni su 365, e che è Natale per milioni di bimbi e di persone che muoiono quotidianamente.

Dovremmo rifletterci un po' tutti e mi riferisco agli uomini di buona volontà, classe dirigente, politici, capi di stato, prelati e altri uomini più o meno importanti, come ripeto tutto è cambiato.

Dovremmo ad ogni modo farci tutti un piccolo esame di coscienza, ricordandoci che Natale è sempre Natale, essere un po’ meno egoisti e pensare con i piedi fissi a terra, alla Pace, salute e serenità ma dall’intimo, perché se lo vogliamo, ogni giorno è Natale e ogni giorno si dovrebbe fare una piccola azione che ci permetta di dire con dignità: anche oggi sono, oppure ho fatto qualcosa per essere un uomo migliore di ieri…Basta poco! Sono le piccole cose che fanno le grandi cose.

Con tutto il cuore e di più, auguroni a noi e a voi, buon Natale.

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Nessuno incatena la fantasia

di Lara

Sono entrata in questo posto poco meno di sei mesi fa per una rapina e un furto. Ho 40 anni, divorziata e con due figlie, Alice di ventuno anni che studia all’Università di Padova e Martina che “purtroppo” non so dove sta, perché mi è stata tolta e data in adozione che aveva nove mesi.

Pazzesco, secondo il giudice non ero una “buona madre” in quanto tossicodipendente.

Non si è chiesto: ma l’altra figlia chi l’ha cresciuta, visto che all’epoca di quest’episodio Alice aveva cinque anni? Passava la maggior parte del giorno con mia suocera perché io e mio marito eravamo al lavoro. Io in una fabbrica di abbigliamento e lui come tornitore in una grossa ditta dove fanno macchine per pastifici.

Ho fatto tanta galera, i migliori anni e sempre per spaccio, è  la prima volta che entro per rapina. Anni fa ho fatto sette anni di fila e poi ventidue mesi, fino a fine pena, in detenzione domiciliare per problemi di salute. Questa volta sono entrata il 6 ottobre, avevo l’udienza preliminare un mese fa ma è stata rinviata al 13 luglio, un bel po’ da aspettare.

Sono stata scarcerata due anni fa, con l’indulto, dalla reclusione di Venezia, e ora mi ritroverò la condanna per la rapina, la revoca di un anno e mezzo di indulto e il furto. Sto valutando l’idea di entrare in comunità con l’affidamento sociale, sperando in una condanna mite. Vivo a Padova in una casa del Comune dove pago 10 euro al mese, è un bell’appartamentino, l’unico problema è che sono sola, in tutti i sensi.

Sì, ho amici ed esco con loro per una pizza o una birra in centro, ma quando rientro a casa mi sento morire. Accendo tutte le luci, la tv, apro le finestre, anche se è inverno e il riscaldamento va, mi lavo, mi metto il pigiama e mi sdraio a letto. La televisione la guardo per modo di dire, perché lo sguardo è  fisso sullo schermo ma la mia mente viaggia altrove!

A ottobre quando mi hanno arrestata, era un mese che mi ero lasciata con Giuseppe, dopo tre mesi passati “bene o male”, ma con amore, quello che mi manca ora. Penso a lui sempre, ogni istante; lavora qui al nord ma è siciliano. Gli ho scritto quattro o cinque volte giù dove vive, tanto ogni due mesi scende una settimana. Avrà ricevuto almeno la lettera di divorzio ma risposte zero! Non avevo messo il mittente, solo nome, cognome e nessuna via, niente di niente, ma mi chiedo, se avesse voluto saperlo bastava che lo avesse chiesto in stazione a Padova, luogo che frequentavo, lì tutti sanno la via di questo carcere.

Molto probabilmente è ora che lo dimentichi, ma lo dice la ragione non il cuore, lui è costantemente nel mio cuore è li rimarrà per sempre.

Forse il tempo lenisce le ferite, guarirà anche questo male che ora vedo come tale, ma, magari è un disegno divino per farmi avere di più e in modo migliore! Sono una persona credente, ma non bigotta, quindi sono straconvinta che c’è un perché per ogni cosa.

