ANNO 2002

SOMMARIO anno 2002

  1. Tra giustizia e carità... francescanamente (Livio Ferrari)
  2. Novità di vita (Christian Malanchin)
  3. Sorpresa di essere sorpresa (Michela Sasso)
  4. Potere e povertà (Alberto Scaranello)
  5. Nel 2001, sulle strade della solidarietà
  6. Accogliere e ascoltare nel quotidiano (Fabio Furini)
  7. Cultura francescana e impegno sociale (Alessandra Recchiuti)
  8. Cultura del carcere (Marta Muraro)
  9. La banca del tempo (Massimo Guglielmo)

 [Sommario]

Tra giustizia e carità... francescanamente

di Livio Ferrari

 

Un’associazione di volontariato, situata in una città di piccole dimensioni come il capoluogo polesano, diventa un osservatorio particolare per avere un quadro alquanto esauriente delle problematiche sociali che vive il territorio, delle mutazioni che queste hanno e producono nel tempo. In effetti il Centro Francescano di Ascolto è nel quattordicesimo anno di vita e il quadro sociale nel quale si trova ad operare ora è assai diverso da quello del 1988 quando ha iniziato, timidamente, a muovere i primi passi.
La presenza di immigrati, provenienti dai Paesi più poveri della terra, è diventata una realtà sempre più dimensionata e complessa, correlata di problematiche che non sono legate solo alle necessità più impellenti ed ovvie, quali il lavoro e la casa, ma, conseguentemente alle politiche di chiusura e discriminanti nell’accoglienza, molti di costoro hanno finito per essere arruolati nella piccola criminalità, nello spaccio della droga, nella prostituzione, nel commercio illegale, nei furti d’auto, etc. Un panorama desolante che, seppur ridotto rispetto alle dimensione che tutto ciò assume nelle grosse città, certamente non deve essere sottovalutato e ridotto a mero problema di polizia.
La povertà, anche se meno evidente di un tempo, è in aumento anche nei nostri quartieri. Quella di persone disoccupate perché licenziate a quaranta-cinquant’anni e oramai difficilmente competitive sul mercato del lavoro, di coppie che si separano e singolarmente non sono più in grado di avere entrate economiche adeguate per una decente sussistenza, di coloro che rientrano nel circuito sociale dopo la carcerazione senza però aver più né famiglia né lavoro, di stranieri che non trovano lavoro e vivono in “angoli” di emarginazione, di giovani con tragiche patologie psichiatriche che quando restano senza famiglia diventano un peso, non solo economico, per la comunità.
La nostra associazione, in questi ultimi anni, si sta sempre più connotando per l’impegno profuso nell’ambito della giustizia in generale e rispetto al mondo dei carcere in particolare. La presenza costante dei nostri volontari all’interno della Casa Circondariale di Rovigo, sia nella sezione maschile che in quella femminile, è il primo di molteplici interventi prodotti in questo settore. I colloqui di sostegno sono il primo approccio verso le persone detenute, poi il coinvolgimento nella redazione del giornale del carcere “Prospettiva Esse”, che ha superato i cinque anni di vita e del quale siamo gli editori, il prestito dei libri in collaborazione con l’Accademia dei Concordi, 1’attività di cineforum, etc.
Il 2002 vedrà continuare, per il terzo anno consecutivo, un progetto denominato “Il carcere della città” che prevede I’uscita quotidiana di quattro detenuti per recarsi presso due cooperative, “Progetto ’81” di Rovigo e “Spazio Elle” di Monselice, per un periodo di sei mesi, durante il quale saranno impegnati in attività di formazione al lavoro. Per ogni detenuto che poi termina lo stage ce n’è un altro che può sostituirlo fino ad esaurimento del budget di finanziamento. Nel progetto è inserita anche la sperimentazione teatrale che viene curata dall’associazione “Arancio Chimera” di Rovigo e che ha dato ottimi risultati sia di coinvolgimento che di qualità nelle elaborazioni teatrali proposte negli anni precedenti. Tutto questo programma è stato possibile realizzarlo grazie al contributo economico del Centro di Servizio per il Volontariato, per il 70% del finanziamento, e del Comune di Rovigo per il 20%. Questo progetto, oltre ad avere dei positivi esiti relativamente alle persone detenute che in questo modo vengono tolte alla noia e alla quasi totale inutilità del carcere, le riabituano alla socialità esterna e crea le necessarie opportunità lavorative, è stato un pungolo per la direzione del carcere che, in conseguenza della positività dell’esperienza, ha ricavato una piccola “sezione” per la semilibertà.
L’anno appena iniziato vedrà pure la continuazione della convenzione in essere tra questa associazione e il Centro di Servizio per il Volontariato della provincia di Rovigo per la gestione dello “Sportello Giustizia”, che è un servizio di sostegno, consulenza e formazione rivolto alle associazioni di volontariato della regione Veneto impegnate nel carcere e nella giustizia. L’attività dello sportello sta in effetti decollando in questo ultimo periodo, in quanto ci sono voluti quasi due anni a coinvolgere e far comprendere la valenza del progetto ai centri di servizio delle province venete, e far sì che a loro volta si facessero promotori presso le locali associazioni di volontariato. Tra le diverse iniziative che lo sportello ha prodotto nel 2001 sono da sottolineare:

  • la mostra “Obiettivo carcere” tenutasi a Rovigo, presso la Pescheria nuova, che è durata dieci giorni e raccoglieva le fotografie fatte in cinque istituti veneti da valenti fotografi, oltre all’organizzazione di 6 seminari monotematici sulle problematiche del carcere;
  • il convegno regionale tenutosi a Verona lo scorso 15 dicembre dal titolo “Diritti e doveri dei detenuti” con la presenza di numerosi esperti;
  • la realizzazione della “Guida per i detenuti”, un opuscolo in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, albanese, serbo-croato) che viene distribuita ai detenuti di tutte le dieci carceri del Veneto.

Una presenza fattiva del Centro Francescano di Ascolto c’è stata anche in occasione del convegno nazionale tenutosi a Padova nel mese di ottobre presso la Casa di Reclusione, un importante appuntamento per tutto il volontariato italiano che si è ritrovato per discutere di informazione, con il contributo di personaggi di questo mondo e di quello dello spettacolo e della letteratura.
Continuiamo ad essere pure sede del Coordinamento degli assistenti volontari del carcere e questo fa sì che il Centro funga un po’ da punto di ferimento per coloro che si approcciano a questo settore e in modo particolare per gli ex detenuti e le famiglie di questi.
E’ continuato anche nell’anno appena trascorso l’impegno profuso per la redazione di “Prospettiva Esse”, il giornale dei detenuti della Casa Circondariale di Rovigo, che è stato registrato presso il Tribunale, ora viene distribuito anche in diversi luoghi d’Italia, ed apprezzato per la singolarità dell’esperienza che vede pubblicate fotografie scattate proprio nell’istituto cittadino.
Continua pure la redazione del bimestrale del volontariato penitenziario “Seac Notizie” che è praticamente l’unico giornale del volontariato impegnato in carcere, che da otto anni va in tutta Italia e viene richiesto anche da biblioteche ed enti pubblici per la specificità dell’argomento e per la particolarità delle notizie riportate. Anche nel corso del 2001 alcuni volontari dell’associazione hanno portato la loro testimonianza e professionalità a convegni, seminari, corsi di formazione e quant’altro, in diverse città d’Italia. Questo rende evidente anche quanto quello che viene progettato e realizzato, soprattutto nel settore della giustizia, poi diventi propositivo per il volontariato e il territorio.
Il sito internet, per esempio, ha cambiato denominazione, attraverso l’acquisizione del dominio, ed è cambiato completamente diventando ancora più attuale e arricchendosi di tanti materiali specializzati per chi opera nel volontariato del carcere. Questa operazione ha avuto diversi echi positivi e fa giungere, attraverso la posta elettronica, numerose richieste di materiale ed informazioni.
Le attività culturali del Centro sempre più impegnano i volontari del Laboratorio di studi, che continuano anche nell’azione laboriosa che richiede la biblioteca attraverso la continua catalogazione di libri, video, CD-ROM, floppydisc, fascicoli, opuscoli, e il servizio di prestito gratuito che continua ad essere fruito quasi esclusivamente da studenti universitari interessati per ricerche e tesi di laurea Un dato dolente viene dal dover constatare l’esaurirsi del servizio di assistenza domiciliare ai malati di aids. Purtroppo l’alacrità di  questo impegno, e la particolare e dolorosa vicenda che investe i volontari impegnati, ha fatto sì che ha usurato quelli che da circa cinque anni si spendevano e non c’è stato il necessario ricambio. La momentanea interruzione non significa che questo servizio sia abbandonato o dimenticato, ma solamente si cercherà di adottare delle strategie di sensibilizzazione e coinvolgimento di nuovi volontari per poter riattivare un abbraccio che, se viene a mancare, fa sentire ancora più soli uomini e donne già colpiti e malati.
Il servizio di ascolto continua a mantenere quel ruolo fondamentale nella vita dell’associazione e, dai dati delle richieste pervenute, che emergono nella tabella riportata più avanti, i disagi di tipo materiale e quelli di tipo affettivo e psicologico sono sempre numerosi. I tre elementi più determinanti, tra i bisogni evidenziati, sono relativi sempre al mondo del carcere, a stranieri in difficoltà e a richieste di lavoro in generale, che stanno ad indicare quanto ancora la nostra provincia sia carente sul piano economico e lavorativo in genere.
Il futuro ci riserva ancora tanto impegno, forse anche di più che in passato, perché “l’aria che tira” non promette niente di buono per chi è povero e debole e non ha voce per difendersi. E’ sempre la solita storia: ricchi e poveri, e così la solidarietà che il volontariato esprime continuerà ad essere importante per non lasciare che venga scavato un fossato sempre più grande tra chi sta bene e chi sta male.
Il volontariato di oggi è maturo per fare scelte coerenti con gli atteggiamenti di attenzione e carità che esprime ogni giorno attraverso le attività, e non farsi abbagliare da abbagli di potere. Di essere scomodo e denunciare i soprusi e le violenze, quando è necessario, ma continuare ad essere promotore di pace, di confronto, di dialogo, di discussione.
Il volontariato è uno dei pochi soggetti liberi che esprime questa società del superfluo e, proprio per questo, deve essere di esempio, prima di chiedere deve dare, senza condizionamenti e per giustizia.

