ANNO 2001

SOMMARIO anno 2001

  1. Da oltre dodici anni lì... disponibili (Livio Ferrari)
  2. Aids e volontariato (Alessandro Travaglia)
  3. Riflessione: "Principi e ranocchi" (Alberto Scaranello)
  4. Letterina (Alessandra Recchiuti)
  5. Testimoni a corsi, seminari e convegni
  6. Un anno di ascolto (Fabio Furini)
  7. Quelli del Laboratorio di studi (Nicoletta Piffer)
  8. Universo carcere (Massimo Guglielmo)

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Da oltre dodici anni lì... disponibili

di Livio Ferrari

 

La storia di un’associazione di volontariato si snoda su due binari: quello della presenza dei volontari e l’altro dell’entità e tipologia dei dolori umani che si incontrano. Tutto ciò si interseca con il territorio, con il pubblico e il privato, attraverso dinamiche che assomigliano alla composizione di un quadro. Si perchè le attività e gli interventi vanno costruiti di volta in volta, e per mettere assieme i pezzi diventa sempre più frammentario il telaio dei rapporti che si sommano. Alla fine di ogni anno diventa quasi ulteriore fatica, poi, mettersi a fare consuntivi su quanto prodotto, fallito, rimandato, rimodulato, scombinato, etc., perché la fredda analisi descrittiva, necessaria per comunicare a tutti quanto avvenuto, riduce e fa quasi “evaporare” tutta quella parte di incontro, abbraccio, fatica e condivisione che sono gli elementi fondanti di essere nel territorio “...sulle orme di San Francesco”.

La nostra storia, possiamo affermarlo con certezza, non l’abbiamo mai fatta noi, ma le persone che il Signore ci ha fatto incontrare, coloro che hanno bussato alla porta di via Verdi prima, e via Mure negli ultimi anni. Questo per continuare nell’atteggiamento di disponibilità all’incontro con chi soffre, non decidendo chi incontrare, ma vivendo fino in fondo il nostro ruolo di pellegrini.

L’anno appena concluso ha dato precisi segnali sul sempre maggior impegno e dispiego di forze, da parte del Centro,  nei confronti delle problematiche legate alla carcerazione in particolare e alla giustizia in generale. La convenzione firmata con il Centro di Servizio per il Volontariato di Rovigo per la gestione dello “Sportello giustizia”, un servizio rivolto a tutte le associazioni impegnate in questo settore nella regione del Veneto, è stato un ulteriore riconoscimento alla “specializzazione” che in qualche modo sta assumendo l’associazione. Infatti, il riconoscimento pubblico è sempre più relativo al mondo penitenziario, e le richieste che pervengono in questo ambito sono sempre maggiori ed abbracciano un po’ tutte le diverse sfaccettature: informazioni e testi per studi e tesi di laurea; richiesta di fare volontariato; consulenza per progetti di lavoro e formazione dentro e fuori il carcere; richiesta dati per manifestazioni e servizi giornalistici; interviste televisive e sulla carta stampata; invito in tutta Italia a convegni, seminari e corsi di formazione.

Molte energie sono state spese anche per il progetto “Interventi in area penitenziaria”, che è stato possibile grazie ad un finanziamento congiunto del Centro di Servizio per il Volontariato e del Comune di Rovigo. L’obbiettivo è stato duplice, cioè fare attività dentro il carcere e portare all’esterno durante il giorno detenuti in esecuzione penale. Tutto questo si è realizzato con la partecipazione di diversi soggetti del privato sociale. Le cooperative “Progetto ‘81” di Rovigo e “Nike Kai Dike” di Fiesso Umbertiano che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere detenuti, in numero complessivo di sei, per attività di formazione lavorativa di agricoltura biologica e tipografia. Con l’assunzione, per alcuni di questi soggetti, a conclusione del nostro progetto che non ha superato i sei mesi per ogni detenuto. Le attività interne sono state prodotte dall’Associazione “Arancio Chimera” che ha organizzato una serie di rappresentazioni teatrali ed un corso di teatro nella sezione maschile, che si è concluso con una rappresentazione scritta e recitata dai detenuti stessi.