Qui abbiamo molto tempo per pensare e questo tempo lo possiamo impiegare per farci un esame di coscienza, perché tutti ne siamo in possesso di una, e chiederci ogni giorno se abbiamo dato quanto potevamo, se siamo venuti meno nei confronti di qualche compagno, se potevamo dare di più.

Il pensiero è libero e nessuno mai incatenerà la nostra fantasia, i nostri sogni e le nostre speranze. Siamo liberi di essere veramente noi stessi con i nostri pregi e difetti, ma liberi di esistere. E nel nostro piccolo, anche pur avendo sbagliato, di essere persone che contribuiscono a far crescere questo mondo, bello o brutto che sia.

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La vita e il carcere

di Ulderico

Nascere è la continuità della vita, il rinato è prolungamento del proprio nucleo familiare; crescere, studiare ed acquisire sempre più esperienza, prima all’interno della tua casa natale, successivamente nell’inserimento sociale ad iniziare dalla scuola materna e fino alla scuola superiore che ti serve per ottenere un diploma. Documento che rappresenta la possibilità di inserirti in un contesto sociale più ampio, di trovarti un lavoro. L’ambìto posto fisso che assicura a te stesso gioia e soddisfazioni, oltre che orgoglio per i tuoi genitori.

Ad una certa età ti trova un ulteriore ed importante scopo nella vita: trovare la tua dolce metà, sposarti, costruirti la casa e sperare che Dio ti doni la massima felicità, un figlio!

E una volta arrivato, è la cosa “più immensamente grande” che due anime cristiane possano ottenere.

Sì, ci sono anche i sacrifici, i pensieri, le varie prove della vita terrena.

Situazioni di difficoltà di salute che, se anche si ripetono per più anni, sono “accolte”, “condivise”, “accettate” e non dividono la famiglia, perlomeno la mia.

I sacrifici ci sono, ma lavorando in due si possono fare progetti condivisi, su una scelta che possa tenere unita la nostra famiglia. Sfruttare tutti gli spazi di tempo per “stare insieme”, anche per una visita medica ci si muoveva tutti e tre insieme.

A pranzo, anche se si lavora, trovare il modo e i momenti di unione allo stesso tavolo e a volte in pizzeria o al ristorante.

Nei fine settimana spostarci per l’Italia a visitare tante città e dar modo a nostro figlio di vedere le bellezze della nostra terra. Crescendo, questi viaggi si spostano nelle principali città europee, in auto, per mare o in aereo.

C’erano anche situazioni negative di salute ma vissute insieme e con forza d’animo: interventi di Alessandra, miei e di Andrea, cercando sempre di fare valutazioni ponderate per “il risultato positivo”.

Più visite specialistiche prima di decidere cosa fare e se fare. Situazioni difficili di salute dei nostri parenti anche se fuori dal nostro nucleo “famiglia”. Tuttora esistono ma in altri casi hanno avuto un esito finale negativo. La vita è questa.

Tanti progetti c’erano ancora all’orizzonte ma, all’improvviso, una mattina è cambiato tutto.

Perché? Risultato: Alessandra, mia moglie, dopo trentacinque anni di vita insieme, io ho interrotto il suo futuro. Ho rivolto il gesto più orrendo anche verso mio figlio, ma “Dio” non l’ha voluto con sè. Ora sta fisicamente bene ed è lo scopo della mia vita. Vita che io ho tentato di togliere anche a me stesso, ma non era la mia ora.

E’ il momento di portare la mia croce.

Da dieci mesi sono lontano dal luogo dei miei affetti, dalla mia famiglia.

Sono stato in ospedale per curare le mie ferite, in ospedale psichiatrico per valutare le mie potenzialità autolesionistiche per poi finire nel luogo di pena: il carcere.

Un figlio che vive con gli zii materni e spesso anche con quelli paterni oltre che con i miei anziani genitori, quasi novantenni, è una reclusione personale ma anche di tutti i famigliari. La società guarda i tuoi parenti in modo diverso.

Sei parente di una persona condannata per un reato compiuto.

Presa coscienza dell’accaduto, ma senza capirne l’elemento scatenante, l’unica cosa che puoi fare è pensare alle relative conseguenze.

