ANNO 2004
[Sommario]
Un anno colorato di volti nuovi
di Livio Ferrari
Dopo quindici anni di attività, all’inizio di questo 2004 è possibile non solo fare un resoconto ed un’analisi di quanto avvenuto nei dodici mesi precedenti ma soprattutto rilevare le differenze tra l’azione volontaria di ieri e quella di oggi.
Per molto tempo abbiamo tutti operato con grande dispiego di forze nelle tecniche da affinare e all’attenzione da dedicare nell’incontro con la persona in disagio. A seconda dei percorsi, culturali ed esperienziali, le proposte e i progetti erano attraversati da un’idea comune di miglioramento della qualità della vita delle persone in difficoltà e di conseguenza della comunità intera.
In questi ultimi anni la situazione si è progressivamente trasformata al punto che tanta parte del nostro tempo di volontari si è costretti a dedicarla all’impegno politico di coordinamento, di forum, di tavoli attraverso i quali coagulare più forze possibili per arginare e contrapporsi alle proposte di nuove leggi che sono condite di processi destabilizzanti ed emarginanti.
Abbiamo lottato per oltre due anni, con un successo in certi momenti insperato, contro la proposta di legge che voleva stravolgere la normativa sul tribunale dei minoreni e la famiglia; che voleva aumentare il carcere e ridurre la messa alla prova per i minori che commettono reati; che voleva portare l’età punibile dagli attuali 14 ai 12 anni; che voleva mandare i rei in età minorile al carcere per adulti già al compimento del diciottesimo anno di età. Tutto questo nella perversa logica di una società vendicativa, punitiva e repressiva.
Ora la grossa battaglia all’orizzonte è contro l’annunciata proposta di legge che vuole modificare sostanzialmente l’attuale impianto legislativo che disciplina i rapporti con il volontariato, legge 266/91. Le prime scaramucce sono iniziate nell’Osservatorio Nazionale del Volontariato, un Organo del Ministero Affari Sociali, dove furbescamente è stata fatta transitare una bozza che va bene alle grosse organizzazioni del terzo settore, che si dicono volontariato anche se non lo sono, e che vuole ridurre l’azione di gratuità e la forza sociale che il volontariato esprime a mera impresa sociale, snaturandone la storia, l’etica e il ruolo. A corredo l’art. 15 che prevede la gestione diretta da parte dei poteri politici, assessorati regionali e ministero del welfare, del 50% dell’ammontare complessivo che viene elargito ai progetti delle associazioni di volontariato dai centri servizio.
Queste le due punte più grosse che emergono dall’iceberg di un momento storico di ritorno al passato, nel senso peggiore del termine, e che rendono ancora più drammatiche le condizioni di vita delle persone più deboli.
Ecco perchè, allora, nell’anno 2003 il Centro Francescano di Ascolto ha speso molte energie nell’organizzare una serie di incontri seminariali, rivolti alla città. Momenti di dibattito e confronto che hanno voluto rilanciare l’allarme per vecchie problematiche (dipendenze, informazione, giustizia, pace) e nuove forme di sfruttamento degli esseri umani nel nostro territorio (prostituzione). Quest’ultimo segnale di pericolo che abbiamo lanciato, il quale per fortuna ha trovato attenzione e riscontro nelle istituzioni, è stato oggetto di mormorii da parte dei soliti benpensanti, così legati al metodo dello struzzo.
E’ con soddisfazione che, dopo anni e anni da voce che predica nel deserto, finalmente abbiamo visto nascere il tavolo di coordinamento sul carcere. Un ulteriore e necessario passaggio per avvicinare sempre di più la popolazione libera a quella reclusa, per colmare quel fossato di ignominia e vendetta che la nostra società non è ancora stata in grado di superare. Non nella logica del pietismo o in quella contraria della punizione fine a se stessa, ma nelle dinamiche della restituzione del danno, in una pena che sia veramente educativa e “costi”, non ulteriormente alla collettività, per un recupero e reinserimento reale e cosciente.
Il 2003 è anche da ricordare, per la nostra associazione, come un anno di grande ricambio nella presenza dei volontari. Diversi compagni di viaggio hanno dato la precedenza alla famiglia o al lavoro, ma l’arrivo di volti nuovi ha colorato l’impegno di coloro che sono rimasti, e ridato gioia e forza a tutti per un rinnovato stupore nell’incontro con il Cristo sofferente.