Sono in ogni caso proseguite tutte le altre quotidiane attività, anche se i servizi di ascolto e laboratorio di studi, pur mantenendo la propria egida, hanno dovuto supportare tutti i progetti relativi al carcere e le attività nelle quali il sottoscritto è impegnato a livello nazionale, sino a novembre nel Seac e contemporaneamente nella Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, che significa iniziative continue su tutto il territorio nazionale, con riunioni, convegni, seminari, corsi, etc., e la  nomina in tre diverse commissioni dei Ministeri della Giustizia, Affari Sociali e Sanità. Una ricchezza di esperienza, comunque, che poi viene riportata in ambito locale e nella nostra associazione.

Un momento significativo ed importante nella vita del Centro, nel corso dell’anno 2000, sono state le giornate di riflessione vissute ad Assisi da una parte dei volontari, con l’apporto di Padre Olindo, tra la fine del mese di ottobre e l’inizio di novembre. I luoghi francescani già di per sè aiutano e creano un clima tutto particolare, ma la fraternità con la quale sono stati vissuti quei giorni, l’accogliente ospitalità di Progetto Tau, l’incontro gioioso con le Suore Clarisse di Perugia, lo scambio di esperienze con la comunità per tossicodipendenti di Spello, hanno arricchito momenti di preghiera e confronto, silenzio e ascolto, e ci hanno ricaricato le pile per affrontare la vita di tutti i giorni.

Una nota dolente è venuta dal servizio di sostegno ai malati di aids, in quanto col passare degli anni si è sempre più assottigliato il numero di volontari impegnati.

Due sono le motivazioni: alcuni sono rimasti provati dopo anni di servizio e la morte dei diversi assistiti non è stata così indolore; mentre non si è creato il necessario ricambio in quanto la proposta fatta ad alcune persone che si sono avvicinate alla nostra associazione per chiedere di fare un servizio, non ha trovato la necessaria disponibilità per la paura che evoca sempre questo impegno. Confidiamo che l’inizio di questo nuovo secolo ci porti persone motivate per continuare ad alimentare un aiuto sociale rispetto al quale non c’è abbastanza profusione di attenzione ed investimento rispetto alla domanda.

Evito di parlarvi dei vari servizi, perchè questo è ampiamente trattato nelle pagine successive, e concludo questa breve riflessione su quanto prodotto con uno sguardo alle spalle, alla nostra storia, che mi riporta a ricordi di un volontariato più semplice e numeroso, rispetto a quello più capace e ridotto di adesso, e in fondo mi sorge un po’ di malinconia. L’ideale, per il futuro, sarebbe coniugare con più forza ancora la disponibilità con la conoscenza e l’impegno, non come sfida ma come modalità di fede, per essere segno di pace e giustizia.

 

 

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Aids e volontariato

di Alessandro Travaglia  

     