 

 

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Novità di vita

di Christian Malanchin
 

Devo ammettere che l’occasione che mi ha consentito di entrare in contatto con la bella realtà del Centro Francescano di Ascolto è stata del tutto casuale, probabilmente opera di una Provvidenza del cui intervento mi è sempre più difficile dubitare, specie quando quello che mi capita supera di gran lunga ogni attesa e aspettativa prospettabile.
Era da diverso tempo che stavo maturando l’idea di far ingresso nella struttura del carcere come volontario, motivato dall’insolita attrattiva che ha sempre esercitato su di me quell’esclamazione che si legge nel Vangelo di Matteo: “Ero carcerato e mi avete visitato...”; avevo sempre pensato con angoscia ad ogni privazione della libertà personale dell’uomo, e pertanto nutrivo particolare ammirazione per tutte quelle persone, fossero esse volontari, cappellani oppure operatori sociali di qualunque tipo, che cercavano di far sentire meno pesante la condizione di coloro che soggiacevano a simili restrizioni.
Tuttavia, più pensavo a quell’idea, più essa incredibilmente mi sembrava folle e mi assalivano vari interrogativi: io, persona così semplice e comune, cosa posso offrire a quelle persone che si trovano in stato di detenzione? Come pensare che la mia presenza possa essere significativa, visto che di quel mondo conosco molto poco e quel poco che so è per lo più influenzato dagli stereotipi e dai luoghi comuni che circolano comunemente nella nostra società?
La circostanza che mi consentì di superare questo stato di impasse, catapultandomi concretamente verso quell’orizzonte, fu un articolo di un quotidiano locale annunciante l’apertura di una mostra fotografica in pieno centro cittadino dedicata al carcere. Proprio in quel frangente conobbi Livio Ferrari, dal quale fui subito attratto poiché mi diede l’impressione di essere una persona tanto schietta quanto ricca di. esperienza maturata nel servizio “sul campo” e decisi pertanto di aderire alla sua associazione.
Se dovessi descrivere con un’immagine questi primi mesi vissuti all’interno del Centro Francescano, mi paragonerei ad un uomo che, osservando un quadro od un complesso monumentale, dato inizialmente uno sguardo sommario e complessivo sull’opera, crede di averne già colto l’essenza, ma poi avvicinandosi meglio si accorge di non avere notato alcuni particolari che rendono ancora più apprezzabile l’insieme e poi con il tempo ne scopre altri, ed altri ancora... e così via. Insomma è stato per me veramente interessante scoprire la ricchezza di potenzialità di questo Centro, che è data non solo dagli strumenti tecnici e di informazione di cui dispone, ma soprattutto dall’umanità e dalla generosità delle persone che lo compongono.

Non posso nascondere tuttavia che mi è rimasta ancora un po’ di ansia nel cuore per l’attesa dell’autorizzazione (art. 78) che ha tardato non poco ad arrivare, ben sette mesi di distanza dalla presentazione della richiesta, complici i rallentamenti ed i disguidi della burocrazia dell’apparato pubblico, ma il solo pensiero che ora posso stare vicino ai miei “fratelli” in carcere, condividendo insieme le loro difficoltà, mi fa superare anche questa situazione che ha del paradossale e mi aiuta a non perdere quella grande speranza per il futuro che alberga all’interno di me.

