«Prospettiva Esse – 2007 n. 1/2»

Indice

  1. C’è un eroe dentro di te (Jennifer)
  2. Una storia, non d’amore (Lella)
  3. Veri amici (A. Salvagnin)
  4. Il tempo addosso (a mio padre) (A. Salvagnin)
  5. don Christian con noi
  6. Sfogo di una figlia (E. Disarò)
  7. Io sono (Lella e Jennifer)
  8. Futuro (Lella e Jennifer)
  9. Disilluso ora (A. Salvagnin)
  10. Cominciò tutto con un litigio (Valentina)
  11. Circondariale di Rovigo: che aria tira (G. Pietroni)
  12. Credo negli angeli
  13. Calmati, andrà tutto bene
  14. Siamo bambini di Gesù
  15. Sbarre (Lella)
  16. Il silenzio della verità
  17. Un quadro per il carcere
  18. L’evasione fiscale (A. Salvagnin)
  19. Voli di dentro (poesie e quant’altro)
  20. Un giretto all’interno della nostra cucina
  21. La convivenza (a cura della redazione)
  22. Riflessione personale

 

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C’è un eroe dentro di te

di Jennifer

Quando guardi dentro di te, non devi avere paura di quello che sei. Se guardi in fondo al tuo essere e decidi di affrontare quello che sei, ti accorgi che la risposta viene da sola. Perché impari a costruire l’eroe che c’è dentro di te.

Quando pensi che la speranza non c’è più, che non c’è fine alle tue sofferenze non devi mollare, guarda sempre dentro di te e convinciti di farcela e le vedrai sparire una dopo l’altra, perché resta l’eroe che hai dentro di te. Non ti devi preoccupare se non hai ciò che vuoi dalla vita ora può essere domani può darsi che sia già dinnanzi a te. Ciò che conta è avere fiducia in te stessa perciò non permettere che qualcuno porti via ciò che sei. Devi solo impegnarti.

Allora ecco che arriva l’eroe col coraggio di andare avanti quindi nei momenti di difficoltà guarda semplicemente dentro di te e troverai la verità per sopravvivere perché l’eroe vive dentro di te.

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Una storia, non d’amore

di Lella

La mia storia cominciò, credo, come tante altre, come tante altre donne che si rovinano la vita per amore e per l’amore. Una storia cominciata tanti e tanti anni fa.

Quarant’anni sono lunghi da raccontare e certo non ho intenzione di annoiare chi mai leggerà queste mie righe, nè ho intenzione di dedicare parole per colui o colei che ha rovinato la mia vita.

Si la mia vita sciupata, gettata, presa rigettata, usata a piacimento dalla persona di turno. Tutto questo accettato solo per un po’ d’amore, solo per essere accettata e amata, come una qualsiasi bambina ha bisogno di un bacio di un uomo che l’ami.

Tutto questo speravo e non capivo che tutto avevo tranne l’amore di una madre, tutto tranne l’amore di un uomo.

Sono passati gli anni tra le violenze, sì l’amore puro, la prima volta di ogni donna, a me è stato negato, come mi è stato negato il sapere chi sono, da dove vengo.

Anni di crisi d’identità, il non sapere chi sei, fa male, ma dopo anni e anni di ricerche, di menzogne so chi sono.

No, non è un film, né una storia inventata, per chi scrive sono vecchi dolori sepolti che ancora oggi attanagliano il cuore.

La vita nonostante tutto proseguiva e continuavano a buttarmi via, non ho mai avuto amore, tanto meno da chi doveva darmelo senza remore, mia madre mi ha usata, minacciata e persino truffata. Questo è tutto quello che dirò di questa signora in relazione alla sottoscritta.

Tra mille avvenimenti ho avuto anche due gioie nella mia misera vita: Elena e Matteo, i miei figli.

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Veri amici

di Antonio Salvagnin

Là fuori la gente “onesta” non può nemmeno immaginare la solidarietà che esiste in un carcere: continue collette da parte dei “vecchi” per qualche sigaretta, un po’ di caffè e zucchero, qualche moka usata, una maglietta e molte altre cose.

Per le persone, soprattutto “stranieri” e nuovi giunti, o abbandonati, io leghista da una vita, ma non razzista, anzi, ben venga nel nostro “Bel Paese” chiunque abbia voglia di lavorare, magari dedicandosi ai lavori più duri e faticosi.

In quasi un anno di permanenza qui nel carcere di Rovigo, posso dire di avere conosciuto moltissime persone speciali, soprattutto quelli che di primo acchito pensi: “che tipo quello…che faccia, chissà cosa ha combinato”.

Poi con il passare dei giorni ti accorgi che è solo un uomo perso, pieno di problemi e ti rendi conto che ti assomiglia molto e lo ascolti… anch’io avrei molte cose da raccontare, ma ci vorrebbero libri, quindi mi limito ad ascoltare e a dare consigli, dove posso, o incoraggiare le persone ad avere fede, a dire loro che questo è solo un passaggio… che la vita è un’altra cosa.