Quest’anno il servizio ai sieropositivi e malati di aids ha subito alcune importanti trasformazioni: come prima cosa si è ulteriormente ridotto il numero dei volontari che riescono ad assicurare una continuità al servizio; in secondo luogo abbiamo assistito ad un cambiamento delle condizioni psicofisiche delle persone seguite che ci ha costretto a rivedere il tipo di servizio stesso. Alcuni anni fa persone che si accorgevano di essere sieropositive manifestavano presto patologie correlate talmente gravi da portare ad un rapido epilogo. Oggi, grazie alla terapia farmacologica, l’avanzamento della malattia viene talmente rallentato che si sarebbe portati a pensare di aver debellato il flagello del 2000. Purtroppo si muore ancora di aids, ma è innegabile un miglioramento della qualità oltre che della quantità di vita. Le difficoltà sono tante e rispetto al passato riguardano sempre più la sfera psicologica e relazionale: l’accettazione di una malattia che obbliga ogni giorno a misurare le proprie forze fisiche; a prendersi, a volte, giornate intere per sottoporsi a visite e controlli in day hospital, magari dovendo giustificare assenze dal lavoro; che impone una severa e costante assunzione della terapia (15-40 pastiglie al giorno), inclusi gli effetti collaterali, ben sapendo come ogni breve sospensione possa causare un rafforzamento del virus nei confronti del farmaco in uso, bruciando così una chance di vita. Difficoltà di essere accettati e di accettarsi con il proprio vissuto, di perdonare i propri sbagli e di riscoprire le capacità, magari, per lungo tempo nascoste. Hiv è quindi una malattia sociale o meglio è la società ad essere ammalata quando, paralizzata dalla paura, finisce troppo spesso per condannare, emarginare, colpevolizzare. Così nascono veri e propri drammi familiari: coniugi che sfogano la loro rabbia nelle aule giudiziarie o atteggiamenti discriminatori attuati con il preciso intento di annientare il fratello/la sorella. Che cosa possiamo fare noi di fronte ad un quadro così poco incoraggiante? Ripenso all’interrogativo che mi ponevo quando ho iniziato il servizio civile all’interno di una casa d’accoglienza per malati di aids: “sarò capace di affrontare tutto questo, giorno dopo giorno?”. E’ stata quasi una scoperta, non così facilmente preventivabile, trovare in queste persone voglia di vivere e di sorridere, forza per lottare e capacità di fare dell’ironia, desiderio di amare e non di essere compatiti. In fondo è luogo comune nutrire sentimenti di stima e stupore verso quelli che riescono a rapportarsi positivamente in “una storia tanto difficile”, mentre risulta meno automatico pensare alla ricchezza di chi si mette in gioco anche quando il dolore e la disperazione sono enormi, scommettendo su se stesso e sugli altri, credendo fino in fondo nella dignità dell’uomo. Questo è uno degli “stupori” che trovano linfa in strutture come Casa “Santa Chiara” di Padova, luogo in cui si tenta ogni giorno di ridare dignità e amore alle persone. Sta anche a noi alimentare questi percorsi di speranza!

 

 

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Riflessione: "Principi e ranocchi"

di Alberto Scaranello

 

Gli avvenimenti, quasi sempre catastrofici, che i mezzi di informazione da qualche tempo ci mostrano stanno provocando notevoli apprensioni nella gente.

E c’è di che scuotere la fiducia nell’uomo e nelle sue capacità di attuare uno sviluppo, sempre più rapido nelle sue dinamiche e conoscenze.

Ma in realtà mi chiedo se veramente tutto questo stia contribuendo veramente a migliorare la “qualità” della vita.

Due esempi su tutti: gli sconvolgimenti climatici e i cibi avvelenati.

Se da una parte siamo stati liberati dal giogo inumano del materialismo sociale, sta prendendo il sopravvento qualcosa di ancor peggiore. Una forma di schiavitù imposta in modo subdolo, indorata di false libertà che vede innalzati e imposti a idoli potere e ricchezza.

La dove c’è grande ricchezza, c’è stata grande violenza e repressione dei diritti umani.

Dove ci porta la globalizzazione? La risposta è purtroppo alquanto facile, dal momento che il mercato agroalimentare nel mondo è controllato dalle multinazionali, il cui numero si può contare sulle dita di una mano.

E’ disumano e scandaloso, ma avviene, che alcune di queste prima di lanciare i loro prodotti sul mercato li “testino”, per così dire, sulle popolazioni dei Paesi più poveri (leggi Nestlè).

E’ emblematico constatare che nei Paesi del mondo occidentale, ogni anno, viene speso in pubblicità tre volte tanto quello che servirebbe per sfamare e curare i poveri di tutto il mondo.

E che dire delle nuove frontiere aperte dalla transgenesi? Altro non sono che un enorme strumento di potere per le multinazionali, e per noi le incognite di andare incontro a 100, 1000 e più micidiali avventure come “mucca pazza”. Ma che importa, basta che vinca il profitto.

Non addentriamoci poi in una, per ore, incognita di terribili prospettive: la clonazione, animale e umana. Oltre alla notizia apparsa su alcuni quotidiani, che è stata autorizzata la sperimentazione per ricavare un “ibrido” tra un essere umano ed un animale!

E’ lecito, a questo punto, chiedersi se la giustizia sia mai entrata tra i partecipanti ai summit del G8, ma piuttosto sia rimasta solo un retaggio di chi contesta queste nuove schiavitù pagando di persona.

Gli imperi, insegna la storia , sono nati, cresciuti, diventati potenti grazie alla spietatezza e allo sfruttamento, e la storia non cambia. Se non ricordo male Nietzche diceva che sarebbe stata “... l’aquila dell’impero a uccidere l’Agnello di Dio... ”.

