«Prospettiva Esse – 2007 n. 3/4»

Indice

  1. Perché accanirsi sempre e solo con i più deboli? (L. Ferrari)
  2. Reinserimento sociale (Valentina)
  3. Mamma (Jennifer)
  4. Addio mai (detenute Casa Circondariale di Rovigo)
  5. Donne (Cinzia)
  6. Serve il Sapere (Elettra)
  7. Una promessa è una promessa (Jennifer)
  8. La legge è uguale per tutti (Lory)
  9. Non rassegnarsi (Marina)
  10. Il corso di florovivaista (Jennifer)
  11. Pensiero della sera (Valentina)
  12. Voli di dentro (poesie e quant’altro)
  13. Un momento difficile non è sempre anche brutto (Elena)
  14. A mio figlio (Chafia)
  15. L’amicizia (Chafia)

 

[Indice]

Perché accanirsi sempre
e solo con i più deboli?

di Livio Ferrari, direttore Centro Francescano di Ascolto

Ogni più pallida previsione di possibili cambi di rotta di questo Governo vengono surclassate dalle diverse proposte che costituiscono il cosiddetto “Pacchetto giustizia”. Non bastavano le attuali normative riempi-carcere come la ex-Cirielli, la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini, ora ci si mette la parte qualunquista del Governo Prodi a progettare un salto terribile verso l’emarginazione penale sancita contro i più deboli e con meno mezzi, attraverso un’operazione esclusivamente dannosa, un’importazione in grande stile delle politiche di criminalizzazione dei poveri in vigore da oltre vent’anni negli Stati Uniti. Si passa da reati attualmente puniti con sanzioni amministrative a pene che arrivano a otto anni, si danno poteri inverosimili ai Prefetti sottraendo di fatto all’imputato la possibilità di poter addurre una difesa, si vuole allargare a dismisura la custodia cautelare, e si definisce per legge che chi non ce la fa, cioè chi è costretto a ritrovare i mezzi di sussistenza in maniera “faticosa”, sia tolto dalla convivenza civile e messo nelle patrie galere. Già dopo le scarcerazioni effetto dell’indulto dello scorso anno ora abbiamo superato la soglia delle 50.000 presenze (il numero di capienza dei 207 istituti per adulti italiani è poco superiore ai 42.000 posti), ora, nonostante la prima bocciatura, se andranno in porto le ipotesi del nuovo pacchetto giustizia entro poco tempo riempiremo ulteriormente le carceri e sicuramente importeremo anche la politica americana della costruzione massiccia di nuove carceri e la privatizzazione delle stesse. Non sono scenari apocalittici ma semplicemente previsione alquanto realistiche in relazione al progetto di legge in questione. Ma non era questo il programma che avevano sbandierato agli italiani Prodi & C. in campagna elettorale, e perciò c’è in atto un tradimento profondo rivolto soprattutto a quanti, specialmente coloro che operano nel mondo della solidarietà sociale, speravano in segnali forti che indicassero che nel nostro Paese ad avere preponderanza è veramente il diritto. Un Governo, non tutte le sue componenti per fortuna sono su questa linea, che se la prende con i poveri per avere consensi elettorali è un Governo povero e dannoso, non può di certo mascherare la violenza e l’arroganza di questa proposta di legge come una scelta di sicurezza.

Mai una proposta di legge che investa economicamente nei luoghi più difficili del nostro Paese, per dare possibilità di una vita dignitosa a chi in questo momento non ce l’ha! Non elemosine o assistenzialismo ma investimenti veri che possano veramente contrastare l’illegalità e la criminalità. E invece sempre e solo repressione, e alla fine il carcere come contenitore di tutta la nostra cattiveria e vendetta sociale. Non sono questi i valori di nessuna cultura, laica e religiosa, sono solo le povertà culturali di una classe politica incapace di avere fiducia nel riscatto di chi sbaglia, nella restituzione del danno e perciò di percorsi di pace e riconciliazione reali e non sbandierati solo in campagna elettorale. Ah, dimenticavo, buon Natale.

[Indice]

Reinserimento sociale

di Valentina

Esci dal penitenziario, torni a casa libera, torni a vivere con la tua famiglia e con i tuoi figli.

La tanto attesa libertà ti fa sentire la donna più felice del mondo, riesci a vedere finalmente la tua vita rosea dopo tanto soffrire.