Devi trovare la forza di entrare in questo nuovo mondo, capire come funziona, i tuoi doveri ed anche i tuoi diritti.

Ma lo scoglio più grande è la tua limitatezza in tutto. I tempi di risposta alle tue esigenze interne.

Ma le più difficili da accettare sono quelle che hanno un collegamento con una o tante esigenze esterne. Non hai più il controllo immediato delle tue cose, dei tuoi cari, cosa fanno, come stanno, come vivono l’evento, le loro emozioni, le loro esigenze che prima gestivo, direttamente o indirettamente ma con immediato riscontro.

In carcere devi comunque cercare una tua tranquillità e serenità, tenerti occupato, fare qualcosa.

Parlare con gli agenti, con gli altri detenuti, partecipare ai corsi, agli incontri, inserirti in una attività, anche se volontaria, come la gestione della biblioteca. Farsi conoscere per quella persona che sei, continuare ad essere se stessi in tutto anche se sei in carcere.

Avere la fortuna di mantenere i contatti con gli amici, il figlio, i parenti, i colleghi vecchi e nuovi, il tuo parroco, ricevere attestazioni di affetto e di sostegno da molti. Ricevere e rispondere a tante lettere. Sei un uomo isolato ma non sei solo. In tanti ti sono vicini.

Attraverso lettere di amici e parenti conosci indirettamente altre persone. Si allargano i contatti.

Ma quello che conta di più è che da subito ho riallacciato i rapporti con mio figlio.

Ma tanti sono i pensieri e preghiere rivolte a ricordo di mia moglie. Il carcere ti cambia la vita.

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Lavoro privilegio per pochi

di Rose

Mi chiamo Rose, ho trentaquattro anni e per uno stupido sbaglio mi trovo in carcere del quale, purtroppo, posso solo elencare gli aspetti negativi.

La mia famiglia abita e vive a Napoli dove ho anche una sorella, mio cognato, parenti e amici, ma soprattutto ho il bene più prezioso che Gesù mi ha regalato, una figlia meravigliosa.

La realtà carceraria non è facile, anzi, ci sono mille aspetti negativi, ma per una persona al di fuori di questo contesto è difficile, direi quasi impossibile, entrarci. Convivenze forzate, ristrettezze detti oneri, il lavoro è una parola che a fatica rientra nel contesto, reputo fortunato chi ce l’ha e, a dirla tutta, sono sempre le solite persone, per cui viene a mancare la tanto sospirata e corretta rotazione.

Il lavoro qui è un privilegio! La sezione è piccola e le possibilità poche e nemmeno per tutti!

C'è stato un periodo di assenza del volontariato, e per le persone straniere e non, ossia chi non fruisce di colloqui, è stata solitudine.

In queste pochissime parole c’è il riassunto di una vita, la mia, ma anche quella di tante compagne, descritta con poche e semplici parole, ma il loro significato è pregnante e lascia il segno, un segno indelebile con la speranza che questa piccola goccia vada a colmare il mare.

Sono le piccole cose che fanno le grandi.

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Per mia figlia

di Mary

Io ti voglio bene, non riesco a dormire perché penso a te tutta la notte, tu ormai hai dieci anni. Mi dispiace che sia un anno che non mi senti per telefono, perché sono in carcere e non posso fare niente per telefonarti, tu sei sempre nel mio cuore.

Sono contenta di averti perché il solo tuo pensiero mi da grande forza, anche quando sono con gli altri ho la forza di parlare e farmi sentire. Prego sempre per te, perché Dio ti protegga continuamente. Non preoccuparti e non stare male per me, che fra un poco esco, e poi ti chiamo subito. Purtroppo non leggerai mai questa lettera ma spero che la mia presenza e il mio affetto ti giungano ogni giorno e ogni ora, io ti sono accanto. Lo so che tu sei come me, ogni volta che ti sentivo eri contenta e sempre allegra, e spero che tu sia ancora così.

Voglio che tu sappia che ti amo tanto, con affetto tua mamma.

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Sogno di prendermi cura di te

di Aneka

Amore mio, sei stata e lo sei tuttora, quello che ho sempre sognato di avere nella mia vita.