 

 

 

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Sorpresa di essere sorpresa

di Michela Sasso

 

Ed eccomi qui anch’io tra i nuovi volontari del Centro Francescano di Ascolto!
Sono Michela e da agosto dello scorso anno sono entrata a far parte dell’Associazione; non avrei potuto fare una scelta più bella! L’anno che è appena passato lo ricorderò soprattutto per questo, perché finalmente sono riuscita a “decidermi”, infondo non erano il tempo o le motivazioni a mancarmi, ma solo la pigrizia e uno stile di vita un po’ “strampalato” che mi hanno impedito di essere presente prima. Ma ogni cosa al suo tempo e probabilmente per me era questo il momento.
Credo in ogni modo che fare volontariato non sia una scelta: non si tratta di un lavoro, dove ti ci ritrovi o di cui vai alla ricerca per esigenze personali, di vita.
Fare volontariato è rendersi disponibili a... per... niente di più, e tutto viene semplicemente dal cuore, perché credenti e perché cittadini di un mondo che se, per tanti aspetti ci unisce, per altri, purtroppo più dolorosi, ci divide: ognuno di noi ha diritto alla serenità, per alcuni è facile trovarla, per altri meno... aiutandoci, spesso tutto diventa molto più semplice.
Qui al Centro immediatamente mi sono sentita “a casa”, tra amici, mi ha colpito in particolare il legame che c’è tra i volontari, la loro disponibilità e la loro simpatia.
Ognuno qui ha ruoli diversi, io presto servizio in sede alcune ore la settimana e da poche settimane ho potuto iniziare ad entrare nel carcere di Rovigo come assistente volontaria, insieme a Marta, Livio, Christian e Massimo che già da qualche anno vi operano.
I primi giorni di servizio in Associazione provavo un sussulto ogni volta che il telefono o il campanello del Centro squillavano... “cosa faccio ora?”.
Poi grazie a tutti, anche se i volontari non sono in numero sufficiente alle necessità di coloro che incontriamo e delle innumerevoli iniziative che vengono portate avanti, spero vivamente che altre persone si coinvolgano presto, ho capito come dovevo comportarmi, come “arrangiarmi”, che credo sia essenziale nel fare volontariato; qui al Centro, per esempio, è importantissimo collaborare, ma in special modo sapersi rimboccare le maniche da sè, come in una grande famiglia
Occorre quindi un grande senso pratico, ma soprattutto, direi, fantasia. Mente sempre attiva per nuove idee, nuovi progetti. Ognuno di noi può diventare “pietra” di qualcosa che va costruendosi e io sono davvero felice di far parte di questo “cantiere” sempre aperto.


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Potere e povertà

di  Alberto Scaranello

 

La storia politica ha avuto nel corso dei secoli quasi sempre prevalenza sulla storia sociale.
La storia dei “poveri”, intesi nel significato evangelico, ha ben poco interessato chi nei regesti ci ha tramandato fatti, cronache e misfatti del potere.
Già, il “potere”. Che affascina e corrompe, che splende e danna.
Quasi la tentazione delle tentazioni, in cui la vanità feconda l’illusione della grandezza, della ricchezza, della potenza.
Sempre la storia ci insegna che mai un potere è durato a lungo: ad ogni ascesa, rapida o meno, è seguita una caduta rovinosa e drammatica.
Eppure sia esso politico, militare, finanziario o altro, il primo scopo che persegue è sempre quello di autoalimentarsi: ed è proprio questo che alla fine sempre fallisce. E così sarà finché “il sole splenderà sulle sciagure umane” di foscoliana memoria.
Ma per l’“Uomo” è un’altra cosa. La “storia” degli uomini è ben diversa dalla “storia” dei politici...
E’ viva e vitale di pianti e di sofferenze, di dolori e fame, di malattie e tragedie vissute sulla pelle, ma anche di quello spirito che la fa pulsare e anima: l’Amore di Dio e la sua gioia.
Quale potrà essere allora il rapporto tra potere e uomo?
Il pensiero va ad una famosa decisione del Sinedrio: “La morte di uno per il bene di tutti”. Furono proprio i poteri pubblici di quel popolo, che aspettava il Messia, a decretarne la morte “per il bene di tutti”, proprio di quel Messia che agiva a servizio di Dio.
Mi è sfuggita la parola “servizio”, sarà freudiano!
Mi chiedo oggi quale Sinedrio condannerebbe un Messia: forse tutti i Sinedri del mondo.
Ma soprattutto mi chiedo quale Pilato si cela ancora nelle nostre coscienze.