Ma tutto questo prende un altro aspetto di fronte alla mancanza quasi totale di aiuti a favore dell’ex detenuto. Non sono solo pensieri, ma la cruda realtà che ho potuto riscontrare attraverso le lettere di una mia amica, uscita da poco in decorrenza termini e in attesa di processo.

Ho sentito sulla mia pelle le sue molteplici paure, perché le sento mie quando penso a ciò che mi potrà capitare una volta varcato il cancello di questo penitenziario.

Le questioni da sistemare sono molte, soprattutto se durante la detenzione si è perso molto di ciò che si possedeva. Le varie Istituzioni, mettono un freno alla tua voglia d’agire, soprattutto a causa della burocrazia e dei pochi reali aiuti. Ti senti ancora una volta ristretto, non più dalle mura, ma dalla cosiddetta “buona società” che ti etichetta, ti emargina e non ti dà una mano nel poterti rifare una vita serena e tranquilla, qualora un individuo lo senta e lo voglia veramente.

Ci troviamo davanti a un sistema giuridico dove si riscontrano pene inadeguate per certi reati e a un reinserimento sociale inesistente. Per questo desidero che la storia della mia amica possa aiutarvi a riflettere e a far aprire gli occhi a chi tiene in mano la nostra vita, sia durante la detenzione sia nei primi periodi di libertà.

L’odissea della mia amica comincia il giorno stesso della sua scarcerazione, giorno in cui ha saputo che era “libera”. Solo mezz’ora di tempo per raccogliere le sue cose, pochi frettolosi saluti, il cancello che si apre e si chiude dietro di lei, dopo il rifiuto di fare una telefonata per avvertire a casa. Si trova sola, in mezzo alla strada, senza telefono, senza niente. Dopo ore trova una persona buona di cuore, telefona e con difficoltà torna a casa sua, abbraccia per ore i suoi figli. La sua felicità è alle stelle, ma la sua vita diventa complicata già da quella sera.

Lei sa già che le cose da sistemare sono molte. Ha voglia di ricominciare tutto da capo, insieme ai suoi figli si sente più viva che mai. Ma l’obbligo di dimora non le consente molti movimenti e vede pochi amici. Intorno tante porte chiuse in faccia. In poco tempo il Comune le porta via la casa, poche settimane per trovare un’altra sistemazione, non può correre il rischio di un’altra carcerazione.

I pochi soldi cominciano a finire, poche le possibilità di trovare lavoro, i figli che faticano ad ambientarsi in una nuova città. La mia amica comincia a sentirsi più sofferente di prima, non sa come fare e non può muoversi. Il sogno di una vita normale scompare davanti all’evidenza che i propri mezzi sono pochi, le persone che credeva potessero aiutarla, che ricoprono cariche sociali, fanno orecchie da mercante di fronte alla sue richieste d’aiuto. Io continuo a chiedermi: perché dopo tanto soffrire in carcere, la libertà a volte diventa solo un simbolo per se stessi, ma nella realtà diventa un insieme di ostacoli da superare? Gli aiuti a livello umano e sociale, si possono considerare scarsi ed irrisori. All’interno dei vari penitenziari le stesse Istituzioni, con cui i detenuti interagiscono, non ti danno i giusti mezzi, le giuste dritte per rimetterti in moto di nuovo. Non c’è da stupirsi se molti detenuti, tornano a reiterare i reati commessi. Per me non è solo una questione di mancanza di volontà, ma l’ex detenuto molto spesso si trova ad avere una visione della sua vita dove tutto e tutti sembrano ostacolare le sue scelte soprattutto quelle giuste e legali.

Quante domande mi sto facendo in merito al mio futuro. Domande senza una concreta risposta vista la mia completa sfiducia nelle istituzioni.

[Indice]

Mamma

di Jennifer

Mi hai dato alla luce, passo dopo passo come seme che germoglia.

Sono diventata una bambina. Mi hai visto crescere come una rosa che sboccia.

Sono diventata una donna. In tutto questo tempo non mi hai fatto mancare niente.

Una cosa di cui avevo tanto bisogno era il tuo amore, la sicurezza che tu sarai sempre lì per me, nel momento di appoggio e di estremo bisogno.

Tutto questo mi hai dato e di più. Sono innumerevoli le tue rinunce per affrontare i miei bisogni.

Ti sei trovata a batterti tra la vita e la morte, hai preferito la morte pur di darmi la vita. Per non dire quella volta che stavo male e non riuscivo a mangiare e tu non hai mangiato fino a che non mi sono ripresa. Nella mia debolezza sei stata tu la mia forza. Nel momento di paura e incertezza mi hai insegnato a essere forte, a non mollare mai, né la fede né la speranza.