A pensarci come può essere crudele l'esistenza a volte, mi rincresce di molte cose come in questo momento, così buio e sottile del mio vivere durante il quale non posso parlare con te, ne sentire la tua voce, mi fa stare male.

Mi manchi in un modo così forte che con le parole non riesco ad esprimermi. Non faccio altro che pregare il buon Dio che ti ha regalato a me, di continuare a proteggerti in tutte le cose che fai. Quando eri ancora nel mio grembo, da pochi mesi ci lasciò tuo padre morendo e, nonostante il dolore, ho sognato che tu crescerai come una principessa, ma a volte non possiamo avere tutto quello che sogniamo.

Allora il mio sogno è che la volontà di Dio sia fatta su di te, non quella dell’uomo. Anche se ora soffri, voglio che tu sappia che non è stato nel mio disegno ciò che è avvenuto. Ma credo vivamente nel futuro e nel cambiamento. Il futuro è sempre pieno di sorprese. Non si può mai dire di sicuro quello che avverrà domani. Allora mi affido a un futuro migliore, pieno di serenità, gioia, amore per stare insieme per sempre. Perché tutto quello che voglio è prendermi cura di te come mia figlia adorata. Ti voglio bene e mi manchi, Delphine.

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La vita non è semplice

di Rose

Il carcere non è per niente facile e semplice da vivere. Potrebbe o dovrebbe diventare una “scuola di vita”, dove imparare e insegnare a non commettere più gli stessi sbagli. Creare uomini e donne migliori, ma come?

Si nota che, da sempre e tutt'ora, molti ex detenuti ripetono gli stessi sbagli e tornano in carcere. Non hanno capito molto dall’esperienza vissuta.

Purtroppo può succedere che in carcere ci si ammali mentalmente, ci si può, a volte, distruggere e diventare cattivi, egoisti e freddi.

Per questo poi si sbaglia ancora. Il mio consiglio è di imparare da simili esperienze, di migliorare anche nelle circostanze peggiori, anche se la vita non è semplice, soprattutto in carcere.

Essere forte e andare avanti, nonostante tutto e tutti.

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Il tempo

di Jennifer

Il tempo che va, il tempo che viene, il tempo che è veloce come il vento, il tempo che è calmo come il mare, il tempo che è feroce come il fuoco.

Con il tempo si ottiene tutto e con il tempo si perde tutto.

Il tempo è ciò che racchiude il bene e il male.

Quando il tempo ti rivela il suo lato, cioè quando ti sorride, è bellissimo soprattutto se si sa usufruirlo nel miglior modo diventa il tuo miglior amico perché in esso si trovano amore, felicità, benessere, la nascita di ogni cosa bella.

Ma allo stesso tempo può anche diventare il peggiore nemico dell’uomo, rivelando il suo lato oscuro nel quale si trovano fallimento, odio, morte, guerra, sfida, tradimento e le mille facce del mistero.

Il tempo è anche come una medicina. Con esso si guarisce e ci si cura. Infatti si dice: “Con il tempo mi passerà”.

Stando qui dentro ho scoperto che il tempo è la cosa più forte di tutte come la morte, l’odio e perfino l’amore che a me pareva indistruttibile.

Con il tempo tutto è possibile, con esso non esiste l’impossibilità. E’ ciò che ci sorprenderà sempre. Non si può prevederlo ma volenti o no arriverà.

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Voli di dentro
(poesie e quant’altro)

RICORDO (A JACOPO)

Il mondo, l’universo e anch’io quando tu eri con me

era di un azzurro infinito

il tuo sorriso mi illuminava

ma soprattutto mi riscaldava l’animo

il tuo nome così semplice

ma importante più del cielo, più del mondo più… più  

mi sembrava un sogno.

Quando c’eri tutto era normalità

non davo importanza a nulla, unicamente dicevo: “Che noia…”,

non mi rendevo conto del gioiello più importante del

mondo che possedevo

che per trentatrè anni non ho saputo valorizzare nel giusto modo

Mi mancavi prima, mi manchi ora, mi mancherai sempre.