Tanti sono oramai gli ambiti in cui i volontari sono impegnati, oltre a quelli sul carcere e sulla prostituzione, siamo nella Consulta provinciale dell’immigrazione, nella Consulta provinciale sulla pace, nel Tavolo di assistenza legale agli immigrati, nella Conferenza regionale volontariato giustizia del Veneto, nel Seac regionale Veneto, con Libera Veneto, nel Seac nazionale e personalmente, ma coinvolgendo anche alcuni volontari, nella Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia. Questo Organismo, che è nato con il contributo dell’amico scomparso Luciano Tavazza, essendo un progetto partito dal sottoscritto lo sento anche come dell’associazione, che è il luogo delle mie radici e del mio servizio, perciò è un po’ di tutti noi.
In questi sei anni di vita e dieci di costruzione,
Possiamo perciò affermare che il Centro Francescano di Ascolto, questo piccolo tralcio che insiste nell’albero della solidarietà, desidera anche per il futuro continuare ad essere promotore di giustizia nell’attenzione ai dolori e alle fatiche umane sulle orme di San Francesco.
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Nel 2003, sulle strade della solidarietà
1. Roma –
Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia – Seminario “Giustizia
e società: il volontariato penitenziario si conta” - 2.
Padova – Caritas Diocesana – Corso di
formazione “Il volto dietro le sbarre- Carcere e società” - 3.
Torrette di Ancona – Itis Volterra di Torrette (An)
– Seminario “Sogni di cartone” - 4. Roma
– Lega delle Autonomie – Convegno nazionale “Salute in
carcere, un diritto da garantire” - 5. Treviso
– Centro di Servizio per il Volontariato – Convegno “Voci di
dentro” - 6. Fano (PU) –
Associazione Officina – Convegno “Carcere pattumiera umana e
sociale” - 7. Cagliari – Movi
– Convegno nazionale “Dalla terra promessa alla terra
permessa” - 8. Castiglione
della Pescaia (Gr) – Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca –
Seminario nazionale “Interventi integrati nel carcere” - 9. Terni
– Centro di Servizi per il Volontariato – Convegno “Diritti e
legalità nell’Italia che cambia” - 10. Rovigo
– Istituto Tecnico Commerciale – Corso “Art.
27 della Costituzione” - 11. Roma – Società di
S. Vincenzo De’ Paoli
– Seminario “Il problema carcerario in Italia: attualità e
prospettive” - 12. Pisa – Cesvot
– Corso di formazione “Il protocollo d’intesa tra
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Francescani per iniziative coraggiose
di Fulvianna Godino
Ho conosciuto il Centro Francescano di Ascolto quando
facevo parte dell’Ordine France-scano Secolare solo da qualche anno,
nella Fraternità del piccolo paese di Canda ed
ero venuta a Rovigo, semplicemente curiosa di conoscere questa derivazione
dell’OFS. Se non sbaglio, era l’ottava Assemblea, il 2 febbraio
1997 ed erano presenti P. Giorgio ed il Padre Provinciale di allora, tornato in
nottata dall’Angola, che voglio ricordare con commozione e riconoscenza:
P. Urbano Bianco a 40 giorni dalla sua improvvisa scomparsa. E’ stata una
magnifica giornata; mi sono commossa nell’apprendere di tante iniziative
e mi ha edificato la capacità di questi giovani di sacrificarsi per il
prossimo, per gli ultimi. Partecipavo dunque quasi per caso, ma il Signore si
serve anche del caso per aprire gli occhi sulle necessità dei fratelli.
Tornata a casa, sono andata a rileggermi gli articoli della Regola, che mi
sembrava di sapere, ma ho scoperto che mi ero sempre accontentata della teoria
e con una buona dose di presunzione ero soddisfatta di mettere in pratica
l’art. 16: I Francescani reputino il lavoro come dono e come
partecipazione alla creazione, redenzione e come servizio della comunità
umana.
Il mio lavoro infatti prevedeva il contatto con
fratelli sfortunati, minorati nel fisico, bisognosi di consigli ed
incoraggiamenti. Ma, dopo aver sentito tante testimonianze di vero amore
cristiano da parte degli aderenti al Centro, mi sono resa conto che nella
Regola ci sono altri articoli che indicano come mettere in pratica la
famosissima frase conclusiva dell’art. 4: I francescani Secolari si
impegnino ad una assidua lettura del Vangelo, passando dal Vangelo alla vita e
dalla vita al Vangelo. Questo
articolo diceva prima che Francesco fece di Cristo l’ispiratore ed il
centro della sua vita con Dio e con
gli uomini. I francescani secolari sono tenuti ad imitare Francesco,
e girando per le Fraternità, ho prestato più attenzione alla vita
delle mie sorelle e fratelli francescani, di cui con molta discrezione ed
umiltà in genere non si conoscono le opere, ma ci sono tanti che si
adoperano in difesa della vita (come nel Centro Aiuto alla Vita) o dei fratelli
più emarginati, come gli Amici di S. Francesco che servono i poveri
nella distribuzione dei viveri, vestiario, mensa, etc.