Mi hai trasformato nella donna che sono oggi. “GRAZIE”

[Indice]

Addio mai

dalle detenute della Casa Circondariale di Rovigo

Addio è la parola più difficile da dire a una persona tanto amata e cara come te Tiziana.

Allora non te lo diciamo. Punto.

Nella nostra confusione e disperazione, mentre zoppicavamo nel corridoio tortuoso pieno di incertezza e buio, ci hai accolto con una lampada che ci illuminò la stanza, rivelando ogni ostacolo.

Ma la luce ha oltrepassato il corridoio ed è andata direttamente nel cuore, dove è protetta, dove né la pioggia né il vento la potrà spegnere e continuerà a illuminare per sempre.

Ti ringraziamo per il tuo amore, la tua accoglienza e la tua comprensione Tiziana.

[Indice]

Donne

di Cinzia

Sono arrivata qui il 28 settembre.

Erano circa 8 anni che non ritrovavo il pianeta carcere e nemmeno mi mancava. Ero ancora in caserma e tutti quegli omini vestiti di blu hanno iniziato a dirmi, quasi tenebrosamente, “Tutto è cambiato, nulla è come una volta”. Addirittura sembrava che il dover respirare fosse reato. E più continuavano e meno m’intimidivano, tanto meno m’incuriosivano. Ma ancora dopo 30 anni il reato mio più grande è quello di essere tossica, anche se io non mi sento cosi. Non rinnego nulla di “ ieri”, ma se potessi, con la mia personale bacchetta magica, ritornerei ai miei tranquilli 13 anni.

In parte la droga ed anche la mia volontà mi hanno permesso di frequentare il liceo, e poi solo il 1° anno di giurisprudenza perché amavo fin da bambina fare l’avvocato, (era un sogno ed è rimasto tale). Volevo aiutare i più deboli, la fascia meno abbiente della società; ma, per volere della sorte e in parte anche di me stessa, sono e mi sono destinata ad avere bisogno di loro. Avvocati stressati- frustrati e, diciamola tutta, cari alle stelle ma sicuramente non per affettività, ma per il loro super costo. La libertà non ha prezzo e non la comperi al chilo, ad arringhe e parole, a carte da bollo, a processi di primo grado, appelli e cassazioni.

Ma svegliati Cinzia siamo nel 2007! A chi vuoi che importi che si sappia che anche qui c’è la fascia più disgraziata del paese? Chi se ne frega se a due isolati da casa tua c’è un uomo solo che non ha potuto mangiare e più in là ancora c’è quella famiglia che fa fatica a scaricare il lunario? C’è ancora qualche donna che, pur odiando ciò che fa, è costretta a vendere il proprio corpo; che si smetta di dire che il lavoro c’è per tutti (intendiamoci: ma proprio per tutti?!). E preferisco non approfondire.

E’ vero, devo ammetterlo a me stessa e smetterla di vivere di ricordi. E’ vero che tutto è cambiato. Mica sono scema… Lo sapevo da me. Ma c’è sempre e comunque il rovescio della medaglia. Riatterriamo, riplaniamo nel nostro essere. Anzi no, ho sbagliato. Niente di ciò è nostro, nulla ci appartiene tranne noi stessi. E non è poco. Okay, allora ritorniamo in questo buio poco enigmatico per noi.

Nel “pianeta” c’è una suite, come la chiamo io, o monolocali, altrimenti bilocali. Ecco, c’è un bilocale ed è abitato da cinque personcine molto carine (nada buonismo). Io, altezzosa come non mai, con i money sempre in tasca, ho sempre comprato anche l’aria che respiravo, ma ‘sto giro sono atterrata completamente senza soldi. Un po’ più vecchia ma fa niente (il tempo è uguale per tutti e con tutti). Sì, ‘sto giro sono solo Cinzia. Possiedo me e me incatenata? Mah! Me, in questo momento reale. Sì, ma è la mia storia. Beh, anche se non importa che tutto il mondo lo sappia che tutto è cambiato, ma radicalmente cambiato, ci sono ancora fortunatamente in questo strano condominio persone buone, con la B maiuscola: Katia, Elena, Kety, Sofia e Giorgia, e tutte con la loro storia importante e le loro sofferenze. Ma con un cuore grande così.

[Indice]

Serve il Sapere

di Elettra

Sapere costa. L’uomo si distingue dagli altri esseri del regno animale perché “sa”.