Mi hai lasciata sola inconsapevolmente

tutto mi fa quasi paura

ma il tuo ricordo mi dà continuamente ogni giorno la vita

per farmi capire e sentire che ancora ci sei e ci sarai

per tutta la mia vita e anche dopo.

Cinzia

LIBERTA’

E’ meraviglioso come riesci a colmarmi il cuore di gioia.

Nel silenzio quando la mente si fa riaffiorare i pensieri più nascosti,

ricordo di te come un’amica più cara che mi manca molto.

Non so quanto tempo dovrei rimanere qui, né so quante saranno le difficoltà

che impedirà il nostro nuovo incontro.

Ma ti posso assicurare che ti abbraccerò in un modo così forte

da non lasciarti più andare.

“Mi manchi

Jennifer

MIA MADRE

Mia dolce madre

ti voglio così bene

mi hai portato in questo mondo

mi hai fatto conoscere tutto della vita.

Ringrazio Dio Onnipotente

ogni volta che il tuo ricordo affiora,

perché sei stata l’unica a mostrarmi la vita

e tu sempre sarai mia madre.

Prometto di non deluderti, dolce madre.

Mary

FRANCESCO

Era una giornata invernale.

E’ arrivato più puntuale di me.

Ho scoperto davanti a lui all’inizio i primi problemucci.

Niente di che. Tutto nella normalità.

Non ci facciamo mancare niente

Per la prima volta in vita mia mi sento amata per come sono.

Totalmente me stessa. Mi ha disarmata mettendo a nudo me con pregi e difetti.

La mia prima volta si chiama Francesco.

Ho deciso io: continuerà a chiamarsi così… amore.

Cinzia

URLA SILENZIOSE

Lacrima, sei una goccia

di rugiada posata sulla guancia,

gli occhi fai brillare

di luce stellare.

Sai d’esser piccina

ma vali quanto una regina,

appari per magia

forse struggente nostalgia.

No, non sei piccola

e neppure sola,

nel tuo interno

pulsa un universo.

Esplosioni di sentimenti,

vorticose costrizioni d’intenti,

cocenti delusioni,

profonde esasperazioni.

Sgorghi in silenzio

con sommesso singhiozzo

invece dovresti urlare,

il tuo dolore strillare.

PER IL MIO BAMBINO

Mio amato piccolo, non pensare che io non sappia come ti senti,

ti ho sempre in mente.

Ti amo così tanto,

è per via del posto dove mi trovo adesso,

ma so che un giorno Dio aprirà questa porta per me,

così potrai sentirlo dalla tua dolce madre:

ti voglio bene, bambino mio.

Mary

BOOMERANG … A UN AMORE
IMPAREGGIABILE: LA MIA MAMMA

L’ammirazione e l’adorazione delle bellezze

ha dato scintilla d’esistenza, e

dal nero mare dei nettari

dai sublimi e estranianti umori

emerse a luce

Ah, quante aurore e contaminate tempeste

la sua vita!

Amore, amore, voluttuoso amore

ossigeno e sprono di vita;

lamenti di morte è amare.

Dove aveva il nido è diventato

la casa del cacciatore.

A chi darà questa sua preziosa gemma?

Trapasso e inizio travaglio, mosso,

dal lieve sgorgo centellinare

dell’occhio suo destro.

Avanti! Ancora un passo,

un passo verso il richiamo.

Stretto nei puntelli dei suoi credo.

Trasfigurare oltre il suo iride

è il desiderio,

per ritornare scintilla

parte del universo.

Natale

A LEI (PER CINZIA E DOMENICA)

A lei-per lei!

“Donna-mamma-nonna”

Domenica

La casa non poggia fondamenta

sulla terra!...

Ma sulla donna… lei.

LA MIA VITA

Dio ti ringrazio per la mia vita,

perché mi hai fatto capire nelle tue parole

che dobbiamo ringraziare il tuo nome

in ogni circostanza che incontriamo.

E perché credo che questa non sia la fine della mia vita.

Fratelli e sorelle in prigione, dobbiamo credere in Dio:

basta chiedervi perché vi trovate in questa condizione.

Dio conosce tutto delle nostre vite,

di ogni ora che ci concede,

perciò affrontate ogni problema con Dio.

Da oggi sono innamorata del mio Signore Gesù Cristo.

