ANNO 1999/2000

SOMMARIO anno 1999/2000

  1. Un anno di servizio e di progetti (Livio Ferrari)
  2. Sostegno ai malati di aids (Domenico Squizzato e Alessandro Travaglia)
  3. Fede e servizio: quale coniugazione? (Alberto Scaranello)
  4. Partecipazione a corsi, seminari e convegni
  5. Il Servizio di ascolto (Fabio Furini)
  6. Laboratorio di Studi (Stefano Guerrato e Davide Belluco)
  7. Volontariato in carcere (Massimo Guglielmo)

 [Sommario]

Un anno di servizio e di progetti

di Livio Ferrari

 

Superata la boa del decennale, l’anno 1999 è stato denso di iniziative e progetti. La lettura delle problematiche del territorio e specialmente la tensione e lo sforzo di cogliere il senso più profondo delle richieste di aiuto e le difficoltà e povertà che incontriamo nella quotidianità, hanno segnato le scelte dell’associazione. Infatti si è cercato di discernere con razionalità quali problematiche affrontare rispetto alle forze e in conseguenza delle domande pervenute.
L’anno appena trascorso ha visto l’intensificarsi della nostra presenza, nel numero e profusione di energie, nell’ambito degli interventi rivolti alle persone detenute e in generale nel campo della giustizia. Le esperienze sinora fatte hanno contribuito ad esprimere progettualità nella logica di affrontare le emergenze e i problemi legati alle emarginazioni più gravi per potere in qualche misura iniziare un percorso per una futura risoluzione e superamento degli stessi.
Un elemento importante è stato che per raggiungere gli obbiettivi che ci siamo posti abbiamo voluto coinvolgere molteplici soggetti, pubblici e privati, della nostra provincia: enti locali, cooperative di solidarietà sociale ed associazioni, tutto inserito nell’idea di diffondere la cultura della solidarietà nella maniera più concreta, che è poi quella di lavorare insieme, considerate altresì le ridotte possibilità di risposta che hanno ognuna delle diverse agenzie impegnate in questi processi di risocializzazione.
Perciò nel progetto denominato “Interventi in area penitenziaria” sono stati coinvolti il “Centro di Servizio per il Volontariato” della provincia di Rovigo e l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Rovigo per 1’apporto economico, le Cooperative di solidarietà sociale “Nike Kai Dike” di Fiesso Umbertiano e “Progetto ’81” di Rovigo per la risposta lavorativa nei confronti delle persone detenute e la “Compagnia Nexus” di Rovigo per le attività teatrali nella Casa Circondariale di Rovigo e sul territorio. I1 tutto in sintonia con la direzione e gli operatori della Casa Circondariale stessa e la Magistratura di sorveglianza. Il progetto è rivolto ai detenuti della C.C. di Rovigo, persone di diversa provenienza geografica, molti dei quali anche stranieri, tutti comunque residenti nella “città chiusa”, persone perciò con diritti-doveri di cittadinanza, anche se temporaneamente limitati, e quindi membri di una comunità a cui continuano ad appartenere, ma alla cui vita non possono liberamente partecipare. Gli interventi che vengono prodotti sono a sostegno di percorsi di formazione in ambiente lavoro, per un futuro reinserimento, aiuto economico a coloro che usufruiranno del progetto, nonché percorsi di laboratorio teatrale con i detenuti della sezione maschile.
Negli altri ambiti l’attività è stata costante, anche se non ha usufruito di nuove forze volontarie.
Il servizio di assistenza domiciliare ai malati di aids ha patito più di tutti l’esiguo numero di operatori, fattore che penalizza la possibilità di dare un forte apporto di sostegno a queste persone che vivono il duplice dramma della malattia e della solitudine ed emarginazione in conseguenza del malanno stesso.
Il servizio di consulenza, indirizzo ed aiuto rivolto alle persone straniere anche lo scorso anno è stato abbastanza sostenuto, a dimostrazione che anche nella città di Rovigo e provincia non tendono a diminuire o stabilizzarsi gli insediamenti di chi proviene da Paesi poveri, soprattutto africani e dell’est Europa. Da notare l’aumento di asiatici i quali, però, in generale non si rivolgono al sociale per eventuali problemi, ma hanno i loro canali di informazione e soprattutto si appoggiano a coloro che già si sono insediati.