Ma soprattutto bisogna stare in salute mentale, su di tono e in azione, in gioco… questa è la vita! E soprattutto di avere fede nel proprio Dio.

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Il tempo addosso (a mio padre)

di Antonio Salvagnin

Con gli occhi segnati dai giorni, con il tuo corpo ricurvo …

appisolato sopra i tuoi anni.

Il tempo ti ha segnato le mani che stanche e tremanti

non hanno più tempo con il tuo corpo ricurvo.

Ora i giorni non sono più… il tuo tempo non è più ….

Come viene tutto va… Tutto va come viene!

Appisolato sopra i tuoi anni.

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don Christian con noi

 

Don Christian Malanchin è un giovane sacerdote della diocesi di Adria-Rovigo che ha ricevuto l’ordinazione presbiterale dal Vescovo Mons. Soravito de Franceschi in Duomo a Rovigo il 10 giugno 2006. Per diversi anni ha svolto attività di volontariato presso questa Casa Circondariale di Rovigo. Il 9 luglio 2006 nella cappella della sezione maschile ha celebrato una Santa Messa. Di seguito ecco il testo dell’omelia.

 

Leggo una lettera di una persona detenuta qui: è uno sfogo di fronte alla profonda amarezza provata per non aver ottenuto un permesso. “Che triste! E’ arrivata la risposta per il mio permesso, me lo hanno rifiutato perché la mia sintesi non è ancora chiusa. Ancora una volta, mi sento poverina. La mia sfortuna non è ancora finita. Oggi è il 15 marzo, e tra dieci giorni completerò i miei due anni di carcere. Non so se sia giusto. Ho seguito le regole del carcere, ho seguito le regole dell’umanità... Ho combattuto le mie debolezze, i miei difetti, per essere nel giusto cammino. Ma perché dopo due anni trascorsi qua, sono ancora così sfortunata? Io ho provato a sentire il mio cuore e mi dice: “Arriverà il tuo tempo”, “c’è una ragione per ogni cosa”, “anche se tu non lo capisci adesso, lo capirai un giorno”, “abbi fede che tutto confluisce per il tuo bene.. Che belle risposte! Ma sono ancora triste perché posso ribaltare queste risposte con nuove domande come: “Quando arriverà?”, “Quando capirò?”...

Quello che manifesta questa detenuta credo siano sentimenti largamente condivisi anche da tante persone che sono qui. Fin dal giorno in cui varchi per la prima volta la porta del carcere ti accorgi subito che ti spogli di tutte quelle certezze e sicurezze che possedevi prima. Sperimenti un grande senso di debolezza e ti senti impotente di fronte agli eventi che capitano. Prima ti percepivi autosufficiente, ora invece percepisci che niente è frutto di una tua conquista ma tutto ti deve essere dato da altri, lo devi ricevere. L’atteggiamento è quello di chi si mette in stato di domanda, che tende le mani per chiedere (anche le cose più semplici, dal mangiare che ti è dato, al poter parlare con un familiare, al poter ottenere un permesso). E si apre sempre una attesa, il tempo diventa un nemico perché sembra spostarti sempre più in avanti le mete che ti proponi. Il carcere ti fa sentire in uno stato di debolezza permanente... e questo cozza con l’ideale che si respira fuori di qui, nella nostra società, quello dell’uomo che si fa da sè, che è autosufficiente, che non ha bisogno di nessuno per vivere, basta a se stesso! Eppure è un ideale illusorio perché anche chi è fuori di qui si sperimenta ogni giorno impotente ed in fondo bisognoso di chiunque. Di fronte alla debolezza possiamo scegliere la strada della rassegnazione, del continuo piangerci addosso, che ci fa continuamente rotolare nei nostri problemi, senza risolverli di un millimetro. Uno spiraglio di luce si apre nel momento in cui ci si accorge che quella debolezza che ti spoglia, che ti svuota, crea nella tua vita lo spazio necessario perché Dio possa inserirsi, rendersi presente, perché ti possa far sentire la sua calda vicinanza. E quando Dio entra nella vita di una persona non la lascia mai come era prima, la cambia radicalmente, la fa rifiorire, la ringiovanisce, la riempie di consolazione, di pace, fa provare prima di tutto nel suo cuore la gioia di sentirsi liberati.