I volontari di questo Centro e gli altri, cercano di
seguire Francesco d’Assisi, di cui il Vescovo Mazzocato
diceva nell’ultimo incontro con l’OFS diocesano a Costa in
settembre: La spiritualità di S. Francesco è la
spiritualità della Chiesa. Credo che questa sia una delle grandezze di
S. Francesco. La sua qualità è di averla introdotta in maniera
radicale. Saggiamente Francesco, circa 750 anni fa, aveva messo nella
Regola delle istruzioni pratiche per riuscire ad attuare l’evangelica
forma di vita. Il testo della Regola è stato modificato nei secoli,
ma sostanzialmente rimane intatto lo spirito, ed è un’indicazione
precisa per avvicinarci al più grande comandamento che Gesù
è venuto a proporre per completare la legge di Mosè:
ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e tutta la tua mente e il
prossimo tuo come te stesso.
Nella prima lettera di Giovanni è ripetuto
costantemente che non si può dire di amare Dio, se non si ha un’attenzione
premurosa, samari-tana, verso i fratelli. Ho evitato di dire “se non si
amano i fratelli”, perché se facciamo un’inchiesta, la
maggioranza risponderà convinta: “si, li amo”, ma aggiunge
qualche se, es.“ se mi stanno alla larga”
o qualche altra limitazione, che chi lo dice non si accorge che sottintende un
chiaro e completo no, perché il Vangelo è molto chiaro: il vero
amore è senza condizio-namenti.
Madre Teresa di Calcutta ha scritto: Oggi
Gesù rinasce, vive e muore nelle persone rifiutate, disoccupate,
ignorate, affamate, malate, senza vesti e senza casa. Sembrano inutili allo
Stato, alla società e nessuno ha tempo per loro. Trovarli ed aiutarli
spetta a noi, a me e a voi. Sono loro il Cristo di ieri, di oggi e di domani,
che voi ed io dobbiamo riconoscere. Non accontentiamoci di dare solo denaro.
Queste persone hanno bisogno delle nostre mani che servano, del nostro cuore
che le ami.
I francescani secolari in genere lo hanno capito, e
nella loro vita hanno fatto posto per il volontariato, seguendo appunto
[Sommario]
Dalla strada alla “Luna”
di Irene Rigobello e Alessandro Sovera
La
tradizionale attenzione del Centro Francescano di Ascolto verso le
necessità presenti nel
territorio, per il diritto di ogni persona a vivere in un ambiente sano, di
avere relazioni affettive ed interpersonali, è alla base anche del progetto “Luna”.
La prostituzione rappresenta un tema al tempo stesso scomodo e affascinante,
per la complessità delle relazioni di vita quotidiana e dei rapporti
sociali che attraversa. Il carattere solo nascente del fenomeno prostituzione
nel nostro territorio non può essere inteso come alibi per non
affrontarlo, ma al contrario, deve
essere inteso come un’opportunità per analizzarne le dinamiche e le evoluzioni, permettendoci,
così, di costruire interventi e risposte concrete per aiutare le vittime
di sfruttamento sessuale. In questo senso il progetto “Luna” vuol
essere un laboratorio di osservazione e sperimentazione propositiva, cercando
di non trascurare nella formazione e nell’opera dei volontari né
la preparazione teorica, né la capacità di azione pratica che un
intervento di questo tipo richiede. La prostituzione è, prima e
più che un problema sociale, un fenomeno sociale che riguarda tutti. Per
questo motivo è necessaria fin dagli inizi del nostro impegno
l’adozione di un orientamento aperto e collaborativo,
nell’ottica di dialogo e cooperazione in rete sia con altre associazioni
che le istituzioni. Come è nata Luna? Il 27 febbraio 2003 si è
tenuto un seminario pubblico a Rovigo sul tema prostituzione, all’interno
di un ciclo organizzato dal Centro Francescano di Ascolto. Questa è