Il laboratorio di studi ha continuato costantemente nei suoi specifici servizi, di catalogazione e biblioteca, oltre al prestito gratuito, nonché alla redazione delle pubblicazioni “Seac Notizie”, bimestrale del Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario SEAC che viene distribuito in tutta Italia e di ”Prospettiva Esse”, il periodico delle persone detenute nella Casa Circondariale di Rovigo.
Il servizio di ascolto, pur se costante nei numeri rispetto al precedente anno, ha di fatto visto incrementarsi l’impegno nei confronti delle problematiche carcerarie e degli stranieri, e resta da segnalare inoltre ancora il considerevole numero di soggetti afflitti da patologie psichiatriche.
Il Centro Francescano di Ascolto di Rovigo nel mese di luglio ha stipulato con il Centro di Servizio per il volontariato della provincia di Rovigo, una convenzione per la gestione dello “Sportello giustizia”, servizio che è rivolto alle Associazioni di Volontariato del Veneto, attivando quei servizi volti a fornire consulenza tecnica e giuridica in materia penitenziaria, mettendo a disposizione le risorse librarie, cartacee e informatiche della biblioteca-emeroteca dell’Associazione, promuovendo iniziative di sensibilizzazione, di prima formazione e di informazione in questo settore nel territorio regionale, svolgendo attività di coordinamento a livello locale e regionale fra le associazioni attive nel settore.
Attraverso detto servizio si cerca di alimentare percorsi di promozione, sviluppo, coordinamento e collegamento fra tutte le associazioni di volontariato della regione Veneto, impegnate nel settore della giustizia in generale e in quello del penitenziario in particolare, per un proficuo scambio di informazioni, esperienze e per un utile rapporto di servizi. Vengono svolti, inoltre, nel medesimo settore, studi ricerche e consulenze, fornendo le opportune documentazioni e materiali a tutte le associazioni interessate, che possono in questo ambito assumere un ruolo importante ed essere protagoniste per quanto di loro interesse. Viene offerto, altresì, un servizio a tutte le associazioni di volontariato del Veneto che nello specifico settore dell’intervento volontario penitenziario e giustizia abbisognano di consulenza. sostegno e supporto tecnico nell’ambito della loro attività, mettendo a disposizione delle associazioni stesse una vasta gamma di supporti informativi relativi alle problematiche del settore giustizia stesso: libri, fascicoli, opuscoli. riviste specializzate, video, CD-ROM, per la consultazione e la visione. Infine sono promossi ed organizzati, per Centri di Servizio che lo richiedono o su segnalazione delle associazioni stesse, corsi di formazione, convegni, seminari, dibattiti, etc., per alimentare l’incidenza culturale della solidarietà concreta e la formazione delle associazioni di volontariato della regione Veneto.
Un discorso a parte è da fare per quanto concerne l’impegno del Centro nel supportare le attività e gli impegni del direttore, che dal 1994 è Coordinatore Nazionale del Seac, dal 1994 Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, da dicembre dello scorso anno componente anche dell’Osservatorio Nazionale del Volontariato del Ministero Affari Sociali, membro della Commissione Nazionale Consultiva e di coordinamento del Ministero della Giustizia per i rapporti con le Regioni e gli Enti Locali e componente della Conferenza Nazionale dei Presidenti delle Associazioni e Federazioni di Volontariato.
L’8 giugno scorso ha firmato, in qualità di Presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, un protocollo d’intesa, che si può definire storico, con il Ministero della Giustizia che sancisce un rapporto di collaborazione e pari dignità del volontariato con il Ministero stesso, il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria e l’Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile.