Ci si può sentire liberi quando si è ancora in carcere? Si può sperimentare la gioia quando tutto attorno a te sembra puzzare di sofferenza, di limite? Sembra un controsenso, ma la potenza di Dio sconvolge i nostri schemi tradizionali e fa gridare nella lettura di oggi a San Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte!”. E ancora gli fa dire che si vanterà ben volentieri delle sue debolezze (quando mai ci si vanta delle proprie debolezze?) e che si compiace delle sue infermità, degli oltraggi, delle necessità... Come è possibile arrivare a dire questo, non si tratta di compiere un atto di eroismo (sarebbe un ritornare ad essere forti e abbandonare la debolezza): è rendersi consapevoli che sono proprio le mie debolezze il luogo in cui Dio può prendere dimora in me. E la nostra pretesa forza che rende Dio impotente. E’ la nostra impotenza che permette a Dio di operare grandi cose in noi. Così accade anche nel Vangelo, dove si dice che Gesù proprio nella sua terra non riesce a operare nessun prodigio, è come impotente, di fronte alla superbia e al disprezzo della sua gente, alla sua pretesa di superiorità rispetto ad un umile carpentiere! Allora cari amici, lottate pure, senza stancarvi per migliorare la vostra condizione, per ottenere tutto quello che la legge vi riconosce come diritti, ma non temete se non tutto sarà possibile raggiungere, quando vi sentite disarmati, se avrete fiducia in Dio, Lui vi farà sperimentare la sua potenza che è la potenza dell’amore, del suo immenso amore che vuole riversare in voi. E il suo amore è così inebriante che fa dimenticare ogni fallimento o insuccesso.

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Sfogo di una figlia

di Elena Disarò

Qualcuno di voi potrà pensare che io sia talmente ragazzina, e che la mia vita sia sempre stata bella, purtroppo per me non è così.

Ora non voglio dilungarmi sulla mia vita volevo solamente dare una mia piccola opinione e priva di ogni arroganza o superiorità. Sapete cosa penso?! … Che sia bello vivere la vita, anche e soprattutto con gli avvenimenti negativi, che nonostante siano spiacevoli ti fanno crescere ed imparare a non cascarci più. Ma perché certe cose accadono? Qualcuno pensa che sia colpa di Dio, ma quel qualcuno si sbaglia di grosso.

Noi cristiani abbiamo purtroppo l’abitudine di da dare la colpa di tutti i nostri mali a Lui, anche un grande scrittore come Fred Uhlman nel libro “L’amico ritrovato” attribuisce a Dio la colpa della morte dei tre ragazzini, ma anche lui sbaglia.

Dio non c’entra nulla se accadono cose così spiacevoli e brutte da vivere. Se queste cose accadono è solo colpa nostra, sì dobbiamo dare la colpa a noi stessi.

Perché è colpa nostra se queste cose succedono, Dio di certo non vuole il nostro male, noi sbagliamo per mano nostra, di sicuro non di Dio. Se in questo mondo esiste la guerra è colpa nostra, della nostra avidità che ci consuma l’anima. Se…se… se…ce ne sarebbero un miliardo da scrivere e spiegare e magari adesso quel qualcuno può pensare che io abbia preso l’esempio più facile, beh quel qualcuno ha ragione, potrei anche dire però, se ci ammazziamo e facciamo lavori sporchi è perché in questo mondo esiste un grosso problema, che si può collegare anche alla guerra e che sono i soldi.

Che non sono mai abbastanza nemmeno per la gente ricca, sì, perché quando se ne hanno, se ne vogliono sempre di più, senza quelli siamo persi, e finché noi poveri mortali vaghiamo tristemente nella miseria, nella fame, nella falsità e nello schifo più assoluto. C’è gente che guadagna 11 mila euro al mese e non sa nemmeno quando è scoppiata la rivoluzione francese o chi è Nelson Mandela o dove si trova Pyongyang, gente che lo dovrebbe sapere perché in teoria dovrebbe rientrare nelle loro conoscenze visto il lavoro che svolgono. Quella gente che decide anche il nostro futuro in questo Paese e qualcuno di loro si droga. Ma siamo diventati pazzi o cosa?!?!

A questo punto perché non mettere un ragazzino di 11 anni visto che queste cose le sa e ragiona anche meglio? Oppure perché non mettere come ministro della salute Lapo Elkann o come Ministro dell’Istruzione Valeria Marini? Ma ci rendiamo realmente conto di come siamo messi?!?!

A questo punto sorgono spontanee certe domande perché io mi preoccupo della mia generazione e di quella a venire.

C’è una giustizia in questo mondo o solamente con la falsità, la menzogna facendo cose sleali e scorrette verso le persone si può andare avanti e far strada? Beh se le cose stanno così, allora, perfetto. Se questa è la vita dove devo continuare a veder crescere la mia e la prossima generazione, in un mondo pieno di falsità gratuita, slealtà e schifo.

Benissimo e bellissimo, sono veramente felice, ma poi però non lamentiamoci se le cose vanno male!

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Io sono

di Lella e Jennifer

Io sono qui e ci sarò. Non me ne andrò perché non me ne sono mai andata. Sono nata e vivrò finché c’è vita e resterò accanto a te per proteggerti. Io sono qui e ti amerò come ti ho sempre amato.