stata l’occasione per informarsi e confrontarsi, per la prima volta, sul
tema prostituzione nella nostra città. Da quel momento di dibattito pubblico si è sentita
l’esigenza di approfondire la conoscenza della realtà di Rovigo e
provincia, relativamente al fenomeno in questione, giungendo poi alla creazione
di una tavolo operativo presso la sede dei servizi sociali del comune di
Rovigo, alla quale partecipano i rappresentanti del pubblico e del privato
sociale (tra i quali rappresentanti della nostra Associazione). Da questi primi
movimenti e rapporti si è fatta sempre più forte
l’esigenza, da parte nostra, di creare un aiuto concreto, un ascolto
attento alle esigenze delle persone vittime di sfruttamento fisico e
psicologico. Il punto di partenza per la creazione di un servizio che possa
realmente aiutare le persone deve tener conto anche di una quanto più
possibile diffusa operazione di informazione sul servizio stesso, sulla sua
esistenza ed ubicazione, sul suo target di utenza, sulle prestazioni che
intende offrire. A tal fine abbiamo progettato del materiale informativo
destinato a essere distribuito in diversi possibili punti di contatto con
persone che potrebbero avvalersi del nostro aiuto. Parallelamente vogliamo
dedicare quanta più attenzione possibile alla formazione dei volontari
del Centro per una efficace gestione di questa problematica complessa e di non
facile comprensione. La disponibilità all’ascolto e al colloquio
libero, e a trovare quindi un aiuto pratico, efficiente ma allo stesso tempo
non formale, vuole essere sempre l’obiettivo primario della nostra
attività. Il progetto “Luna” potrà, pertanto, in
futuro divenire luogo e spazio di riferimento dove offrire: a) informazioni
sanitarie e possibilità di accompagnamento ai servizi socio-sanitari
ubicati nel territorio, attraverso volontari e mediatori culturali; b)
informazioni civiche attraverso una mappa dei servizi accessibili a stranieri
senza documenti; c) informazioni legali relative alla legislazione
sull’immigrazione; d) aiuto pratico a persone sfruttate, attraverso
l’apporto di rete con altre organizzazioni impegnate in tutta Italia;
etc. Lo slogan che abbiamo adottato per contraddistinguere questo servizio
è: “Ascoltare per capire, capire per risolvere”.
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Al tavolo delle povertà
di Vittorio Fiore
Durante
tutto l’anno ho partecipato, a nome della nostra associazione, alle
riunioni della rete territoriale per i senza fissa dimora e in condizioni di
povertà estrema, della quale si è tra i promotori e a cui si aderisce. La rete si è
costituita coordinata dall’assessorato ai servizi sociali del Comune di
Rovigo nell’ambito di ..”un progetto che si rivolge prevalentemente
a persone che, in seguito ad un peggioramento delle condizioni di vita hanno
subito un evento precipitante (quali uno sfratto, la perdita di lavoro,un divorzio, un lutto,
etc.) che li ha portati alla perdita dell’abitazione e vivono in
condizioni di povertà estrema associate alla mancanza di capacità
relazionali, privi di un supporto familiare e di riferimenti solidi e
significativi con la comunità circostante”. Pertanto il Comune,
anche per conoscere la reale portata del problema, ha attivato un centro di
ascolto affidato alla coop. sociale “Porto Alegre”, allo scopo di coordinare e integrare gli
interventi utilizzando anche personale con esperienza nel settore della
emarginazione. Inoltre, tramite associazioni di volontariato presenti nel
territorio, ha istituito un servizio di strada per un primo contatto con
persone emarginate e sono state migliorate strutture destinate all’accoglienza.