E voi, fratelli e sorelle?

Mary

QUI DENTRO

Da quando sono qui dentro ogni giorno

per me è un tormento, da quando mi sono

messo nei guai, ogni giorno non passa mai

però un bel giorno la pena finirò e qui dentro

non ci ritornerò e la mia famiglia rivedrò

e prometto che cambierò e quando uscirò

al futuro penserò.

Andrea

AMORE LONTANO

Amore mio lontano

non posso più tenerti per mano

solo nel mio pensiero quotidiano

rivivo i momenti di un amore

che ancora mi fa dire “ti amo”.

Poche volte o quasi mai te l’ho detto

ma dentro il mio cuore batte forte e aspetto,

aspetto il momento che mi troverò al tuo cospetto

e ti donerò ancora tutto me stesso.

Ulderico

LA VITA CONTINUA

Al mondo abbiamo donato una vita

con questa vita dobbiamo fare vivere il mondo

assaporando in tutta la sua bellezza

tutto quello che, assieme, nei nostri giorni passati, abbiamo ammirato

racchiuderla nel mondo dei ricordi, nei nostri cuori

che ognuno di noi ripescherà nei momenti giusti.

Nei momenti tristi per rincuorarci,

nei momenti belli per rafforzare il nostro essere stati insieme

la nostra famiglia.

I ricordi di chi è stato padre, marito e prima ancora figlio,

i ricordi di chi è stata madre, moglie e prima ancora figlia,

i ricordi di un figlio che un domani sarà padre e genitore.

Attingere ai ricordi e viverli ognuno con le proprie emozioni.

Tutto questo è vita che ci unisce anche quando siamo divisi.

La vita è amore, non muore mai!

Ulderico

NEL TUO RICORDO

Tutto il mondo è un giardino

ma manca un bellissimo fiore…

mia moglie, Alessandra!

La madre di nostro figlio, il frutto del nostro amore.

Ulderico

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La vita continua

di Ulderico

Al mondo abbiamo donato una vita

con questa vita dobbiamo fare vivere il mondo

assaporando in tutta la sua bellezza

tutto quello che, assieme, nei nostri giorni passati, abbiamo ammirato

racchiuderla nel mondo dei ricordi, nei nostri cuori

che ognuno di noi ripescherà nei momenti giusti.

Nei momenti tristi per rincuorarci,

nei momenti belli per rafforzare il nostro essere stati insieme

la nostra famiglia.

I ricordi di chi è stato padre, marito e prima ancora figlio,

i ricordi di chi è stata madre, moglie e prima ancora figlia,

i ricordi di un figlio che un domani sarà padre e genitore.

Attingere ai ricordi e viverli ognuno con le proprie emozioni.

Tutto questo è vita che ci unisce anche quando siamo divisi.

La vita è amore, non muore mai!

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Lia: suora e donna meravigliosa

di Cinzia

Ti ho conosciuta in circostanze poco piacevoli, ma subito ho scoperto in te, celata ben bene, una grandissima dose di bontà e dolcezza, associata a quella semi corazza che hai dovuto indossare, perché il tuo “ruolo”, il “tuo mestiere”, il “tuo dare” e darti agli altri, ti ha un po’ indurita.

Considerando che hai a che fare con ogni tipo di essere umano…tutti ugualmente figli di Dio, per me riuscire a darti un bacio, una carezza così da disarmarti, era e sarà una vincita al totocalcio.

Sì! Lia sei così ed è proprio perché sei così che ti amo di un bene infinito, come diceva Papa Woityla: totus tuo, riferendosi alla Santa Madre Maria Vergine, ed io per te dico totus (ho scordato il latino), ossia, Lia sei di tutti, ma allo stesso tempo sei votata a Dio. Appartieni, ti appartieni, autogoverni e ti autogoverni, con le mille difficoltà che ogni giorno affronti e combatti quotidianamente ma con la naturalezza che ti distingue. 

Ed è per questo che ti amo madre. Per sempre nel mio cuore. Tua Cinzietta. Un pensiero, una preghiera e un bacio. Quello che facciamo per noi stessi muore, quello che facciamo per il mondo e per gli altri resta!

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