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Futuro

di Lella e Jennifer

Riavrò i miei figli e tutte le cose a me care e con loro avrò una nuova vita, da questo posto me ne andrò. Aria pura respirerò. Tutto futuro sarà. La vita sospesa passerà e a vivere riprenderò.

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Disilluso ora

di Antonio Salvagnin

Disilluso ora, sto vivendo l’ultima meta… ancora qui, ancora sotto copertura, una vita polverosa, un nuovo tempo da vivere rilassato, sono trattenuto (ancora per poco!). Ma possono giusto tenere il mio corpo, non la mia anima che è libera come l’aria. Nell’amore profondo dei miei giorni, come un abbraccio, stanotte… sento… le mie ore passate nelle tenebre. Domani mi prenderà una devozione… tra poco sarà giorno, una pioggia al mattino fresco porterà un respiro ai miei giorni, o un arcobaleno… un ricordo amaro. Un urlo nella notte. Un vero uomo piange!!

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Cominciò tutto con un litigio

di Valentina

Preferisco dispiacermi per una cosa che ho fatto piuttosto che per una che non ho fatto.

Cominciò tutto con una piccola discussione di coppia, uno di quei litigi di poco conto, ma che non si sa come, portano sempre a dirsi paroloni cattivi, di cui poi ci si pente quando tutto torna calmo.

Vale, stanca e affranta dalla solita routine quotidiana, rimase esterrefatta, anche quella sera, dall’ipocrisia di quell’uomo, senza arte ne parte, perennemente impoltronito sul suo divano da pochi soldi… un uomo come l’avrebbe definito suo nonno, “nato stanco”, e lei tra parentesi, avrebbe aggiunto: “anche per farsi mantenere senza fatica alcuna”.

Ogni tanto Vale, dopo un litigio come quello, uguale a quasi tutte le litigate serali, si domandava perché si era innamorata di Omar, ma né il suo cuore, né la sua mente riuscivano a darle una sana e reale risposta. Anche quella sera, come tutte le sante sere, era rientrata dal suo stupido e inutile lavoro, la cena non era pronta ed il frigorifero era vuoto. Quel maledetto uomo, pur avendo tutto il giorno davanti da dedicare alle piccole incombenze quotidiane, riusciva solo a tenere adagiato sul divano il suo flaccido sedere da disoccupato perenne, passando ore e ore a meditare tra un telefilm ed una partita di calcio. Vale non sopportava più tutto questo pazzesco distacco e disinteresse. Alla fine gli chiedeva solamente piccoli ed insulsi favori, al resto ci pensava lei, compreso il mantenimento di tutti e due.

Omar prometteva sempre, tutte le sante mattine, prima che lei uscisse, tante promesse che non si sa come e perché, ogni giorno riusciva a non mantenere, con mille scuse sempre pronte e sempre nuove, riusciva benissimo nel suo intento di non farla mai contenta… come quella sera per l’ennesima sera!

Entrò in salotto a chiedere spiegazioni anche se ormai sapeva già ciò che le avrebbe detto: “amore mio è venuto Marco, abbiamo avuto da fare, vita mia, sono stato dai miei ad aiutare mio padre per certe cose ed insomma il tempo è volato, non ho fatto in tempo a fare compere oggi, dai per favore! Non rompere troppo le palle, vai a cucinare, stellina!, dai che stasera forse ci divertiamo un po’, che dici?” ed infatti andò così, lei lo mandò a fanculo tante di quelle volte e la litigata finì con un “non rompermi i coglioni” generale. Vale tornò in cucina, mise nel forno quello che restava di un pollo avanzato mentre le lacrime le scendevano lungo le guance accaldate dopo il litigio… i suoi favolosi occhi celesti, che un tempo sorridevano sempre ed erano tutti i giorni un mare in piena, pronti a fare sgorgare calde gocce salate in continuazione. Piangeva in silenzio nei rari momenti in cui la casa era vuota. Solo per lei e i suoi dolci ricordi, dolci ed innocenti ricordi.

Ma ora stava dando sfogo alla sua tristezza mentre lui poteva sentirla e magari anche arrabbiarsi, invece di stringerla tra le braccia e baciarla ed adorarla come avrebbe fatto non molti mesi prima. Vale continuò a piangere, preparando con gesti lenti ed autonomi la cena e per fortuna sua lui non si mosse dal divano. Non le urlò dietro qualche sua...

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Circondariale di Rovigo:
che aria tira

di Giuseppe Pietroni (volontario nel Carcere di Rovigo)

Nonostante l’indulto, la situazione nelle carceri italiane è rimasta precaria, il tempo spesso smorza quelle voci e quelle azioni miranti ai cambiamenti. Eppure le risorse ed i mezzi ci sarebbero. Il problema è nel corretto uso secondo una strategia di equità e una vera cultura della legalità che prevede sempre un grande obiettivo: il recupero della persona detenuta e il definitivo reinserimento sociale.