E noi? Gli interrogativi si affollano e sono sempre in crescita.

Diventa perciò naturale chiedersi il senso di tutto questo, il nostro atteggiamento che ne consegue: spesso scandalizzato ma quasi mai di concreto impegno a lottare, nel nostro piccolo, per quello in cui crediamo, come fossimo cristiani solo quando entriamo in chiesa, una volta alla settimana!

E la Chiesa?

Dov’è la fede della Chiesa quando ha paura che dei poveri immigrati affamati contamino la nostra religione?

La strada è ancora lunga. Certo il Papa, Giovanni Paolo II, in questi ultimi anni ha dato segnali importanti, e storicamente senza precedenti, di “ripensamento” a molti atteggiamenti di chiusura e ha pubblicamente chiesto scusa per i tanti errori commessi, uno su tutti: Martin Lutero. Ma, di certo, ancora molto dovrà essere “percorso” perchè le parole di abbraccio, che il Vangelo di Cristo indica come modalità fondamentali di vita, si traducano in fatti ed atteggiamenti quotidiani, lontani dagli interessi economici ed egoismi umani.

 

 

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Letterina

  di  Alessandra Recchiuti

 

Sono uno degli ultimi “arrivi” al Centro e da meno di un anno dedico un pomeriggio alla settimana al Laboratorio di studi. Conoscevo l’Associazione solo di nome, per sentito dire, ma non sapevo bene di cosa si occupasse sino a quando, “casualmente”, ho conosciuto Nicoletta che mi ha raccontato con tanto entusiasmo dei servizi svolti dai volontari, tanto da farmici pensare: “Perchè non provare?”.
E così, eccomi qui. Ho deciso, per il momento, di dare il mio apporto nel laboratorio forse perchè i libri sono sempre stata la mia passione e, confesso, quello che sto facendo mi da veramente una grande gioia. Come l’accoglienza che ho ricevuto, che mi ha fatto sentire subito una del gruppo, soprattutto grazie ai volontari che condividono i turni con me, per la loro pazienza e disponibilità, anche perchè a onor del vero nell’uso del computer sono una frana, ma prima o poi imparerò anch’io.

Nei volontari, con cui opero gomito a gomito, ho incontrato inoltre amicizia, cosa ancora oggi non semplice da trovare. Mi stanno aiutando, oltre che nelle cose pratiche, a comprendere la spiritualità francescana che anima il Centro e lo stile che da questa ne deriva e che contraddistingue le scelte spesso non facili ma sicuramente coerenti.
 

 

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Testimoni a corsi, seminari e convegni

Anno 2000

 

 * Chioggia – Caritas diocesana – Incontri formativi diocesani “Le forme di accoglienza da tempo presenti nella Chiesa”.
* Borsea (Ro) – Pro Loco – Tavola rotonda “Le strade della pace”
* Pordenone – Azione Cattolica Ragazzi – Incontri di formazione “Testimoni di Cristo in mezzo agli ultimi”
* Gargnano del Garda (Bs) – Società Italiana di Criminologia – XIV Congresso Nazionale “Carcere e territorio – Il Volontariato in carcere”
* Rovigo – I.T.C.S. – Corso per studenti “Volontariato in carcere”
* Gorizia – Ordine Francescano Secolare – Incontri di formazione “Che cosa ti ha rivelato il Signore dopo anni di esperienza di servizio ai poveri, che prima non conoscevi?”
* Pordenone – SEAC Friuli Venezia Giulia – Assemblea regionale “Finalità della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia e sua attivazione a livello regionale”
* Milano – SEAC Lombardia – Assemblea regionale “Il volontariato: dal penitenziario alla giustizia”
* Rovigo – Coordinamento Psicologi Penitenziari del Veneto – Tavola rotonda “Area penitenziaria e sanità”
* Bergamo – Diocesi di Bergamo – Convegno “Colpa e pena”
* Firenze – Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Toscana – Prima Festa del Volontariato Giustizia “I volontari della giustizia”
* Roverè (Vr) – Caritas Nord-Est – Convegno obiettori di coscienza “Il grande Giubileo del 2000”
* Cagliari – Partito della Rifondazione Comunista – Tavola rotonda “Il reinserimento del detenuto tra la realtà carceraria e le misure alternative”
* San Felice del Benaco (Bs) – SEAC, Libera e Antigone – 22° Seminario di studi “Giustizia, legalità e sicurezza: il ruolo del volontariato”
* Roma – Comune di Roma – Manifestazione nazionale d’arte reclusa “Oltre il muro del sogno”
* Roma – SEAC – 33° Convegno Nazionale “Giustizia e solidarietà”
* Monza – Comitato Carcere e Territorio di Monza e Brianza – Convegno “Carcere e territorio: quadri per una esposizione”
* Cremona – Associazione Zona Franca – Convegno nazionale “Carcere e società: rottamazione o recupero?”
* Bosaro (Ro) – Parrocchia di S. Sebastiano – Percorsi di formazione “Popoli in fuga con un sacchetto di terra”
* Sassari – Università degli Studi di Sassari – Convegno nazionale “L’intervento di giustizia – Ragionando sui metodi”
* Vicenza – Centro di Servizio per il Volontariato – Convegno regionale “Carcere, volontariato e territorio”
* Potenza – AICS – 1° Meeting nazionale della solidarietà – Tavola rotonda “Disagio e cultura del sociale”.