Per questa sua distinzione ha chiamato se stesso “Homo sapiens”. Non che gli altri animali non abbiano conoscenza o memoria, ma non sanno tradurle in parole, in discorsi, in ragionamenti; sanno, ma non sanno di sapere.

La sapienza razionale non è stata semplice da acquisire e ci è costata il peccato originale. Il sapere ci ha fatto acquistare il Potere ma perdere il Paradiso: con esso sono cominciate la Scienza e la Storia, come registrazione e archiviazione dei fatti.

E un po’ per volta si è verificato questo: che la registrazione è diventata più importante della realtà. Il romanzo di Musil “L’uomo senza qualità” comincia descrivendo un capannello di persone intorno ad un uomo investito da un camion. Tra gli astanti, una signora che “provava una sensazione sgradevole nella regione cardio-epigastrica, che prese a buon diritto per compassione”: La sensazione si attenua via via che il fatto è registrato a verbale, contabilizzato nel numero delle 450mila persone ferite all’anno in incidenti stradali in USA… e infine riportato in cronaca sul giornale del giorno dopo. Il dramma è diventato un trafiletto…

Un mondo di schede. Nel mondo informatico la registrazione sancisce il diritto ad Esistere. Senza anagrafe, senza catasto, senza codice fiscale, senza registro notarile, case e cose non appartengono al mondo, e le persone non sono riconoscibili, non sono autorizzate ad operare. Un tempo un “atto” significava un’azione, oggi l’”atto” è il fascicolo notarile che la registra. Una “pratica” non è un’operazione, ma un dossier. Come nel film CENTOCHIODI di Ermanno Olmi, la realtà è inchiodata alla pagina e, in conclusione, al protagonista non è possibile costruirsi una casetta di travi senza che intervenga l’ufficio del catasto a ratificarla e a trasferirla nelle sue mappe. Cinquant’anni dopo l’opera di Musil, la registrazione ha invaso la Terra.

Anagrafe, catasto, codici genetici ottenuti dal DNA, hanno trasformato la realtà in grande catalogo.

La realtà è moltiplicata iperbolicamente dai mezzi di informazione di massa.

Quotidiani, rotocalchi, telefoni fissi, cellulari, televisori, dvd, internet, videogames, stazioni satellitari, avvolgono la Terra con una rete cosi fitta di messaggi che, se fosse visibile, oscurerebbe i cieli. Una colossale informazione, nella quale è difficilmente distinguibile la fiction dal reale, si afferma su una realtà piccola piccola, che sta dissolvendosi in un vago ricordo.

L’ispettore del giallo TV della sera o le chiacchiere di un talkshow, i personaggi del serial o i mostri delle animazioni stanno diventando più familiari dei monotoni episodi del vissuto personale, la realtà è ormai una cattiva imitazione della fiction.

Forse siamo a tal punto aggrediti da tante immagini e discorsi, da tanto sapere, che sentiamo l’esigenza di benedire il buio, il silenzio e l’ignoranza.

Tra i traguardi del Sapere c’è anche il riprodurre noi stessi? Con l’avvento della biotecnologia ci viene suggerito che il nostro corpo, l’ultimo terminal, è un’entità che si può riprodurre. Con la clonazione si possono replicare esseri viventi (e forse un giorno uomini) in serie, l’ingegneria genetica permette di catturare, riprodurre, brevettare e vendere geni (anche umani), l’analisi embrionale pre-impianto consente di scegliere i nascituri, la procreazione in vitro può espropriarci dall’essere genitori. Le norme si stanno impossessando della vita, del nascere, del morire, come cose non ricevute dalla natura, ma da prevedere e disciplinare con regole giuridiche. Cosi la domanda non è più solo se “serve sapere”, ma se serve il soggetto del sapere, se servi tu, se servo io, dal momento che non saremo più liberi figli della Natura o della Provvidenza, ma anche noi prodotti, creature del sapere scientifico.

In quella che qualcuno chiama la “seconda creazione”, il peccato originale non è più quello di Adamo che si appropria della scienza, ma quello della scienza che lo espropria della sua anima e, da essere umano, ne fa un raccoglitore impersonale di messaggi e messaggini.

[Indice]

Una promessa è una promessa

di Jennifer

Una vita quotidiana tra le coppie normali come Laurence e Lynda.