A Rovigo non si riesce ancora bene a capire il perché di certe problematiche, ci sono carenze aggravate da un “modello organizzativo” poco efficiente. Vorrei fosse a tutti più chiaro il bisogno di modificare e snellire la mole burocratica che assorbe tante energie e tempo, essa è più pesante della sorveglianza ai detenuti.

In tempi così non è possibile “snobbare” proposte da me presentate tempo fa, vedi l’affidare certi incarichi, seppur a rotazione a militari e a Carabinieri ausiliari; in tempi di pace, cioè non di guerra, cosa fanno tanto tempo dentro le caserme?

È una rigidezza mentale non certo positiva a livello sociale e democratico. Personalmente mi ritengo un po’ deluso per il fatto della sospensione di alcuni corsi fra cui quello della “scrittura creativa”, è una cosa sulla quale riflettere per questo saluto con soddisfazione l’iniziativa della Coldiretti circa il “florovivaismo” ed i suoi molteplici risvolti.

Dall’altro canto le proposte da me avanzate si rendono comunque inevitabili con l’aumento della criminalità dovuta in particolare ad una “spensierata immigrazione”. Il bene ed il male si evolvono ed avanzano, ma se le leggi e le mentalità rimangono ferme si creano molti pericoli di implosioni potenzialmente devastanti. Le carceri nuove, più ampie e capienti sono e saranno solo strutture migliori, gli elementi umani invece costituiscono la differenza…

Tutti possiamo fare cose che siano utili per questo grosso problema, la civiltà stessa ne viene mortificata, è giustizia questa?

La giustizia non ha nessun colore se non quello della coscienza, del cuore ed appunto di leggi equilibrate ma giuste e quindi forti, sicure per il bene di tutti. Non esistono specifiche ricette per le singole realtà carcerarie, ma se in una certa misura vi fossero una adattissima per Rovigo consiste nell’aumentare l’efficienza delle strutture e dotare al massimo il “volontariato” senza mai farlo sentire a disagio.

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Credo negli angeli

Se riesci a vedere la magia meravigliosa dei racconti di favole, puoi affrontare il futuro anche quando ti sbagli.

Credo negli angeli perciò vedo il bene in qualunque cosa che faccio.

Credo negli angeli e quando mi sentirò capace di farcela, attraverserò il fiume.

Ho un sogno da realizzare.

Se riesci a vedere la magia meravigliosa dei racconti di favole, puoi affrontare il futuro anche quando ti sbagli.

Credo negli angeli perciò vedo il bene in qualunque cosa che faccio.

Credo negli angeli e quando mi sentirò capace di farcela, attraverserò il fiume.

Ho un sogno da realizzare.

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Calmati, andrà tutto bene

 

Quando mi trovo nei momenti di difficoltà Santa Madre (Maria) viene da me sussurrando parole di saggezza: “Calmati, andrà tutto bene” e nelle mie ore di buio la trovo di nuovo davanti a me. Quando la gente coi cuori spezzati vivrà nel mondo d’accordo ci sarà una risposta: “ Calmati, tutto si sistemerà al momento opportuno”. Anche se si parte seguendo direzioni diverse ci sarà sempre la possibilità che queste strade possano incontrarsi di nuovo, ci sarà una risposta, tutto si sistemerà al momento opportuno, calmati. Quando la notte è inquieta c’è una luce che mi illumina e continuerà a illuminarmi fino a domani. Tutto si sistemerà, calmati. Mi sveglio al suono della musica, Santa Madre viene da me dicendomi parole di saggezza: “Andrà tutto bene, calmati”. Ci sarà la risposta al momento opportuno sussurrandomi parole di saggezza: calmati, andrà tutto bene”.

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Siamo bambini di Gesù

 

Siamo bambini e perciò siamo deboli, non siamo nati con cucchiaio d’argento né d’oro. Che cosa possiamo fare per l’amore di Gesù che è tanto buono, grande e misericordioso?

Di giorno in giorno ogni bambino cristiano ha tanto da fare sia dentro che fuori, una vita da vivere per l’amore di Gesù, una continua lotta per evitare di peccare, di fare il male.

Quando nel profondo del nostro cuore emerge il pensiero di orgoglio e ira ma la parola amarsi sarà sulla nostra lingua noi non agiremo male ma daremo una risposta amichevole, per vincere la lotta contro il male insieme a Gesù.

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Sbarre

di Lella

Guardando fuori da queste sbarre niente vedo,

né alberi, né valli. Solo tetti e finestre chiuse si ode solo il canto degli uccelli alle prime albe

poi tutto tace. Tutto scorre in silenzio come la vita senza senso

chiusa tra queste sbarre.