 

 

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Sostegno ai malati di aids

di Domenico Squizzato e Alessandro Travaglia  

     

Anche nell’anno 1999 il servizio di sostegno ai malati di aids si èsnodato continuando nell’opera di riuscire a stabilire un rapporto di amicizia con le persone che vengono seguite. E’ infatti fondamentale alimentare un incontro che si veicoli sulla base della fiducia e della confidenza per una relazione più profonda con la persona e l’ambiente in cui vive. In questo modo possono essere comprese le problematiche familiari e, facendo emergere le paure, le ansie, i rancori, creati o accentuati dalla malattia stessa, si cerca di fornire un sostegno psicologico per ricucire o rinsaldare i rapporti affettivi tra i più vari: da quelli con i familiari a quelli con il vicinato. Per fare ciò occorre che sia ristabilito un certo equilibrio interiore nel soggetto, iniziando dall’autostima che aiuta a risollevarsi dallo stato di frustrazione, per dare un senso alla propria esistenza. Si crea così un rapporto molto simile all’amicizia, in cui però il volontario continua a mantenere un certo distacco emotivo per favorire l’obiettività e la professionalità nel servizio.
Questa, un po’ in sintesi, la linea di approccio seguita ed attuata, compiendo gesti semplici per andare incontro alle necessita materiali e di relazione. Ciò si è potuto concretizzare accompagnando i soggetti interessati presso i servizi sanitari, o nell’offrire un’occasione di dialogo, di svago fuori dalle mura domestiche. Molto spesso la vera malattia che più ferisce queste persone è la solitudine! A volte non riescono a dire in che stato si trovano nemmeno ad un conoscente, ad un amico, per la paura fondata di perdere l’affetto e di rovinare il rapporto. Infatti la sincerità può innescare reazioni basate sul giudizio, forme di emarginazione sottili e nascoste o anche esplicite. In alcuni casi può limitarsi all’indifferenza o trincerarsi dietro una serie di scuse, volte ad evitare ogni rapporto. Come negare che tali comportamenti siano il frutto di ignoranza sulla malattia e le sue forme di trasmissione? La lontananza generalizzata che vivono i malati di aids è ancora a venire dall’essere scardinata, è tuttora un mondo poco conosciuto e che fa paura, proprio per ciò che evoca il concetto di malattia, dolore e morte. Il servizio punta anche a questo: fare informazione e sensibilizzare per alimentare la cultura dell’accoglienza.
Nel novembre dello scorso anno uno dei ragazzi che seguivamo è venuto a mancare, dopo un percorso di sostegno che durava da circa tre anni, mentre rimangonovivi i rapporti con la famiglia.

 

 

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Fede e servizio: quale coniugazione?

di Alberto Scaranello

 

Fede: credere in qualcosa. non sulla base di prove di fatto, ma su un interiore convincimento, questa la fredda asettica definizione del vocabolario.
Ma nel mondo di oggi cosa vuoi dire fede? In un mondo, che sta vivendo rapidamente grandi e radicali cambiamenti economici e sociali, ha ancora senso parlare di fede?
Il futuro che promette ai nostri figli, nel migliore dei casi, una vita di lavoro precario, si spalmerà su questo “villaggio globale” in un neo-medievale liberal-integralismo capitalista? Mi son posto un interrogativo: e se adesso tornasse il Signore? Certo, molti si sentirebbero minacciati: le lobby, le multinazionali, i poteri economici forti troverebbero un grosso ostacolo ideologico sulla loro strada verso la schiavizzazione del consumatore.
Già, perché non esistono quasi più le persone, gli uomini ormai esistono solo in quanto consumatori.
Le nuove armi del potere sono la pubblicità, i mass-media, i persuasori, che si insinuano nei cervelli e nell’anima così sapientemente manipolati da politici riciclati o di plastica.
Ma se la pubblicità è l’arte di far apparire eccezionali anche le cose più banali e inutili, allora Dio è esattamente il contrario.
E allora parlare di fede ne ha di senso, perché Dio anche nel mondo di oggi opera continuamente miracoli, in silenzio, però, senza far rumore, così come Gesù muore sul Calvario e salva il mondo senza fare “notizia”. Non è facile essere cristiani oggi, stretti da un lato dai dilagante individualismo, cancro della società materialista, e dall’altro da una struttura ecclesiale ancora nelle sue contraddizioni storiche, che pur viva, vitale e presente, fatica ad adeguarsi a questo “mutare dei tempi”.
L’articolo 13 della Regola OFS e, ancor più esplicitamente, l’articolo 18 delle Costituzioni Generali riassumono in frasi concise, ma dense di significato, il ruolo sociale del cristiano nella vita attuale.
La fede non può accontentarsi di parole e di considerazioni che non impegnano l’esistenza, e che non si esprimono nella carità oltre che in preghiera, perché la vita di carità e la vita di preghiera sono “come un’unica strada a due corsie”.
Le Beatitudini evangeliche obbligano a rovesciare la concezione del mondo su questi temi. Ma l’attenzione ai deboli e agli afflitti, la denuncia dell’ingiustizia sociale, il senso del valore della povertà e la diffidenza verso la ricchezza e il potere non sono state sempre patrimonio di noi cristiani.
Ma, come dice un proverbio inglese, ogni nuvola ha un suo lato illuminato dal sole.
Riflettiamo allora sui doni che Dio ha deposto in noi e che costituiscono una grossa responsabilità per le nostre coscienze. Se questi doni da una parte ci aprono alla riconoscenza verso Dio, dall’altra ci richiamano fortemente ad un lavoro impegnativo perché nei cristiani maturi questa coscienza.
Il Vangelo, accolto in profondità, crea la persona nuova. Ma come possiamo rinnovarci se ci limitiamo a lottare contro il negativo che c’è in noi. Occorre aprire bene gli occhi sui talenti di Dio, cioè sui doni che abbiamo e che formano il tessuto del nostro essere, per conoscerli, svilupparli e soprattutto impegnarli.
Sono doni che Dio ci affida, ma ricordiamoci che sono suoi, e che dovremo a suo tempo restituirli, per cui non dobbiamo certo inorgoglircene. Questi doni hanno una precisa finalità: devono diventare servizio, cioè crescita per noi e dono per gli altri. La carità che ne scaturisce ci fa partecipare e condividere le gioie e le sofferenze del prossimo, ci invita a darci, senza esitare, “buttandoci” dove c’è un servizio da fare, magari rinunciando ai propri programmi, con capacità e sacrificio.