 

 

 

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Nel 2001, sulle strade della solidarietà

  1. Orvieto - Caritas Diocesana di Orvieto-Todi - Corso di formazione per volontari nell’ambito del carcere” Motivazioni al volontariato nel campo della giustizia penale”.
  2. Melegnano (MI) - Associazione Il Bivaco - Convegno “Oltre si può. Reintegrazione sociale della persona detenuta”.
  3. Monza (MI) - Associazione Carcere Aperto - Incontro e confronto sull’attività del volontariato penitenziario.
  4. Chiavari (GE) - Caritas Diocesana - Incontro pubblico “Carcere: universo da ripensare”.
  5. Rovigo - Serra Club Rovigo - Incontro “Volontariato, risorsa del nostro territorio”.
  6. Padova - Casa di Reclusione - Giornata di studi “Carcere e immigrazione”.
  7. Roma - Associazione Antigone - Convegno “Giustizia e diritti nella società dell’incertezza. Un nuovo patto per il diritto penale minimo”.
  8. Torino - Ministero Affari Sociali - Convegno nazionale “II volontariato nel terzo millennio” “L’azione volontaria dei giovani: dalla cultura del dono all’impegno civile”.
  9. Torino - Gruppo Abele - Incontro-dibattito “Per una nuova politica”.
  10. Ancona - Caritas Diocesana - Incontro “Per la costruzione della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia”.
  11. Perugia - Comuni di Perugia, Pisa e Roma - Convegno “Progetto Libra”.
  12. Rovigo - Scuola media dei Frati Minori Cappuccini - Incontro di formazione sul volontariato.
  13. Rovigo - Centro di Servizio per il Volontariato - Seminario “Obiettivo Carcere”.
  14. Roma - C.N.C.A. - Seminario di studio “Carcere e dipendenze”.
  15. Verona - Associazione La Fraternità - Incontro pubblico “Il volontariato penitenziario nei progetti personali di cambiamento e riparazione”.
  16. Casal del Marmo (RM) - UISP - Corso-incontro nazionale “II nuovo sistema penitenziario: quali prospettive”.
  17. Milano - Gruppo Abele - Incontro-dibattito “Per una nuova politica”.
  18. Roma - Seac - Convegno nazionale “Quale configurazione futura della pena”.
  19. Palermo - Conferenza Regionale Volontariato Giustizia - Incontro sulle progettualità del volontariato giustizia.
  20. Agrigento - Provincia e Seac Regionale - Convegno “Carcere... per quale pena?”.
  21. Verona - Centro di Servizio per il Volontariato - Convegno “Diritti e doveri in carcere”.

 

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Accogliere e ascoltare nel quotidiano

di  Fabio Furini

 