   

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Un anno di ascolto

di  Fabio Furini

 

Nel corso dell’anno 2000 il servizio “ascolto” ha continuato ad accogliere e accompagnare persone con le più diverse tipologie di disagio. Ha altresì accentuato il suo aspetto di servizio di prima accoglienza e di segreteria in funzione delle sempre vive attività dell’Associazione. Le richieste d’informazione e le esigenze di divulgare le progettualità e le iniziative del Centro hanno permesso di avvicinare i propri servizi, di intessere una rete di rapporti e collaborazioni con gli Enti Pubblici, Comune e Provincia di Rovigo, Azienda ULSS 18, Centro di Servizio per il Volontariato, in funzione dell’intervento di aiuto e sostegno sociale a persone in difficoltà. Nella tabella si evidenzia questo aumento di rapporti di rete (vedi voci Informazioni, Contatti con Enti Pubblici) che ha permesso all’Associazione di integrarsi e lavorare nel territorio a fianco dei Servizi Sociali. Analizzando i dati finali del servizio (cfr. tabella), si nota un leggero calo dei contatti rispetto all’anno precedente, che porta a ritenere che le risorse investite dall’Associazione in questo ambito devono essere maggiormente potenziate con progetti ed interventi volti alla presa in carico delle persone che cercano risposte ai loro problemi di disagio e di emarginazione. Le richieste in aumento o sostanzialmente stabili al servizio riguardano il disagio familiare e la detenzione. Qui la domanda di aiuto si è concentrata nelle richieste di lavoro e denaro, come conseguenza dell’emarginazione in generale, mentre il disagio psichico, attualmente, non trova agganci nel servizio. Il disagio nella famiglia determina ancora, nel nostro territorio, un aggravamento delle situazioni per alcuni dei componenti, con un coinvolgimento generale di tutto il nucleo. In costante aumento sono invece i contatti con il mondo carcerario. Lo sviluppo e il prosieguo di alcuni progetti e il consolidarsi dell’impegno dei volontari nella Casa Circondariale di Rovigo hanno coinvolto anche il servizio “ascolto”. Sulle condizioni del detenuto s’innestano altre problematiche, che accentuano il disagio sociale, quali la tossicodipendenza e l’aids seguite da altri servizi. Da ultimo, la ricezione di questi problemi detentivi è stata supportata anche dal lavoro svolto per il SEAC, il Coordinamento Nazionale Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario e per la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia. Il passaggio di persone straniere nel nostro servizio ha avuto un sensibile calo, dovuto alla non attivazione di domande, e le richieste evidenziate sono sempre legate alle problematiche della casa e del lavoro. Rispetto alle domande avute si è riusciti a dare concrete risposte con la ricerca di contati con il mondo immobiliare e del lavoro, per assicurare agli stranieri le condizioni necessarie per regolarizzare la loro posizione giuridica in Italia e permettere il ricongiungimento del proprio nucleo familiare. Un dato interessante sono le richieste di fare volontariato nell’Associazione aumentate nel corso dell’anno (n. 20 crf. Tabella). Ciò ha da una parte permesso di incontrare più persone interessate a svolgere un servizio, ma dall’altra l’impossibilità di poter produrre percorsi formativi adeguati, ad ogni nuovo inserimento di volontari, ha permesso solo a pochi di avere quelle risorse necessarie per rimanere nell’Associazione. Nell’analisi generale del servizio, resta da evidenziare come i contatti con l’utenza siano, da molti anni, concentrati maggiormente nei mesi invernali e calino notevolmente nel periodo estivo con una leggera ripresa in autunno. Gli interventi posti in atto in questi ultimi anni hanno cercato d’integrarsi con le esigenze del nostro territorio per dare risposte puntuali alle varie richieste d’aiuto. Spesso risulta altresì difficoltoso rispondere a molti bisogni rispetto ai quali non esistono servizi e soluzioni nella nostra zona. La conoscenza di strutture e ambiti extra territoriali è diventata così una preziosa risorsa che permette di dare risposte, seppur relative, alle richieste di aiuto e di sostegno. Proprio perché si è evidenziato un sostanziale rafforzamento dei rapporti di rete con le varie esperienze sociali del nostro territorio, è ora necessario che pubblico e privato che operano nel sociale si confrontino e attuino progetti e programmi che vadano a colmare le molte lacune ancora esistenti in questo settore, per migliorare la qualità della vita nel Polesine.