In questo quadro, allo scopo di un sempre più ampio coinvolgimento delle
associazioni di volontariato, è stata ravvisata
l’opportunità di dar vita ad un organismo di raccordo e
coordinamento fra l’Ente pubblico – Assessorato alle politiche
sociali - e le associazioni stesse
che operano in servizi rivolti a persone in condizioni di povertà
estrema e senza fissa dimora, pervenendo alla sottoscrizione di un protocollo
d’intesa, il 29 aprile 2003, al quale hanno aderito tredici associazioni,
con lo scopo di riunirsi periodicamente
per confrontarsi sulle politiche sociali, sulle iniziative da prendere,
per scambiarsi informazioni sulle attività svolte, per la promozione di
progetti finalizzati a realizzare servizi rivolti a persone in stato di grave emarginazione. Allo
stato attuale i servizi presenti nel nostro territorio che vedono impegnate le
varie associazioni di volontariato, supportate dall’Ente pubblico sono:
la mensa per i poveri, con la distribuzione di vestiario ed alimenti (Frati
cappuccini, S.Vincenzo, Caritas
diocesana, Croce Rossa femminile, Banco Alimentare); assistenza di strada
tramite lo stazionamento di un camper per tre sere la settimana nei pressi
della stazione ferroviaria (Associazione Emmaus);
accoglienza di primo livello con disponibilità di alcuni posti letto per
far fronte ad interventi urgenti e di breve durata (Centro Arcobaleno, Piccola
casa di Padre Leopoldo, Associazione Emmaus);
accoglienza di secondo livello per presenze che si prevedono più
prolungate e che necessitano di attività di assistenza e di
accompagnamento a favore degli ospiti (Associazione Portaverta,
Associazione Raggio di sole); accoglienza di terzo livello per presenze che si
prospettano di più lunga durata . Allo scopo sono disponibili due
appartamenti ristrutturati di proprietà del Comune,
l’attività verrà iniziata entro breve tempo. Ho voluto
accennare brevemente alle tematiche sopra esposte perché ritengo utile
che, all’interno dell’associazione, si conosca dove siamo impegnati
anche se il nostro apporto (tramite la mia persona), durante lo scorso anno,
è stato esclusivamente di presa di contatto e di presenza alle riunioni
del tavolo di coordinamento. Inoltre ritengo anche importante che le
informazioni in merito a tutti i tavoli sui quali siamo impegnati siano
conosciute dai ogni volontario, perché nella nostra attività di
attenzione e aiuto alle persone in difficoltà potremmo imbatterci in
situazioni che possiamo risolvere indirizzando le persone alle strutture
esistenti. Debbo infine
sottolineare che i servizi richiamati richiedono un sempre più
intenso coinvolgimento del volontariato, specie nella gestione concreta delle
strutture e nella presenza presso le stesse. La nostra Associazione è
orientata attualmente, stante le disponibilità esistenti, sui problemi
del carcere e della giustizia, dove svolge una azione che ritengo
insostituibile, tuttavia non fa male sapere che ci sono anche altri campi di
intervento che richiedono mano d’opera, nella speranza che il nostro
apporto possa essere in futuro più consistente.
[Sommario]
Un ascolto sempre più quotidiano
di Fabio Furini
Il 2003 è stato un anno di servizio ascolto e
segreteria sempre più quotidianamente intenso e fedele, sia da parte dei
volontari che delle persone che vi si sono rivolte.
La presenza settimanale continua di una ventina di
volontari ha facilitato l’accoglienza dei diversi bisogni manifestati
dalle persone che bussano alla nostra porta. Essi hanno ricevuto risposte di
ascolto, di relazione, di informazione e di accompagnamento verso un
cambiamento e risoluzione dei loro problemi.
Il lavoro espresso dal servizio ha permesso di
rispondere tempestivamente alle richieste, di mantenere e perseguire il lavoro
espresso nei progetti attuati dall’Associazione.
L’attività in sede
Le numerose richieste d’informazione, accanto
alla promozione di iniziative e progetti di aiuto, hanno permesso di
consolidare ed estendere la rete di rapporti e collaborazioni con gli Enti
Pubblici (Assessorato Servizi Sociale del Comune di Rovigo, servizi dell’Asl 18, Centri di Servizio per il Volontariato, organismi
del terzo settore regionali e nazionali), con associazioni di volontariato e
cooperative sociali e con i cittadini.
Si è anche consolidata la progettualità
esistente, resa più efficace dall’inserimento di nuovi volontari
che hanno stimolato e reso efficaci le diverse iniziative promosse dal Centro
dirette ad un lavoro di risposta ai problemi del disagio offrendo di
conseguenza servizi più qualitativi e mirati.
Nella Tabella, riportata di fianco, si evidenzia un
leggero aumento dei rapporti di rete che hanno permesso all’associazione
di essere un importante punto di riferimento nel territorio in ambito sociale.
Il lavoro di segreteria permette ogni giorno di
mantenere tutti i contatti con le varie realtà che lavorano e
collaborano con l’associazione, offrendo informazioni utili a chi cerca
aiuto o riferimenti adeguati alla propria richiesta, informando e collegando
tra loro le attività e i servizi dei volontari.
Parallelamente c’è il disbrigo di
pratiche amministrative (lettura e protocollo posta, telefonate, risposta alla
corrispondenza, informazioni), oltre alla grande quantità di materiale
di formazione senza il quale i volontari sarebbero privi delle informazioni e
conoscenze necessarie per
rispondere alle esigenze e necessità degli utenti e dei loro
familiari.
La segreteria assicura anche il passaggio puntuale e
preciso delle richieste di colloquio, delle attività promosse dal
Centro, delle informazioni che pervengono da altri enti, delle adesioni ad
iniziative (convegni, forum, incontri) promosse da altre associazioni e da enti
pubblici e privati.