Entrambi si amavano moltissimo. Per lei, lui rappresentava tutto e di più, rappresentava un padre che lei non aveva mai avuto. Il legame tra i due era cosi forte che uno senza l’altra non poteva vivere, eppure è arrivato alla fine anche un amore grande come questo! Come mai? Laurence chiese: “Lynda mi sposi?” Lynda gli rispose: “Amore se ti dico di no allora sono scema. Però voglio solo che mi aiuti a formare questa famiglia che entrambi abbiamo tanto sognato come si deve. Perché noi litighiamo troppo spesso e non va bene. Io voglio una famiglia tranquilla, non voglio che i nostri figli ci vedano litigare”.

Lui rispose dicendo: “Amore ti prometto che farò tutto quello che vuoi”.

Allora lei chiese un anno per sistemare le cose, ma lui voleva subito. Lei gli chiese perché avesse tanta fretta? Lui rispose che aveva paura di cambiare idea.

Allora lei gli disse: “Scegliamo la data e facciamo questo matrimonio se ti fa stare tranquillo”.

Alla fine mancavano pochi mesi alla data fissata. Una sera lei era andata a trovare sua sorella, anche per conoscere il suo fidanzato. Per Lynda arrivò l’ora di andare. Il fidanzato di sua sorella insistette nell’accompagnarla a casa, ma lei non voleva perché il suo uomo Laurence era tanto geloso, anche se l’avesse vista con il proprio fratello.

Alla fine lei si lasciò accompagnare perché anche sua sorella era d’accordo che non andava bene tornare a casa da sola. Arrivata vicino casa di Laurence, il fidanzato di sua sorella disse che lo voleva conoscere. Ma per Lynda era tardi. Ovviamente non le andava di mettersi a ricevere un ospite a quell’ora. Gli disse di no e che sarà per un’altra volta. Cosi lui se ne andò. Lei proseguì verso casa, ma prima di arrivare, in una stradina, all’improvviso, spuntò fuori Laurence che la riempì di schiaffi chiedendole chi diavolo era quell’uomo. Lei a sua volta non vedeva altro che mille stelle nel cielo buio. Però non cadde, ma vacillando riuscì a mantenere l’equilibro e finché la forza non l’abbandonò, scappò e tornò a casa di sua sorella. Quella notte stessa decise di non volere più sapere niente del suo futuro marito. Ma il dolore era troppo forte tanto da spingerla a lasciare il proprio paese e di partire per l’Europa. Lui l’attese per molti anni sperando che lo perdonasse e tornasse da lui. Ma lei, di lui, non voleva saperne niente. Solo che, in fondo in fondo, lei era ancora innamorata di lui.

In tutti questi anni Lynda non riuscì più a innamorarsi. Ci provò ma non ce la fece.

Un giorno lei decise di partire e tornare a casa per risolvere la faccenda con lui, solo che scoprì che anche lui era partito. Ha lasciato il proprio continente e non si sa dove sia andato perché da quando partito non ha mai scritto a nessuno.

E’ un peccato, però, bastava controllarsi un poco per una persona amata. Perché qualche volta è meglio mettere un po’ di diplomazia invece di scattare a una qualunque ira o gelosia che ci aggredisce. Bastava chiederle chi fosse il ragazzo o chiedere a entrambi chi fossero uno per l’altra.

Si sarebbe salvato il matrimonio fra loro.

[Indice]

La legge è uguale per tutti

di Lory

Perché per i politici ci dovrebbe essere un occhio di riguardo?

Non sono anche loro cittadini ed esseri umani come tutti noi?

O la differenza è che loro sono persone e noi solo pratiche giudiziarie?

Ma la legge è veramente uguale per tutti o è solo

una bella frase scritta nelle aule dei tribunali?

Essendo reclusi, si fa più attenzione a queste cose,

ascolti i telegiornali più attentamente,

ti confronti con te stesso e allora ti chiedi se veramente il nostro

sistema giudiziario funziona, se lo stato è giusto.

Fin che non provi sulla tua pelle non ci pensi,

ma poi la vita è un’incognita

e tante volte devi toccare il fondo

per riuscire a guardare oltre.

Quello che mi stupisce è la rapidità con cui si dimenticano

tutti i reati fatti da chi ci deve proteggere.

Il Tg annuncia: il politico ha fatto quello,

il carabiniere ha fatto quell’altro,

ma tutto va a tacere.

Eppure sono anche loro persone con gli stessi diritti,

ma con doveri maggiori, vista la carica che ricoprono,

cariche date dal nostro sistema, dallo Stato.

Allora ritorno alla domanda con la quale ho aperto questo mio sfogo:

“La legge è uguale per tutti?”.