 

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Quelli del Laboratorio di studi

di Nicoletta Piffer

 

L’esternare alcune riflessioni sul servizio del “Laboratorio di Studi”, vuole essere soprattutto un modo di comunicare un servizio particolare, che non è quasi mai di incontro con i soggetti in difficoltà a cui si rivolge l’Associazione, ma il produrre cultura su queste problematiche e sugli interventi ad esse correlati. Ormai da otto anni è attivo questo servizio, i soliti visi noti… Alberto, il “più esperto”, Stefano e Davide “quelli del venerdì”, Nicoletta (la sottoscritta) e, ultimo acquisto, Alessandra. Ricordo ancora il timore che avevo quando dopo molte esitazioni mi sono resa disponibile al servizio… eravamo in via Verdi, li sì che le stagioni si sentivano davvero (il caldo e il freddo)! Avevo un po’ paura di non imparare ad usare il computer, mentre vedevo che le tante “giovani” che a quel tempo facevano servizio presso il Laboratorio (allora chiamato Casa Letizia) erano più sicure che mai. Il nostro primo incarico, quello della biblioteca, che conta ormai più di tremila titoli, è per me sempre un lavoro gratificante. Per questo ringraziamo tutti coloro che ci procurano nuovi libri, in particolare un ricordo particolare di gratitudine va a fra Giorgio Cavedale! Abbiamo attualmente: 2.428 libri, 197 fascicoli, 771 opuscoli, 56 riviste, 25 video, 13 CD rom. Solo un rammarico: che il grande “tesoro” che abbiamo non venga sufficientemente usato, è vero che c’è sempre meno tempo per leggere, ma un buon libro di spiritualità o sul francescanesimo, sulle problematiche della emarginazione e della devianza, non aiuta nella vita a volte più della TV? Pensiamoci. Poi, quando qualcuno, invece, viene a farsi prestare i libri, non so cosa non funzioni, ma diventa abbastanza difficile farseli restituire, che sarà? Si accorgono che sono belli? Mah! I più gettonati sono comunque sempre i libri specialistici sul volontariato, il carcere… e molte volte i testi sono ricercati per motivi di studio, lo stesso dicasi per le riviste. Il progetto di mettere in rete la nostra biblioteca con il sito internet dell’Accademia dei Concordi, nonostante la paventata disponibilità, non ha avuto sviluppi! Così abbiamo spostato il tiro e, con l’aiuto di Daniele, metteremo a disposizione di tutti i dati sulla nostra biblioteca che potranno essere “visitati” attraverso il nostro sito internet. La nostra attività, diciamo il lavoro di Alberto, poi si svolge nel “confezionamento” di due riviste specializzate nell’ambito carcerario: “Seac Notizie” e “Prospettiva Esse”. La prima è al settimo anno di vita ed è distribuita a livello nazionale, la seconda è il giornale dei detenuti della Casa Circondariale di Rovigo, dal 2000 con una nuova veste e probabilmente ancora in via di evoluzione. Il servizio prevede anche tutta un’attività di sbobinamento cassette e scrittura delle relazioni di convegni destinati alla stampa degli atti in volumi. Considerato che durante i nostri turni di servizio la sede è aperta, siamo anche pronti ad accogliere chiunque richieda aiuto, per cui in qualche misura facciamo pure ascolto e indirizziamo le persone a seconda del bisogno. Con la scusa, poi, che noi siamo in sede per diversi turni ci toccano spesso e non volentieri le pulizie! Avanti altri volontari siete attesi con gioia! Mentre operiamo abbiamo la possibilità di conoscerci meglio anche tra di noi, si sono creati infatti dei legami di forte amicizia. Un esempio? Provate a venire al laboratorio un venerdì pomeriggio e capirete... Forse non sono riuscita a rendere bene l’idea del senso di questo servizio, ma se sono ancora qui penso che è perchè ne vale la pena, e chi ci ha indicato la strada saprà anche far fruttare questa disponibilità che diamo con molta umiltà, con i nostri limiti, ma fiduciosi, nonostante tutto.