Accoglienza e ascolto
Anche nel 2003 i contatti con l’utenza si sono
concentrati maggiormente nei mesi invernali e primaverili. Rispetto
all’anno 2002 si nota un discreto incremento dei contatti ed incontri con
le persone, dalle richieste ed esigenze più specifiche.
Sono in costante aumento le problematiche che
riguardano la detenzione. Qui la domanda d’aiuto si è concentrata
nelle richieste di ascolto, sostegno e successivamente di inserimento
lavorativo e di ricerca della casa. A questi interventi si è aggiunto
l’informazione ed il sostegno a familiari e volontari che seguono la
persona.
Lo sviluppo e il sostegno dei progetti d’inserimento
lavorativo di detenuti e dello Sportello Giustizia, il maggior impegno profuso
dai volontari nella Casa Circondariale di Rovigo, trovano nel servizio ascolto
un ambito informativo e di mantenimento dei contatti con gli enti partecipanti
all’esperienza. Un dato
curioso è il ridursi delle problematiche legate al disagio familiare che
però non scompaiono, ma riemergono in altre più forti e concrete
come le richieste di lavoro e di casa sintomi di una marcata insicurezza
economica che va ad incidere in situazioni familiari precarie.
Si constata poi un dato importante: è
raddoppiato il numero di contatti con le persone straniere e in particolar modo
con quelle che hanno a carico una famiglia. Esse vivono sempre più in
situazioni di emarginazione e la risposta ai loro bisogni trova ancora poche
risposte o progetti di aiuto e sostegno specifici per i loro principali
problemi: la casa e il lavoro. Il Centro ha continuato a fornire loro aiuti
primari e per lo più informazioni e riferimenti per una integrazione
sociale nel territorio.
Sono in numero assai poco rilevante, invece, le
richieste di aiuto legate alle problematiche del disagio psichico, dei senza
fissa dimora e al sostegno dei malati di aids.
Un dato sempre positivo sono le richieste per fare volontariato
nell’Associazione. Nel 2003 queste richieste hanno mantenuto il livello
dell’anno precedente grazie alle varie iniziative di informazione e
sensibilizzazione svolte in ambito scolastico e pubblico, ma sintomo anche di
una ricerca, di una sensibilità ai problemi sociali legati ad un
rinnovato impegno da parte delle persone.
Il futuro: la costante presenza dei volontari
Gli interventi posti in atto in questi ultimi anni
hanno cercato d’integrarsi con le esigenze del nostro territorio per dare
risposte puntuali alle varie richieste d’aiuto.
Si è ulteriormente rafforzato il sistema dei
rapporti di rete tra il Centro Francescano di Ascolto e le varie realtà
sociali del nostro Polesine. I progetti attuati e le iniziative culturali
devono trovare sempre più spazi specifici nella nostra realtà
locale per poter dare risposte nuove e più efficaci ai bisogni delle
vecchie e nuove povertà.
Mantenere i progetti esistenti con l’innesto di
nuovi volontari deve permettere di impiegare in modo ottimale tutte le risorse
umane ed esperienziali accumulate in questi quindici
anni di servizio in Rovigo. Stanno diventando loro il cuore pulsante e il
futuro vero dell’associazione, in modo speciale coloro che, anche nei
servizi più nascosti, permettono agli altri di esserci ed accompagnare
tante persone fuori dal tunnel del disagio e dell’emarginazione sociale.
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Donne dentro, incontro e condivisione
di Rossella Magosso
Sono
una volontaria di giovane esperienza carceraria, e il termine volontariato
è una parola dal forte
significato: donarsi, dedicarsi a chi è in difficoltà, senza
condizioni. Il mio percorso come volontaria inizia molto tempo fa, ancora
giovane iscritta all’Azione Cattolica. Fu poi interrotto perché
iniziai a lavorare e ad avere famiglia. Il volontariato è ritornato
quando sono andata in pensione; ho iniziato sotto vari aspetti a dedicarmi agli
altri. Nel mio paese ho seguito e lavorato molto nel sociale, e poi sono
approdata al Centro Francescano di
Ascolto che si occupa anche di volontariato in carcere. Era da tempo che mi
suonava nella testa la parola carcere, dopo alcuni episodi mi è sorta la
necessità di conoscere questo mondo, questa realtà a me fino ad allora
sconosciuta. Sul Gazzettino ho trovato un articolo nel quale Livio Ferrari faceva un appello a persone che potevano
essere interessate a questo servizio, così ho risposto e il Centro mi ha
accolta. Settimanalmente entro nella Casa Circondariale di Rovigo. La
sensazione che ho nel varcare questi cancelli, pur non fraintendendo, non
è di chiusura ma di ospitalità, in quanto ho trovato
collaborazione da parte di tutti gli agenti della polizia penitenziaria,
disponibilità e cordialità. Non ho sentito disagio neanche ai
primi ingressi, forse arrivando da un mondo lavorativo come infermiera mi
è stato più facile superare certe paure e pregiudizi. Sono entrata la prima volta
con Michela, una volontaria giovane dell’associazione, piena di
entusiasmo e voglia di conoscere.