[Indice]

Non rassegnarsi

di Marina

A volte ti senti inutile, estranea, un eterno inganno.

Non trovi un’uscita che ti permetta di respirare.

Ti senti trasportata da una corrente che non ti permette di comandare la tua mente.

Una nebbia che scende su di te, per nascondere meglio i tuoi pensieri.

Un buio che ti avvolge e ti incute solo malvagie paure.

Incatenata dai perché, maledettamente sola, tra dubbi ed incertezze vorresti gridare e parlare, ma la tua voce si rifiuta di uscire.

E’ per questo che vorresti scappare, lasciando tutto dietro di te.

I tuoi piedi, però restano fermi, immobili come fossero incollati al cemento.

Continui a restare ferma, nello stesso punto, nello stesso istante del tuo primo pensiero.

E’ un semaforo rosso che ti dice: “Fermati a pensare”. A cosa? Alla vita!

“Vivila per come viene e non ucciderla per un niente”

Quella strana voglia di non rassegnarsi.

[Indice]

Il corso di florovivaista

di Jennifer

Finalmente abbiamo finito il corso che ci ha dato tanta gioia, tanto palpito di cuore, tanta unità e, perché no, tanta febbre.

Ma prima di dire altro, vorrei usufruire di questa possibilità che ci avete concesso per esprimerci, per ringraziare - e quando dico ringraziamento intendo proprio quello di cuore - tutti coloro che si sono accollati questa responsabilità.

Un ringraziamento particolare al Direttore, all’Ispettrice Comandante, all’Educatrice e alle persone coinvolte sia all’interno che all’esterno di questo ambito carcerario.

Nella realizzazione di questo corso ci avete coinvolto in tutti i modi.

Vi ringraziamo per i fondi ma non solo, anche per gli altri corsi che avete organizzato insieme, come il corso di computer, di pronto soccorso e altri ancora. Grazie per il certificato perché con esso possiamo inserirci di nuovo nella società senza dover cominciare proprio da capo. In tutti questi regali, uno più prezioso dell’altro, ce n’è uno in particolare. Vi ringraziamo per la donna che avete ingaggiato per farci da docente.

Come sappiamo, questo è un luogo dove amici veri è quasi impossibile trovarne. Ancor più se si è di etnia diversa, la parola comprensione diventa ancora più difficile da capire.

La docente, invece, ci ha colmato di amore, comprensione, unità e tanti altri favori che non si possono descrivere. Ha voluto tirare avanti nonostante le difficoltà. Per lei ormai la barca era già in partenza e per quanto potesse essere alta la marea, dovevamo arrivare alla nostra destinazione senza farci prendere dalla paura o dall’intimidazione. Attraverso i fiori e le piante ha tirato fuori il meglio da ognuno di noi.

Insomma, con il nostro lavoro, avete visto che il vostro impegno è stato gradito.

Noi vi ringraziamo di nuovo con cuore. E’ stato un regalo unico, apprezzato da tutti e di utilità immensa. Vorremmo che tutti i giorni fosse cosi. Per quanto eravamo tristi a causa dei nostri problemi, quando facevamo composizione con la nostra docente eravamo rasserenati. Almeno fino a che durava, dimenticavamo di essere in carcere.

[Indice]

Pensiero della sera

di Valentina

Gli uomini sono spesso convinti che la vita abbia sempre un disegno preciso, che si nasca, si viva con un destino ben segnato, per poi terminare tutto in un giorno lontano.

In otto mesi, ho aperto gli occhi, ho capito che siamo solo noi a gestire la vita nostra e di chi ci sta intorno.

Ho raggiunto tale consapevolezza, dopo aver capito i miei più grossi sbagli.

Perché non l’ho capito prima?

Perché prima di questo incubo, non davo un vero senso alla mia esistenza ed ora che non so per certo cosa mi potrà accadere, ho cominciato a credere che ci sia molto ma molto di più di quanto mi appare ogni giorno, c’è qualcosa e spero anche qualcuno di molto importante aldilà di queste quattro mura che mi aspettano, con tutto il mio bagaglio e il mio essere!

Voglio credere e vivere solo per questo.

[Indice]

Voli di dentro
(poesie e quant’altro)

FANTASIA

La fantasia è l’unica amica rimasta con me.

L’unica amica che mi aiuta a passare più serenamente

questa cruda realtà.

La mente evade da questa cella piena di sofferenza

e ti ritrovi tra verdi prati, a correre felice incontro

alla libertà.

Accompagnata per mano dai tuoi figli, con la fantasia

puoi andare dove vuoi, vedere quello che vuoi.