 

 

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Universo carcere

di Massimo Guglielmo

 

Le possibilità rieducative
L’art. 27 della Costituzione Italiana disciplina la materia penale e cita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. La Legge di riforma penitenziaria n. 354 del 26 Luglio 1975, successivamente modificata, soprattutto dalla legge n°663 del 10 Ottobre 1986, prevede che per il detenuto condannato, sia attivato un periodo di “Osservazione scientifica della personalità per rilevare le carenze fisico–psichiche e le altre cause del disadattamento sociale”.

Ma è veramente così?
Le figure professionali addette al trattamento penitenziario, nello sforzo di eseguire quanto previsto dalla legge e dal loro mansionario, incontrano non pochi ostacoli che spesso vanificano l’azione. La formazione e la cultura del personale, di tipo prevalentemente giuridico, legale e custodialistica, possono essere le maggiori cause di una realtà educativa debole o inesistente. Bisogna poi aggiungere la carenza di formazione a cui sono soggetti, soprattutto gli agenti di polizia penitenziaria (smilitarizzati nel 1990), che ne limita l’apporto. Un altro elemento di ostacolo è la sproporzione numerica esistente tra le figure educative e i detenuti, cui sono destinate. Educatori ed assistenti sociali, inseriti in una organizzazione macchinosa e strettamente burocratizzata, il più delle volte sono costretti a ridurre il loro lavoro ad un enorme disbrigo di pratiche, diminuendo e limitando il loro rapporto con i detenuti, con quello che ne consegue dal punto di vista trattamentale, infatti, queste problematiche inevitabilmente ricadono sui detenuti, i quali non a caso notano come i professionisti incaricati alla loro rieducazione si rapportino o sul piano dell’autoritarismo, o in rari casi secondo modalità chiuse e “murate”, cioè che non danno nessun sbocco di risoluzione ai veri problemi. Infatti nonostante l’impegno dei legislatori, molte sono ancora le cose che stentano a decollare. Il processo di cambiamento in atto è a dir poco lento e macchinoso e spesso impone la costituzione di carceri “speciali” all’interno delle carceri stesse: il carcere per i tossicodipendenti, il carcere per i sieropositivi, il carcere per gli anziani, etc. Le categorie risultanti da ulteriori suddivisioni obbligano il detenuto a sentirsi sempre più prigioniero, perché sempre più stigmatizzato e “costretto” entro categorie, quindi sempre più senza via di scampo.
Il volontariato, in una situazione del genere, all’interno delle carceri assume sempre più un ruolo determinante, che molto spesso va oltre alla propria specificità diventando reale punto di riferimento. Le possibilità educative di rielaborazione dei propri vissuti vengono dalle svariate attività che i volontari portano avanti tra mille difficoltà. Il Centro Francescano di Ascolto quest’anno ha condotto diverse attività con la presenza di quattro volontari sia nella sezione maschile che in quella femminile.