Alcune detenute un po’ per curiosità nel voler vedere chi
trovavano, un po’ per uscire dalla loro cella sono arrivate
all’incontro, è stato interessante e spontaneo. Gradualmente si
è instaurato un rapporto di
fiducia, simpatia e voglia di stare insieme senza un motivo specifico.
Il nostro impegno, compito, sarebbe quello
di raccogliere articoli che le detenute scrivono per poi inserirli nel
giornale del carcere “Prospettiva Esse”. E’ difficile
riuscire a farle scrivere, oltre al fatto che alla sezione femminile
c’è un ricambio abbastanza continuo di detenute. Ci sono poi molte
extracomunitarie che l’italiano lo capiscono ma hanno molta
difficoltà a scriverlo. Ciononostante la mia presenza viene accolta e mi
fa piacere costatare che c’è entusiasmo e voglia di comunicare. La maggior parte sono
ragazze giovani, con alle spalle un bagaglio di vita, di esperienze, che
però le ha già pesantemente segnate. Sanno apprezzare il nostro
impegno nell’offrire loro un
po’ del nostro tempo, il dialogare con scambio di opinioni sempre nel
rispetto reciproco. Il mio è un modesto, semplice contributo che offro,
ma mi rende carica perché questa esperienza mi ha resa più forte
nell’accettare tutto ciò che di negativo la vita comporta. Ognuna
ha la sua storia, non spetta a me giudicare, io offro la mia esperienza di vita
fatta di normalità, di voglia di vivere, offro il mio sorriso sincero
per entusiasmare i loro cuori. La vita è bella e vale la pena viverla,
non sempre è generosa con tutti, tanti sono i risvolti per ognuno di
noi, basta saper affrontare con impegno e caparbietà e non
“mollare l’osso”. Abbiamo festeggiato il Santo Natale in
carcere ed è stato un momento conviviale condiviso da quasi tutte le
detenute, con me c’era Marta e una volontaria di un’altra
associazione. Condivisione, voglia per un ‘attimo di spaziare e
avvicinarsi al mondo reale che c’è fuori, questo ho colto nelle
ragazze, ma con la coscienza di dover restituire ciò che devono alla
giustizia. La sofferenza per un paio d’ore viene messa da parte, allegria
e risate hanno tenuto compagnia a tutte noi, mescolandoci, perchè in
quei momenti siamo tutte uguali.
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Mostrami Signore il tuo volto
di Christian Malanchin
Da quasi tre anni, oramai, la strada della mia vita si è incrociata con quella degli amici del Centro Francescano di Ascolto, per un orizzonte di servizio rivolto ai fratelli in carcere, una via che all’inizio era piuttosto stretta, vissuta nelle difficoltà di un impatto con una realtà del tutto nuova per chi scrive, carica di sfide, che mi ha esposto continuamente al rischio di rifiuti o fraintendimenti. Ma dopo i primi mesi, quell’angusto sentiero si è sorprendentemente aperto davanti a me. Quest’anno veramente tante sono state le persone detenute che ho conosciuto e con le quali intrattenuto un rapporto personale, attraverso i colloqui del lunedì pomeriggio, traducendosi tutto ciò in un appassionante servizio anche all’esterno della casa circondariale, prendendo contatto con familiari ed amici dei detenuti, sportelli od uffici pubblici, ditte di lavoro etc… Un ritmo quindi intenso, da conciliare con gli impegni e lo stile di vita propri del cammino di formazione al sacerdozio che sto percorrendo in seminario a Rovigo. Come però un automobilista, quando è sicuro di sé, trovando una strada che gli sembra oramai di conoscere bene, tende a oltrepassare i limiti di velocità, ma così facendo, si espone al pericolo di un brutto scontro se incappa davanti ad un ostacolo imprevisto, così anch’io ho vissuto poco tempo fa un evento che mi ha provocato al punto tale da indurmi a mettere in discussione tutto il mio operare. Da alcuni mesi stavo seguendo un giovane ragazzo di origini nomadi al quale era stato concesso il beneficio della detenzione domiciliare. Ogni volta che lo incontravo i suoi pensieri erano concentrati su un’unica necessità: trovare un lavoro per poter cambiare vita e risollevare le proprie condizioni economiche, e si tormentava ogni giorno di fronte alla prospettiva di dover tornare a delinquere indotto dal bisogno, qualora non avesse trovato un’occupazione. Mi misi subito in ricerca di una