Drop out non siete soltanto voi barboni che rovistate nei contenitori della spazzatura, Drop out siete anche voi, stranieri alla deriva.
Minori che convivete con la violenza.
Adolescenti scaricati anche dalle nostre chiese perché pericolosi agli altri. Fratelli lupigni che fate la spola tra carceri e libertà.
Esseri allo sbando che vi aggirate tra ospedali psichiatrici e strada.
Persone respinte dal banchetto della vita che non ne fate più un problema se la gente vi rifiuta persino le briciole.
Figure selvatiche che riassumete nel più agghiacciante isolamento la tragedia di tutti gli emarginati.
Per voi ho scritto questa lettera, che certamente non leggerete.
Ma spero tanto che qualcuno ve ne racconti il messaggio.
E vi dica che un altro prima di voi , Gesù di Nazaret, è stato considerato “pietra di scarto” anche lui dai costruttori.
Drop out, come voi.
Quella pietra, però, Dio l’ha scelta come testata d’angolo.

(Da “Pietre di scarto” di Mons. Tonino Bello)

 

 

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Partecipazione a corsi, seminari e convegni

 

 Verona - Seac Veneto - Incontro regionale: “Per un volontariato impegnato nella giustizia”.

Padova - Associazione Gruppo Operatori Carcerari Volontari - Incontro di formazione: “Il regime carcerario negli istituti padovani”.

Cagliari - Associazione Medici Cattolici Italiani - Convegno: “Il mondo dietro le barre”.

Palermo - Seac Sicilia - Seminario: “Volontariato penitenziario” - “Interazione fra operatori penitenziari e volontari”.

Roma - Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia - Convegno nazionale: “Mediazione: il contributo del volontariato”.

S. Felice sul Benaco (BS) - Seac - 21° Seminario di Studi: “Il volontariato tra vittime e autori di reato”.

Roma - Seac – 32° Convegno nazionale: “Il trattamento apparente (giustizia e diritti dietro le sbarre)”.

Viterbo - G.A.V.A.C. - Convegno: “Valore e significato del volontariato carcerario”.

Genova - Seac Liguria - Corso di formazione “Volontariato in carcere”.

Bologna - Centro Servizio Volontariato Bolognese - Incontro di formazione: “Il ruolo del volontariato nell’ambito dell’istituzione carceraria”.

Padova - Casa di reclusione - Tavola rotonda: “Il rapporto tra istituzione carcere e realtà esterna nella gestione del detenuto straniero tossicodipendente”.

Avellino - Caritas diocesana - Convegno: “Tra volontariato penitenziario ed istituzioni, sinergie possibili alle soglie del nuovo millennio”.

Sciacca (AG) - Seac Sicilia - Convegno: “Carcere nuovo tra riforme e partecipazione sociale: il ruolo del volontariato penitenziario”.