Nell’anno 2001, il servizio ascolto ha saputo accogliere e seguire varie forme di disagio presenti nel territorio. Ha unito a questo principale aspetto di prima accoglienza la funzione di segreteria, coprendo tutti i giorni della settimana con tutti i volontari dell’Associazione. Le richieste d’informazione, di promozione delle iniziative socio-culturali e le esigenze di divulgare le progettualità, già divenute esperienza concreta di aiuto e sostegno del Centro, hanno permesso di consolidare ed estendere una buona rete di rapporti e collaborazioni con gli Enti Pubblici (Comune di Rovigo, Provincia di Rovigo, Azienda Ulss 18, Centro di Servizio per il Volontariato), le cooperative e i cittadini. Nella tabella, riportata più avanti, si evidenzia questo aumento di rapporti di rete che ha permesso all’Associazione di integrarsi e lavorare nel territorio a fianco dei servizi sociali. Analizzando i dati finali del Servizio (cfr. tabella), si constata una sostanziale stabilità nel numero dei contatti con le persone rispetto l’anno precedente, che porta a considerare che le risorse investite dall’Associazione in questo ambito stanno trovando un concreto utilizzo nei progetti ed interventi di aiuto, nella presa in carico delle persone che cercano risposte ai loro problemi di disagio e di emarginazione.
Le richieste maggiori pervenute ai nostri servizi riguardano la detenzione. Qui la domanda d’aiuto si è concentrata nelle richieste di lavoro, denaro e sostegno morale in generale, mentre il disagio familiare si coglie nei vari bisogni legati alla richiesta di lavoro e delle situazioni di emarginazione delle persone straniere. Il disagio nella famiglia determina ancora, nel nostro territorio, un aggravamento delle situazioni personali dei propri componenti.
Lo sviluppo e il sostegno attraverso i progetti di formazione al lavoro di alcuni detenuti, le attività di consulenza e promozione attivate dallo “Sportello Giustizia”, nonché il consolidarsi dell’impegno dei volontari nella Casa Circondariale di Rovigo, coinvolgono il servizio ascolto nell’ambito informativo e di mantenimento dei contatti con gli enti partecipanti all’esperienza.
La ricezione, poi, dei problemi detentivi, è inserita nel più ampio lavoro svolto per il SEAC, il Coordinamento Nazionale dei Volontari penitenziari e per la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia. Il passaggio di persone straniere nel nostro servizio rimane stabile anche in assenza di progetti di aiuto e sostegno specifici dei loro principali problemi: la casa e il lavoro. Si è riusciti però a dare concrete risposte a queste loro richieste ricercando contatti con altre associazioni e il mondo del lavoro, per assicurare quelle condizioni necessarie per regolarizzare la loro posizione giuridica in Italia e permettere il ricongiungimento del nucleo familiare.
Un dato che desta un certo interesse rimangono le richieste pervenute di fare volontariato nell’Associazione, rimaste numericamente alte anche quest’anno (n. 20, cfr. tabella) che qualche anno addietro avevano avuto una significativa pressione. Ciò ha da una parte permesso il contatto con persone, specie giovani, interessate a svolgere un servizio, dall’altro di definire un adeguato loro sostegno formativo e di accompagnamento da parte dei volontari da più tempo attivi nell’Associazione.
In questa analisi resta da evidenziare come i contatti con l’utenza siano ormai da tanti anni concentrati maggiormente nei mesi invernali e calino notevolmente nel periodo estivo, con una leggera riprese in autunno.
Gli interventi posti in atto in questi ultimi anni hanno cercato d’integrarsi con le esigenze del nostro territorio per dare risposte puntuali alle varie richieste d’aiuto. Spesso risulta altresì difficoltoso rispondere ad alcuni specifici bisogni che emergono dall’ambito familiare (solitudine, disagio sociale dei membri, dipendenze) rispetto ai quali esistono pochi servizi e soluzioni nella nostra zona La conoscenza quindi di strutture e ambiti extra territoriali è diventata così una preziosa risorsa che permette di dare una risposta, seppur relativa, ad una certa tipologia di richieste di aiuto e di sostegno.
Proprio perché si è rafforzato il sistema dei rapporti di rete tra le varie realtà sociali del nostro territorio, bisogna continuare in futuro a ottimizzare i rapporti e le progettualità tra pubblico e privato sociale.
E’ auspicabile nascano iniziative comuni, che stimolino il confronto e mettano in campo ampie risorse attuando progetti e programmi che colmino le molte lacune ancora esistenti nel settore socio-assistenziale, con 1’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei polesani.

Tabella riassuntiva dei contatti

 

1999

2000

2001

Alcolismo

2

3

6

Disagio carcerario

34

145

137

Disagio familiare

7

8

8

Disagio psichico

17

3

8

Emarginazione

5

5

7

Interesse a fare volontariato

15

20

20

Malati Hiv-Aids

1

2

2

Richieste denaro

5

4

4

Richieste lavoro

10

15

15

Senza fissa dimora

2

4

7

Solitudine

5

2

9

Stranieri in difficoltà

60

24

39

Tossicodipendenza

4

1

5

Altro

72

55

17

Informazioni

59

64

64

TOTALE

298

355

3481

 

 

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Cultura francescana e impegno sociale

di Alessandra Recchiuti

 

Ormai da diversi anni è attivo ed operante il Laboratorio di Studi del Centro Francescano di Ascolto, divenuto uno strumento indispensabile di lavoro, studio e ricerca sia per chi opera nelle attività del Centro, che per coloro che si interessano di tematiche francescane. Servizio specifico del Centro, il Laboratorio è sorto nove anni fa per rispondere alla esigenza di fornire, quale supporto “scientifico”, da un lato risposte “tecniche” alle esigenze di formazione e di informazione dei volontari, e dall’altro approfondimenti sulla storia e spiritualità francescane. Fare servizio nel “Laboratorio” è sicuramente impegnativo ma anche stimolante per l’importanza del ruolo che svolge all’interno dell’Associazione.
Le varie attività che vi fanno capo integrano aspetti culturali e di fede a supporto dei volontari del Centro, ma anche operatività al servizio di chi vuole sviluppare tematiche specifiche sul volontariato e sui problemi del “sociale”. Anche se inizialmente lo scopo era quello di servire da supporto formativo per i volontari del Centro e i Terziari dell’Ordine Francescano Secolare, con l’arricchirsi della dotazione e dell’esperienza fruitiva dei volontari, l’offerta del servizio è stata estesa anche a tutti coloro che intendono utilizzarla.
Il consistente patrimonio di testi e supporti multimediali, catalogati con moderni criteri e aggiornati di continuo su supporto informatico, è a disposizione di chi vuole consultare, visionare ed anche avere in prestito, i materiali per ragioni di studio e approfondimento. A tale scopo si è anche perfezionato un accordo con l’Università di Ferrara per l’utilizzo della dotazione bibliotecaria del Laboratorio da parte degli studenti dell’ateneo per la preparazione di esami e tesi di laurea.
Per completare la panoramica sul lavoro svolto nel Laboratorio, non possiamo non ricordare l’attività redazionale, della quale spiccano due titoli: “Seac Notizie”, rivista bimestrale distribuita in tutta Italia, e “Prospettiva Esse”, periodico delle persone detenute nella Casa Circondariale di Rovigo, regolarmente registrato.
Infine le prospettive future: pur se già oggi l’impegno per i volontari presenti è consistente, si vanno evidenziando nuove potenzialità di sviluppo che il Laboratorio può esprimere, al servizio di ancor più vasti ambiti del volontariato e del francescanesimo.
L’idea, che attualmente è in fase di sviluppo, è quella di una agenzia d’informazione in questo territorio, di cui si sente l’esigenza, per dar voce a chi non ne ha.