Nel silenzio della mia cella guardo il cielo

cercando una risposta a una domanda eterna

chiedendo a Dio:

che ne sarà di me domani?

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Il silenzio della verità

 

Rieccoci: un’altra settimana che giunge al termine, cercando di affrontare gli ultimi due giorni con serenità. Il sabato, ancora ancora lo superi, ma la domenica è una cosa insopportabile, sembra non passi mai. Invece di domeniche qui dentro ne ho viste passare tante e quelle che vedrò, credo, saranno ancora di più. Ora c’è un po’ di casino qui a causa di tante chiacchiere fatte per passare il tempo, ma tutto scivola, tutto passa, almeno per chi un po’ di sale in zucca ce l’ha.

“Il silenzio della verità” mai frase fu più azzeccata. La verità, l’onestà, la lealtà, tutte belle parole, ma messe mai in pratica. Forse perché non si conosce il vero significato, forse perché la vita stessa ti mette a dura prova ed è più facile scaricare le proprie colpe su altri, altri che conoscono la vita ed il suo significato, che conoscono il significato di quelle parole e coerenti con se stessi tacciono.

Ma pagando per altri tu puoi continuare a vivere? Io penso che se tutto accade c’è un perché. Allora sia fatta la volontà di Dio. Perché qui abbiamo Dio che ci aiuta e ci insegna la giusta via solo che bisogna saper vedere ed ascoltare, magari manca la pratica ma con la buona volontà tutto può essere realizzato.

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Un quadro per il carcere

 

Il quadro è stato realizzato da Alberto Agnolotti durante il corso Agenfor con il professore Ferraretta e ha continuato poi da autodidatta, in cella, con interessanti risultati.

Il soggetto della tela è San Nicola durante il miracolo della carestia e della tempesta. La scena rappresenta l’arrivo delle barche in un porto turco e San Nicola fa il miracolo di fermare la tempesta per dare la possibilità di scaricare il cibo.

L’autore ha usato colori acrilici. “Purtroppo – afferma Agnoletti – il corso è stato fatto solo per un anno, spero possa essere ripreso perché la frequenza è stata alta e perché era molto interessante”. Il quadro è stato donato alla cappella del carcere.

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L’evasione fiscale

di Antonio Salvagnin

Questo Governo di fenomeni ha scoperto che con i soldi dell’evasione fiscale si potrebbe pagare mezzo debito pubblico… bravi… è ovvio che se tutti pagassero le tasse sarebbe una cosa buona e giusta!

Ma provate a dirlo ai piccoli artigiani che a fine anno, tra soldi non incassati e spese in continuo aumento, devono lasciare al colabrodo statale il 55-60%.

Non voglio dire che hanno ragione a pagare il meno possibile, ma siamo tutti uguali …quindi paghiamo tutti le tasse! Meno soldi ma per tutti!

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Voli di dentro
(poesie e quant’altro)

A ME

Respira l’aria, non avere paura, non temere, ama!

Ma non amare me.

Guardati attorno e scopri ciò che hai macinato

da molto tempo in questa vita.

Vivi ed innalzati in volo, sorridi, dona le tue lacrime a un pianto, tocca tutto ciò che vedi, butta fuori tutta la rabbia che è in te

non avere rimpianti ne paure, corri coniglio corri…

In quel buco dimentichi il sole.

Ricordi l’ultima fatica che hai fatto?

Non buttarti giù! Forza!

Il tempo riparte ancora una volta, da tempo tu vivi in un grande volo cavalcando maree in “bilance” nelle grandi onde.

Corri verso la prima cosa giusta!

Antonio Salvagnin

MATTEO 

Voglio essere libera

Di riscaldarmi

Dai raggi del sole

Libera di perdermi

Nel mare del mio tormento

perché ho troppo vuoto dentro 

perché senza di te non c’è posto

per me

questo è il tormento che mi porto dentro.

Lella

IL CONTO

Tutto quello che mi apparteneva

se n’è andato in un solo attimo

morto in un sospiro, non c’è più niente.

Tutto mi è stato tolto in un solo istante

ho fatto il conto con la vita.

Chi mi doveva dare vita me l’ha tolta.

Figli, amici, casa, niente ho più.

La vita, il destino,

per me ora niente conta più.

Lella

1000 LUCI COLORATE

Mille luci colorate che scintillano e oscillano nel buio cosmico

della mia anima inquieta

Sono dentro di me, riesco a vederle ma mi respingono

perché difficilmente credo in me stessa

1000 luci colorate, ricche di sentimenti ed emozioni

in continuo contrasto con una gioventù ancora da vivere pienamente

non posso comprenderle sempre ma esistono, sono mie pienamente.

Non riesco a capirle ma voglio provare a credere in loro.

Tu facevi parte di quelle luci ma sei svanito nel mio buio cosmico.