   

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Il Servizio di ascolto

di  Fabio Furini

 

Il servizio Ascolto, nel 1999, ha visto l’accoglienza e accompagnamento di persone con le più svariate tipologie di disagio.
Ha altresì continuato a fungere da servizio indispensabile di primo contatto e di segreteria anche per le diverse attività dell’Associazione. Infatti gli aspetti informativo e divulgativo delle iniziative e progettualità del Centro, permettono di conoscere ed avvicinarsi ai diversi servizi, ricevendone le necessarie indicazioni, da cui poter poi attuare interventi di aiuto e sostegno sociale.
La formazione permanente degli operatori volontari è sempre un elemento importante di cammino e di crescita, per un servizio che possa incidere e sia in grado di attivare le maggiori possibilità di risposta per le richieste che pervengono e per i progetti realizzati.
Nel 1999 i movimenti del servizio ascolto sono stati, nei numeri, sostanzialmente nella stessa misura dell’anno precedente (circa 300 contatti, vedi tabella).
Analizzando le richieste delle persone che si sono rivolte al servizio, si può notare un notevole passaggio di stranieri (60 contatti, vedi tabella). Gli interventi hanno cercato di andare incontro ai loro problemi più gravi, quali la ricerca di un alloggio e di un lavoro, condizioni necessarie per una vita dignitosa, per regolarizzare la loro posizione giuridica in Italia e spesso per permettere i ricongiungimenti del nucleo familiare.
In forte aumento sono stati i contatti con il mondo carcerario. L’attivazione di nuovi progetti e un rinnovato impegno dei volontari nella Casa Circondariale di Rovigo hanno coinvolto anche il servizio ascolto. Sulla condizione di detenuto s’innestano, infatti, tutte le problematiche che comprendono il disagio sociale, le cui punte dell’iceberg sono la tossicodipendenza e l’aids, emarginazioni sociali vissute anche da un significativo numero di stranieri.
Da ultimo, la ricezione dei problemi legati alla detenzione è stata supportata anche dal lavoro svolto per il SEAC, il Coordinamento nazionale dei volontari penitenziari e per la Conferenza nazionale volontariato giustizia.
E’ rimasta stabile la domanda d’intervento riguardo le problematiche familiari, del disagio psichico e dell’emarginazione in generale.
Il disagio nella famiglia determina ancora, anche nel nostro territorio, un aggravamento delle situazioni personali dei suoi componenti. Ciò comporta la richiesta ancora costante di denaro e di un’occupazione, problemi mai risolti nel nostro territorio, che da punto di vista lavorativo dà risposte assai insufficienti e per lavori di bassa manovalanza, sottopagati e spesso in nero.
I molti casi di disagio psichico hanno coinvolto il servizio in percorsi di ascolto, aiuto ed accompagnamento, affrontati in collaborazione o con l’aiuto dei servizi di salute mentale dell’azienda ULSS e di alcune strutture d’accoglienza private.
Sostanzialmente stabili nella quantità sono rimaste le richieste di fare volontariato nell’associazione. Alla mancanza, quest’anno, di corsi di formazione d’ingresso si è sostituito l’accompagnamento dei nuovi volontari da parte di chi già prestava servizio.
In continuo aumento, invece, le persone che si rivolgono al servizio per avere informazioni o per chiedere testimonianze ed interventi specialistici a convegni, seminari, corsi ed incontri. I contatti con gli enti pubblici sono, per l’associazione, un impegno e uno stile di lavoro che mira all’integrazione e alla collaborazione con istituzioni e servizi sociali locali, e in questo senso anche nel corso del 1999 è proseguito il dialogo con i settori sociali del Comune e della Provincia di Rovigo e della Azienda ULSS 18.
In tutta questa disamina resta da evidenziare come i contatti con l’utenza raggiungano i picchi più alti nei mesi invernali e calino sensibilmente in estate, con una ripresa verso settembre e ottobre.
Gli interventi prodotti in questi ultimi anni sono mirati sempre più ad integrarsi con le esigenze del territorio, per dare risposte puntuali alle molte richieste d’aiuto.
Perciò risulta improbo e difficile relazionarsi con quei bisogni, rispetto ai quali non esistono servizi e soluzioni nella nostra zona e la conoscenza di strutture ed ambiti extra territoriali è diventata una risorsa che ci permette di dare una risposta, seppur relativa, alle richieste di aiuto e di sostegno. Ma è sempre più stridente la necessità che il pubblico e il privato che opera nel sociale si confronti ad un tavolo comune e metta in campo quelle risorse e attui progetti e programmi che vadano a colmare le lacune che attualmente esistono in questo settore, per migliorare la qualità della vita di tutto il Polesine.

Servizio Ascolto - Tabella dei contatti e delle visite, distinti per tipologia, negli ultimi cinque anni.