sistemazione per lui, ma dopo i primi contatti con diverse ditte, compresi che si trattava di un tentativo quasi disperato poiché nessuno era disponibile ad assumerlo, proprio a causa dei suoi precedenti penali. Preso da scoraggiamento e dall’urgenza di affrontare altri casi, decisi di accantonare il problema. Solo dopo diverse settimane riaffrontai la questione e subito fortunatamente mi si prospettò davanti l’occasione di avviare al lavoro quel ragazzo presso una cooperativa. Tutto contento per la bella notizia da comunicargli, mi recai direttamente presso il suo domicilio ma scoprii con grande amarezza che era evaso il giorno precedente: aveva infatti perso ogni speranza e l’attesa gli era divenuta insostenibile. Immediatamente mi balenò l’idea che, se solo mi fossi interessato di quel ragazzo con maggiore solerzia, la sua vicenda avrebbe avuto un diverso epilogo: ma ciò non era accaduto! La circostanza mi mise in crisi e mi indusse a chiedermi: che senso ha per un ragazzo in formazione presso il seminario, che necessita di tranquillità da dedicare alla preghiera, allo studio e alla meditazione, un correre talvolta frenetico per un servizio di volontariato, in un ambiente così particolare e distante rispetto a quello della parrocchia, dove il mio futuro sembra indirizzato. Contemporaneamente mi affiorò l’idea che forse era meglio lasciare questo tipo di servizio per dedicarmi con maggiore serenità agli impegni in seminario e per poter godere più intensamente della presenza del Signore. Ma, una sera, mentre mi trovavo in adorazione eucaristica, tra le luci soffuse della piccola cappella del vescovado, fui inspiegabilmente attratto da un particolare, che certo non mi era nuovo, ma che in quella circostanza mi provocò in maniera straordinaria: l’ostia consacrata dinnanzi alla quale mi ponevo in preghiera. All’apparenza altro non era che un piccolo pezzettino di pane, non attraente alla vista, non particolarmente appetibile al gusto e all’olfatto, insomma tra tutti gli alimenti il più semplice, perché pane, e tra tutti i tipi di pane il meno raffinato, perché neppure lievitato. Uno di quei prodotti che, per la quantità e qualità nessun fornaio riuscirebbe mai a vendere ma sarebbe destinato ad essere rifiutato da chiunque, tanto che quel fornaio, alla fine, stanco di vederlo lì, lo getterebbe sicuramente via tra le immondizie, in mezzo a tutte ciò di cui la nostra società si disfa o abbandona. La cosa che più mi riempiva di stupore quella sera era che proprio di quel pane, così infimo, Dio aveva scelto di prendere le sembianze: Proprio lì Dio si manifestava e rivelava il suo essere più profondo e proprio lì non riuscivo a fare a meno di intravedere i contorni di tanti volti incontrati in questi anni dentro al carcere: uomini e donne dal viso sfigurato dalle prove della vita, falliti, stanchi, delusi, dimenticati in una solitudine angosciante, rigettati e reietti dalla società, privati di ogni diritto e speranza in un futuro. Quel lungo scorrere di volti mi fece gridare nella parte più intima di me stesso, le parole di un salmo: “mostrarmi Signore il tuo volto! Il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto!”. Quel volto di Dio che mi sforzavo di contemplare nelle mie meditazioni non era poi così lontano da me, era più alla portata di quanto potessi immaginare. Da allora ho compreso che quell’attività di volontariato non rappresentava un diversivo o un momento extra rispetto al mio cammino di formazione in seminario, ma ne era invece un meraviglioso prolungamento, che arricchiva il tutto completandolo. Quando oggi, mi reco al consueto appuntamento settimanale in quel luogo di sofferenza, lungo il tragitto mi sembra di prolungare quella preghiera che ho appena terminato in seminario chiudendo il breviario, al vedere un carcerato mi appare davanti un “ostensorio vivente” di fronte al quale ammirare il volto di Cristo, un uomo crocefisso simile a quello che si trova nella mia cappella. Così pure ogni dialogo, con quelle persone, si traduce in una preghiera continua perché ogni mia parola possa essere ispirata dal Signore e sia quella più adatta, e raggiunga il suo fine di consolazione e di pace in chi la riceve.