Valentina

IL MIO TEMPO

So di esistere, so che sono

So che questa non è la mia era

So che questo non è il mio mondo

Neppure il corpo in cui mi trovo

mi appartiene

Allora che ci faccio qui?

Perché se so di esistere non mi trovo al mio posto,

ma in un corpo ed in un mondo

che non è il mio?

Mi sento estranea a tutto

e nulla mi appartiene

Questo è un mondo falso

E neppure nella disgrazia

trovi un po’ di sincerità

Un po’ di umanità

Ma che mondo è questo?

Un mondo di serpenti.

UN PICCOLO PEZZO

Un piccolo pezzo di me stesso

cade dolcemente giù.

No, non ho capito io…

Cosa ho fatto a lei…

tutte le cose che diceva erano giuste “per lei”

Dimmi che è finita

mostrami e dimmi cosa ne pensi …

non addosso a me un’altra volta

non addosso a loro

non addosso odio in me

non addosso rabbia o rancore

nella solitudine che lo sento

c’è solo un sentimento di perdono!

UNA COPPIA SCOPPIO’

Una coppia scoppiò e lei in carcere si ritrovò

La gioia di lui aveva tagliato

perché era sempre drogato

Stanca e sfinita nulla più voleva dalla sua vita,

quel coltello le sembrò un dio e qualcosa scattò nel suo io.

Dopo il suo gesto però si arrese ed il telefono in mano prese,

il 112 digitò ed a Rovigo si ritrovò.

Ogni giorno passava lento ma lei non aveva più quel tormento.

Valentina

UN GIORNO DI TEMPO INCERTO

Un giorno di tempo incerto… catturando in un istante per sempre

il suo viso stampato in una fotografia una peccatrice,

una santa,

un soldato…

tutto va.

Tempo fa, vivo il ricordo di lei.

Dispersa come fumo nel vento…

lei va…

Tempo fa.

Antonio Salvagnin

IL FOLLE

Come la sabbia tutto si sistema intorno a me, devo cercare una nuova base.

Questo per poter chiamarti a me…per sentirmi al sicuro in questa vita…

ora rilassato…

sopra il mio cuscino penso ad un altro colpo mancato,

ad un fallimento,

ad un uomo folle.

Ad una geniale follia. E’ solo il sogno di un pazzo?!

Di un pazzo uomo folle!

Antonio Salvagnin

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Un giretto all’interno
della nostra cucina

 

Se vi capita di fare una breve escursione nel piazzale della Casa Circondariale, affacciandovi alla porta della nostra cucina vedrete tre giovani donzelle, accaldate e affaccendate sopra a pentoloni, bollitori e fornelli vari.

Noterete come si lavora ogni giorno pranzo e cena, con evidente buona volontà e i risultati gastronomici sono quasi sempre pari all’impegno se si considera il fatto che le nostre indaffaratissime cuoche non sono nate come tali, anzi a dire la verità manco sapevano cosa fosse una cucina.

Elena, la nostra cuoca, la chef, si impegna a più non posso per far diventare la nostra cucina la migliore dei penitenziari del Triveneto. Considerando le sue origini, però, non ci ha ancora fatto degustare il piatto più famoso della sua terra: il “baccalà alla vicentina”.

Le sue aiutanti, pur provenendo da Paesi stranieri, sono state molto brave ad adeguarsi alla nostra cucina italiana, anche se ogni tanto ci scappa troppo pepe o troppo aglio.

Una piccola cucina priva di molte cose forse, ma che le nostre cuoche sanno utilizzare al meglio per poter riempire ogni giorno le nostre “pancine”.

Vorrei ricordare un paio dei miei piatti preferiti, che ho potuto gustare divinamente qui a Rovigo, tipo le magnifiche zucchine fritte, sapientemente tagliate dalle abili mani di Marina, l’inserviente, oppure lo sformato di patate e prosciutto, la nostra cuoca l’ha farcito con una besciamella eccellente …senza farla impazzire…a noi scusate è la maionese che impazzisce!

Non è da tutti riuscire a imparare un mestiere così particolare e difficile come quello di cuoco in poco tempo e saper cucinare per così tante persone. Visti i risultati faccio i complimenti a tutte per il loro impegno e propongo una futura cerimonia per consegnare loro un premio: “Il cucchiaio di legno”.