 

 

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Cultura del carcere

di Marta Muraro

 

Quella tra il lettore e il libro è sempre una relazione speciale, assomiglia ai primi incontri tra due innamorati; qualcuno addirittura dice che sia il libro a scegliere il lettore e non il contrario. Beh! Come stanno le cose non lo so, però in questo periodo mi sono trovata tra le mani il libro “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, e conclude un suo pensiero così: “Perché ogni pena non sia la violenza di uno o di molti contro un privato cittadino, deve essere essenzialmente pubblica, pronta, necessaria, la minima delle possibili nelle date circostanze, proporzionata ai delitti, dettata dalle leggi”.
Non è questo un libro qualunque, ma uno di quelli che nel bene e nel male hanno lasciato un segno profondo nella storia del diritto, e ancor oggi ha la forza di provocare.
I temi affrontati, strano a volte il destino, non sono diversi da quelli che fanno tanto discutere in questi giorni, e che a fasi alterne riempiono gli spazi dei mass media. I principali sono:

  • prevenzione;
  • proporzione tra delitto e pena;
  • fine della pena;
  • pena di morte (quale utilità?);
  • danno sociale;
  • carcere (una persona può essere dichiarata colpevole solo dopo una sentenza).

Su questi argomenti tuttora la gente si divide, ma soprattutto vuole delle risposte che siano capaci di dare sicurezza per sconfiggere quella sensazione di paura, disagio e pregiudizio.
Conoscenza: è la parola chiave per lottare contro le paure e scoprire alla fine un mondo diverso da quello immaginato.
Un po’ come è successo a me quando circa un anno fa per la prima volta sono entrata in carcere. Mi sentivo (e mi sento) come una bambina che va alla scoperta del mondo.
Ma com’è questo mondo recluso? E’ una piccola comunità che è, a sua volta, parte di una comunità più grande e proprio come questa ha le sue regole scritte e non. Regole che bisogna imparare e rispettare per avere un buon rapporto con tutti.
Persone detenute con le loro storie, il loro passato, un presente da scontare e un futuro incerto.
L’attuale stato delle cose ci dice con chiarezza che non si è realizzato costituzionale affinché la pena possa avere una funzione educativa-riabilitativa. Non un periodo vuoto ma un tempo per riflettere sugli errori commessi e “lavorare” per poter rientrare a pieno titolo nella società dopo aver pagato i propri debiti.
Difficile però pensare ai progetti di rieducazione quando devono avvenire tra quattro mura e con la mancanza del necessario personale.
I volontari, quel piccolo esercito che viene da fuori e spesso supplisce a tante mancanze, è diventato un ponte insostituibile che collega chi è fuori con chi è dentro. Si cerca, per quanto possibile, di far incontrare i due mondi, perché società attenta e sensibile è buon punto di partenza.