Ritrovarti sulla spiaggia al tramonto,

sentirti al settimo cielo per una coppa di fragole

con la panna montata.

La fantasia ti aiuta pure a godere delle cose

più semplici, ma vere.

Tutto può la fantasia, sognare non costa niente.

Tutto può la fantasia, con lei puoi andare ovunque.

Con lei puoi fare qualsiasi cosa.

Chi ce l’ha dovrebbe tenersela stretta perché è un dono prezioso.

E ci permette nonostante tutto di vivere, di far rivivere quella parte

di eterno bambino che c’è in ognuno di noi.

Non lasciamola andare… via.

Lory

PARTE DI ME

Non fuggire la tua vita

Io sono il tempo e tu l’attimo

Ognuno di noi è valore dell’altro

Non fuggire la tua vita

Io sono il letto e tu il fiume

Non seccare le tue acque

Rimarrebbero nude le mie pietre

Ognuno di noi è valore dell’altro

Tu hai sempre fatto parte di me.

Marina

LA SERA

La sera… com’è bella quando silenziosamente cala;

prendendo il sopravento…e nel suo silenzio

appare la luna splendente.

Al suo fianco vi è una stella che si distingue fra tante…

Essa è bella di una luce forte, quasi non vera;

ed è qui, che da una finestra di una stanza

dove oggi sono rinchiuso,

che posso ancora guardarla, rimirarla…

non mi ha mai abbandonato;

testimone di una vita,

dove ancora godevo di una libertà

che oggi cosi tanto mi manca…

seguiva il mio cammino,

e ancora oggi traccia il mio futuro…

la dono a te dolce amore mio,

affinché attraverso lei tu possa giungere a me,

e insieme percorrere la strada

che c’introdurrà in un futuro

pieno d’amore e felicità.

Raimondo

NOTTE

Questa è una notte senza pensieri

nel silenzio della mia piccola cella

ascolto i rumori di questa notte

nulla passa per la mente

si sente solo qualche televisore ancora acceso

guardo fuori

vedo solo buio e stelle

anche l’ultimo suono si è spento

tutto tace

con la mente aperta

assaporo veramente il silenzio,

il fascino di questa notte

che mi trasporta con sè.

Lory

AL MIO AMORE LONTANO

Amore mio… ti prego sorridi.

Il carcere può toglierti tutto

Ma non i pensieri, non la speranza!

Tu sei sempre nel mio cuore

e sei più dolce della mia futura libertà,

che spero di vivere con te al mio fianco.

Valentina

“L’ISOLA”

Anche se noi siamo in due punti del mondo,

come un oceano infinito,

che ci separa,

ci sarà sempre un’isola in mezzo a noi

chiamata “speranza” che ci unisce.

Marina

MALE SOTTILE

Questo male sottile mi stringe.

Questo senso di pigrizia, di noia

Di non amore alla vita.

Volgo lo sguardo e non sento.

Ascolto voci lontane,

ricordi,

solo ricordi.

Tutto resta vago

Anche il ricordare.

Passa il tempo

E non ne sono testimone.

Marina

[Indice]

Un momento difficile
non è sempre anche brutto

di Elena

Ci sono giorni come oggi in cui non desideri che stare in silenzio. Non ti va di pensare o parlare. Vorresti lasciare che il mondo con la sua frenetica routine ti scivoli addosso senza toccarti, lasciandoti così, semplicemente, in silenzio.

E’ in giorni come questo penso a quella che fino a ieri è stata la mia vita, se così la si può chiamare, poiché, analizzando bene i fatti, forse non ho ancora compreso il vero concetto della vita. C’è voluto un anno qui dentro per farmi comprendere che, per quanto questo sia un momento difficile, non è necessariamente un momento brutto. Non lo è perché ho riscoperto una me stessa diversa da quella sicura di ogni scelta e di ogni mossa, forte di carattere e felice, come mi ero autoconvinta di essere.

Ho mentito spudoratamente a me stessa per troppi anni, ho vestito una maschera di felicità per nascondere la solitudine, la tristezza e i rimpianti che avevo dentro. L’ho indossata per mostrare agli altri una Elena realizzata, serena, appagata.

Purtroppo sbagliando, mi sono sempre preoccupata di essere all’altezza di ogni situazione, capace di comprendere ed ascoltare ma, in tutto questo, io per prima non ho ascoltato e compreso me stessa, quello che realmente provano, di chi mi circondavo e fidavo.