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La convivenza

a cura della redazione

In un carcere ci sono tante personalità diverse. Tutto sta all’intelligenza delle stesse persone di trovare un punto di accordo in modo si crei armonia ed in ogni cella si possa andare d’accordo.
La convivenza è difficile fuori, ma dentro sta tutto allo spirito di sopportazione, alla forza ed alla volontà, purtroppo quando tutto questo viene a mancare, tutto crolla e si vive male. Penso che quando si chiudono i cancelli alle spalle, tutte noi siamo uguali, non importa che reato abbiamo commesso, da dove vieni, importa solo cercare di scontare la tua pena nel miglior modo possibile. Ripeto, tutto quello che qui non sei più. Allora a questo punto ti chiedi in che modo puoi andare avanti chiusa con persone che non conosci lasciando fuori tutti gli affetti? Cerchi di legare con le persone con cui ti ritrovi in cella cerchi di accantonare tutto il dolore che hai dentro, per non fare sentire il tuo malessere alle altre e ridi e scherzi, ma alle volte la nostalgia e il male fatto ai figli è più forte di te e ti richiudi in te stessa, nell’angolino tutto tuo che ti sei creata con pazienza nei lunghi mesi di permanenza in questo posto. Ma pure questo non conta quando non si ha nulla da fare, non hai certi problemi, non ti resta che sparlare a discapito di chi non ha altro per la testa che stare tranquilla perché fuori c’è gente che ha bisogno di lei. Chissà quanto può essere brutta questa esperienza, di chi cerca di stare il più possibile per conto suo, perché sa anche che questa esperienza può essere terribile se vissuta male pure dentro. Il rapporto con le istituzioni non è mai stato idilliaco per gente come me che ha sempre avuto difficoltà nella vita. Entrando qui con il dolore, la paura, però pian piano ho cercato di essere più coerente, più tollerante, non so come potermi definire. Lentamente ho istaurato un rapporto (almeno da parte mia) di rispetto con le agenti e le assistenti e credo che se dai rispetto ottieni rispetto. Il personale di questa sezione non è male, anzi devo dire che con il rispetto e la cortesia si può avere un rapporto umano e sentirsi ancora parte di questa umanità. Non serve essere accondiscendenti tanto alla fine il personale non è stupido, anzi a mio dire, molto in gamba e credo che con tutte le persone che hanno conosciuto, che sono passate di qui, si siano fatte una certa esperienza per capire chi è e chi non è. Penso che indipendentemente dalla divisa che indossano, siano delle vere donne con annessi e connessi.

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Riflessione personale

 

Avendo molto tempo a disposizione per soffermarmi a riflettere sulla mia vita, mi sono chiesta più volte cosa mi ha spinto a commettere il reato per cui sono stata condannata. Non ho cercato scuse o motivi futili, mi sono messa una mano sulla coscienza e ho capito, o almeno penso d’esserci riuscita, cosa mi spinge spesso a frequentare persone “sbagliate” che poi mi portano a fare scelte sbagliate, convinta d’essere nel giusto o perlomeno pensando di non far del male a nessuno…mentre per prima cosa faccio sempre del male a me stessa. Nell’adolescenza avevo un’autostima molto bassa e l’unica cosa che desideravo veramente era ricevere più attenzioni; la mia famiglia era inesistente e io crescevo timida ed introversa.

Per mostrare agli altri che esistevo mi comportavo da immatura con atteggiamenti negativi che non facevano parte del mio vero carattere. Crescendo ho eliminato la mia timidezza, ora sono molto più estroversa ma porto sempre con me dei segni che si presentano nei momenti più tristi e bui, quando mi sento particolarmente sola. E così il mio bisogno di attenzioni eterno mi ha spinto a cercare e innamorarmi dell’uomo “sbagliato”, si sono presentai i vecchi segni e ho commesso degli errori.

Ci amavamo io e il mio uomo ma abbiamo avuto fame di ricchezza e divertimenti, nella maniera sbagliata pensavo di fare soldi. L’interesse materialistico ci ha distrutto sia emotivamente che psicologicamente. Non accettavo i suoi modi di fare, di pensare, di essere a volte, ma per la paura di rimanere di nuovo sola sopportavo di tutto.

Combattevo giorno per giorno cercando un modo per farlo diventare un uomo migliore ma alla fine anch’io sono andata alla deriva, ho smesso di lottare e mi sono fatta prendere dagli eventi.

Ora siamo lontani e privati della nostra libertà, la cosa più importante per un essere umano. Ma riflettendo, come dicevo all’inizio, ho imparato che si deve amare sempre ma non per paura della solitudine ma per il bisogno di donare e ricevere.

Non mi sento colpevole se ho sbagliato per amore ma non è una scusa per buttare all’aria tempo prezioso tolto al futuro.

Non ho ancora dimenticato il mio uomo, gli ho sempre dato sostegno morale, come lui a me, ma adesso ho capito i veri valori e voglio donarli a chi li sa già apprezzare, non a chi ha bisogno di aiuto ma non vuole riceverlo.

Se avere un amato o una amata in carcere come me, come voi, donate il vostro sostegno, fate sentire la vostra presenza ma ricordatevi che prima di tutto dovete imparare ad amare voi stessi e se siete detenuti, come me, forse dovete ancora imparare bene a farlo…

Quindi amici…tempo ne avete tanto…testa e cuore tra le mani e via al lavoro.

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