 

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La banca del tempo

di Massimo Guglielmo

 

Scrivere queste righe, mi dà l’occasione di riflettere sul servizio che da alcuni anni stiamo portando avanti all’interno del carcere. Il Centro Francescano di Ascolto con il passare del tempo, in risposta alle richieste, e nello spirito francescano che ci ha sempre incoraggiati e stimolati, si è sempre più specializzato sulle problematiche e tematiche del carcere e della giustizia, non solo attraverso il servizio all’interno della Casa Circondariale di Rovigo, ma anche con un’attenzione maggiore alla realtà del volontariato giustizia nel Veneto attraverso lo “Sportello Giustizia”. In quest’ultimo anno dobbiamo anche registrare l’arrivo di due nuovi volontari, ora in attesa del permesso per iniziare il servizio all’interno della Casa Circondariale di Rovigo, ma che già da tempo prestano servizio presso la sede del centro. L’arrivo di nuovi volontari all’interno del carcere è sicuramente da sottolineare, considerando che in quest’ultimo anno per vari motivi la presenza globale del volontariato in carcere è drasticamente diminuita.
La lettura di questo ci riporta sicuramente a tutte le difficoltà che comporta un servizio di questo genere e di conseguenza alle motivazioni che ogni volontario deve possedere e coltivare per affrontare un servizio di questo genere. L’incontro con il detenuto non è facile, come non è facile l’incontro con tutta la realtà carceraria: gli agenti, la direzione e tutto il personale che ruota attorno al carcere, è un continuo giocare se stessi con le proprie capacità, ma anche soprattutto con i propri limiti. D’altra parte il volontariato per il detenuto rappresenta quella boccata d’aria che arriva dall’esterno, un anello di collegamento con chi sta fuori, e l’attività o il colloquio dei volontari è atteso dal detenuto, diventa un momento che attende per tutta la settimana o per tutto il mese. Per un motivo o per un altro in carcere un volontario trova sempre qualcuno che lo attende. Molto spesso quando entro in carcere penso alla mia vita frenetica, piena di appuntamenti e di impegni, un ritmo che ormai tutta la società è portata a sostenere, giorni dove non si trova mai il tempo per finire o portare avanti le proprie rose, qualche buona mente ha addirittura pensato di istituire la banca del tempo per economizzare di più la propria quotidianità: se penso al carcere credo sia l’unico luogo degno di portare il nome “banca del tempo”. Ore e ore ad aspettare un qualche avvenimento che smezzi la routine, che dia un segnale di cambiamento, ma che molto spesso non avviene. Ore e ore a pensare a tutti i se e i ma della vita che li attende fuori. Alla fine di ogni incontro con i detenuti mi sento ripetere la stessa domanda: “Quando vieni la prossima volta?”. Si! Credo che il carcere si possa accostare alla definizione della banca del tempo, una banca che dà solo interessi passivi e che non trova molte persone disposte ad investire. La nostra società moderna sta perdendo un’opportunità importante nel non progettare e nel non considerare il carcere come facente parte del proprio territorio. La mancanza di progettualità e di investimento personale e collettivo in questa direzione, non fa emergere la possibilità di ideali di tolleranza e di apertura che una società moderna dovrebbe acquisire. Il carcere rappresenta ancora oggi un luogo “off limits” che divide due realtà: il dentro e il fuori; due realtà che non devono in nessun modo intersecarsi.
La logica dell’accoglienza e del rispetto umano ci riporta alla riscoperta degli istituti chiusi, rivalutando la presa in carico di tutte quelle situazioni che hanno origine dalla nostra stessa società. In questo anno, proprio ripercorrendo i passi della progettualità nella direzione della promozione umana, si è cercato di valorizzare quelle attività e quei progetti che potessero dare in qualche modo un senso all’essere detenuto. Le attività seguite dai volontari del Centro Francescano di Ascolto, sono: il cineforum (al maschile e al femminile) una volta ogni quindici giorni; prestito libri al maschile, con la possibilità di usufruire di una convenzione con l’Accademia dei Concordi di Rovigo; 1’attività del periodico “Prospettiva Esse”, che da circa un anno viene realizzato quasi interamente in carcere. Inoltre una grande possibilità per alcuni detenuti è rappresentata da un progetto finanziato dal Centro di Servizio per il Volontariato e dal Comune di Rovigo, che prevede l’inserimento lavorativo di alcune persone con la collaborazione di due cooperative sociali: “Spazio Elle” di Monselice e “Progetto 81” di Rovigo. I detenuti possono usufruire di una misura alternativa al carcere e uscire ogni giorno per recarsi a formarsi al lavoro in queste cooperative, con la possibilità di un inserimento vero e proprio a fine pena. Per quanto riguarda il lavoro svolto dallo “Sportello Giustizia”, possiamo rilevare specifiche attività e avvenimenti di sensibilizzazione in tutte le città del Veneto; in particolare da sottolineare la mostra fotografica svoltasi in aprile a Rovigo con il tema “Obiettivo Carcere”, durante la quale sono state create occasioni di dibattito inerenti alle tematiche del carcere.
Il lavoro da fare è sicuramente ancora molto e nella prospettiva di poterlo sempre più migliorare il mio invito si rivolge a tutti i non addetti ai lavori, alla scommessa di un investimento sicuro su questa “banca del tempo”.