Attività di cineforum
Viene svolta sia alla sezione maschile che femminile. Quest’anno si è impostata una progettualità cercando di coinvolgere i detenuti nella scelta dei films e nella discussione successiva alla visione.

Redazione “Prospettiva Esse”
Anche l’attività del giornalino viene portata avanti sia al maschile che al femminile. Nella sezione maschile, poi, c’è uno spazio apposito ricavato in una cella, dove è sistemato un computer e stampante, dove sis volgono le riunioni della redazione, e dove i detenuti avranno la possibilità di recarsi in appositi orari, al mattino e al pomeriggio di ogni giorno, per predisporre direttamente sul p.c. i loro elaborati. Quest’anno la rivista ha cambiato volto uscendo con la copertina a colori e in carta patinata, con una impostazione grafica più professionale.

Attività di prestito libri
Viene svolta nelle due sezioni, al femminile da un volontario di un’altra associazione. Ogni quindici giorni, sfruttando una particolare convenzione con l’Accademia dei Concordi, portiamo nella sezione maschile libri di recente pubblicazione o di interesse particolare che nella biblioteca del carcere non si trovano.

Attività di sostegno moraleDue volontari per la sezione maschile e una per il femminile, sono a disposizione delle persone detenute per effettuare colloqui, che non vogliono rappresentare soltanto quel tramite con l’esterno ma anche e soprattutto una spalla sulla quale appoggiarsi.

Coordinamento volontari
I volontari del Centro Francescano, assieme a quelli di altre associazioni e a singoli, costituiscono il coordinamento degli assistenti volontari, che si riunisce una volta al mese per coordinare le attività all’interno e all’esterno del carcere.

Sportello giustizia
E’ da rilevare, inoltre, che a fronte della pluriennale esperienza del Centro Francescano di Ascolto nel settore del carcere, il Centro di Servizi per il Volontariato della provincia di Rovigo ha stipulato con questa Associazione una convenzione per la gestione dello “Sportello giustizia” a valenza regionale, che tra le iniziali difficoltà ha attivato diversi incontri con i Centri di Servizio delle altre province del Veneto e organizzato un convegno regionale svoltosi a Vicenza sul tema “Volontariato, Carcere e Territorio”.

Interventi in area penitenziaria
Attraverso un finanziamento del Centro di Servizio per il Volontariato e del Comune di Rovigo, il 2000 ha visto la realizzazione del progetto “Interventi in area penitenziaria” che si è sviluppato su due filoni sopratutto: l’aver fatto uscire in art. 21 a fare attività di formazione al lavoro sei detenuti, presso cooperative della zona, e l’attività teatrale portata avanti dall’Associazione “Arancio Chimera”.

Seac e Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia
Anche a livello nazionale sono stati fatti dei passi notevoli grazie soprattutto alla presenza del nostro direttore Livio Ferrari, in qualità di Presidente del SEAC - Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario prima e della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia successivamente. Passi importanti che hanno portato ad un riconoscimento ufficiale del ruolo specifico del volontariato all’interno dell’area del trattamento con un protocollo d’ intesa con il Ministero della Giustizia, con due circolari del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che sottolineano ancora di più l’importanza del volontariato, agevolando anche le pratiche burocratiche per il permesso di entrata.
Iniziative e conquiste che portano sempre più vantaggio per una migliore opera all’interno delle mura carcerarie.
Rieducare vuol dire soprattutto dare un’altra possibilità, vuol dire tendere la mano, significa non stancarsi mai di credere nelle persone ma di lottare affinché tutti possano intravedere un cambiamento. Il lavoro del volontariato non è destinato a rimanere soltanto all’interno delle mura carcerarie, ma di estrinsecarsi all’sterno per cercare ancora una volta di abbattere i muri più alti che esistono nelle menti di tutti noi. Non si può pensare di riabilitare e rieducare un detenuto, che alla fine del suo percorso riabilitativo potrà trovare un posto solamente ai margini della società. Noi tutti dobbiamo essere pronti e solidali nell’accoglienza, nel concedere un’altra possibilità, perché non è la società che da una possibilità al detenuto ma è la società stessa che si da una possibilità.