So che il dolore e la tristezza che ci portiamo dentro non giustificano alcun gesto, alcuna azione. Penso però che se avessi dedicato a me stessa un po’ più di tempo come ho fatto in questo anno di carcere, se avessi fatto questa mia analisi qualche anno fa, forse - e dico forse - non mi troverei qui adesso a scrivere queste righe. Magari un giorno mi troverò dove meno me lo aspetto; spero solo che, avendo capito i miei errori, saprò restituire sorrisi ed amore a coloro che fino ad oggi me l’hanno dato ma ai quali io l’ho sempre negato. E’ difficile capire da che parte posizionare il cuore se sei perennemente esposta al dubbio, ma spero di riuscire, come ho fatto in questo anno, ad usare la ragione e a lasciare da parte l’istinto nelle cose più semplici e in quelle più complicate. Ringrazio le persone che ho incontrato qui dentro, quelle buone con cui convivo e quelle “cattive” che ho imparato ad evitare, perché entrambe mi hanno insegnato qualcosa. Farò di tutto per non fare più il gioco delle apparenze e mostrarmi solo come sono, con i miei pregi e i miei difetti. Ho imparato a riconoscere i sorrisi veri da quelli di comodo o di circostanza e se starò male non mi terrò più tutto dentro come ho fatto in questi anni, ma sfogherò ogni pensiero, ogni emozione e paura sperando che chi ho davanti mi sappia ascoltare e comprendere. Bisogna solo saper riconoscere di aver bisogno di essere ascoltati. Un momento difficile non è necessariamente un momento brutto, perché ognuno di questi è un bagaglio di esperienza utile per un futuro migliore.

[Indice]

A mio figlio

di Chafia

Oggi, 14 settembre 2007, sono già trascorsi sei mesi da quando la mia vita ha cominciato il suo corso all’interno di questo luogo.

Mi sto rendendo conto di aver sempre creduto alle false verità di un mondo finto, fatto di ipocrite amicizie, di aver creduto nella forza della famiglia e degli affetti, ma dovendomi accorgere quanto anche questi fossero solo una bella illusione ben lontana dalla realtà.

Si dice a volte di due persone che si vogliono bene come sorelle. Beh, io una sorella vera l’avevo, alla quale ho dato tutto quello che non ho dato a me stessa. Mi ha deluso però quando, nel momento del bisogno come ora, ha saputo solo allontanarsi da me.

In questo passaggio obbligato della mia vita ho imparato che fidarsi del proprio istinto, ascoltare sempre e solo il cuore ed agire in base a questi, mi ha portato solo a fidarmi di chi invece non dovevo nemmeno considerare, facendomi altro male che non meritavo. Ho capito che la ragione è “pesare” le persone secondo i fatti e non in base alle parole. E’ la cosa più giusta sempre e comunque e questi sei mesi sono frutto della mia ingenuità e del credere che gli altri siano buoni onesti e sinceri come lo sono io.

Aprendo gli occhi però vedo che le persone che corrispondono a tale descrizione non esistono o, al massimo, si possono contare sulle dita di una mano. Solo uno nel mondo merita il mio amore, la mia sincerità, tutta me stessa e gli ho messo nome Amir.

[Indice]

L’amicizia

di Chafia

Ci sono luoghi come questo dove impari il vero senso dell’amicizia con la “A” maiuscola. Dove riesci a vedere anche solo in uno sguardo se chi hai di fronte è sincero d’animo oppure no. E scopri nei momenti di difficoltà che puoi contare su chi meno te lo aspetti e quelli su cui invece contavi, ti hanno girato le spalle.

Sono poche le persone che mi accettano per quello che sono, con i miei pregi e i miei difetti, mentre sono tante quelle che mi sopportano per interesse proprio. Ma ciò che mi ha reso felice sono state queste poche persone disposte a dire anche una piccola bugia, a non aver paura delle conseguenze dicendo la verità solo per aiutarmi e senza chiedere niente in cambio. Senza volerlo ma solo essendo se stesse, mi hanno dimostrato che in questa vita, in questo mondo parallelo alla realtà, l’amicizia vera si può ancora trovare, come si trovano persone (seppur poche) che ti vogliono bene. Voglio dire grazie a queste persone. Grazie per avermi ridato la forza e la speranza per andare avanti, poiché potrei anche non avere niente, né soldi né cose materiali, ma avere un bene più prezioso intorno a me che mi rende molto più felice: loro, con la loro amicizia. Queste persone hanno un nome: Elena, Gloria e Kati.

[top]