Anni
1995
1996
1997
1998
1999
Solitudine
1
2
1
1
5
Disagio familiare
24
36
14
3
7
Emarginazione
9
30
14
13
5
Tossicodipendenza
1
13
0
2
4
Alcolismo
9
0
1
0
2
Aids
6
3
5
2
1
Senza fissa dimora
2
5
1
0
2
Richiesta denaro
5
6
13
17
5
Richiesta lavoro
7
9
13
7
10
Extracomunitari
14
39
54
24
60
Disagio psichico
10
3
19
19
17
Detenzione
43
34
25
66
34
Richiesta volontariato
22
45
13
16
15
Informazioni
75
104
116
107
59
Altri
55
67
58
71
72
Totale
288
396
347
348
298

 

 

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Laboratorio di Studi

di Stefano Guerrato e Davide Belluco

 

Nell’ambito della linea di presenza e di intervento sul territorio, il Centro Francescano di Ascolto ha attivato sin dal 1993 un Laboratorio di studi che desidera essere principalmente luogo di servizio e di aiuto ai volontari dell’associazione e alle necessità esterne.
Supporta l’aspetto culturale che esprime l’associazione come movimento attraverso le iniziative e le azioni quotidiane.
Nel corso del 1999 le attività non hanno conosciuto soste, e il patrimonio della biblioteca è costantemente cresciuto, sia nel numero che nella qualità dei titoli inseriti.

Attualmente sono presenti:
n. 2246 libri;
n. 621 opuscoli;
n. 168 fascicoli;
n. 23 video;
n. 9 cd-rom;
n. 52 riviste specializzate.

L’attività di prestito non è stata a sua volta incrementata, e i motivi di questa modesta fruizione sono da ricercare soprattutto in quanto non sono stati ancora attivati quei necessari canali di informazione che possano far conoscere questa opportunità e questo strumento, sia a chi desidera solo la lettura, sia a coloro che invece ricercano testi particolari e altro per studio. Infatti i maggiori fruitori del servizio sono gli studenti, universitari e di corsi di specializzazione.
L’attività di redazione delle due riviste che il Centro Francescano di Ascolto da diversi anni oramai produce: “Seac Notizie”, bimestrale distribuito su tutto il territorio nazionale agli aderenti al Seac-Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario e “Prospettiva Esse”, distribuito a livello regionale, è stata parimenti intensa come negli ultimi anni.
La produzione di depliants per le diverse attività ed iniziative dell’associazione, di riflessioni e compendi a carattere religioso e altro, completano il quadro delle energie profuse dai volontari impegnati nel laboratorio di studi, servizio che negli ultimi sei-sette anni è divenuto il polmone di tutti gli altri servizi, il punto di riferimento per ogni iniziativa dell’associazione, compresi i momenti formativi ed assembleari ad uso dei volontari stessi.

 

 

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Volontariato in carcere

di Massimo Guglielmo

Parlare di carcere oggi non è facile e diventa certamente andare controcorrente affrontare una tematica molto spesso dimenticata, perché nel carcere ci stanno quelle persone che in qualche modo hanno offeso la società, recandole danno.
Cercare di capirne i motivi ci porterebbe ad affrontare un discorso troppo lungo, mentre per lo spazio che abbiamo a disposizione è invece importante chiarire alcune caratteristiche del servizio educativo, rieducativo e riabilitativo.
Non c’è ombra di dubbio che l’obiettivo principale del carcere in Italia sia la punizione.
In alcuni stati dell’America e nei paesi a regime dittatoriale, per alcuni reati gravissimi, il carcere diventa un parcheggio prima dell’esecuzione capitale.
In alcuni paesi islamici le punizioni sono ancora di tipo corporale (parti del corpo mutilate, fustigazione, etc.).
In Europa, per fortuna, ormai da diversi anni non si ha più traccia di esecuzioni o punizioni corporali.
Nei secoli la concezione di pena e di punizione è sicuramente cambiata: se per gli antichi Romani significava dare in pasto ai leoni i propri carcerati, per farne uno spettacolo pubblico, oggi il pubblico sembra prendere nettamente le distanze da tutto quello che riguarda la detenzione, come non fosse una delle problematiche della società. Nelle discussioni aperte, a cui assistiamo quotidianamente sulla stampa e dai mass-media in genere, prevale spesso il desiderio di non vedere il male che abita nel corpo sociale,. di ritenere così distante e diverso chi commette i reati da desiderare di non vederlo, di sottrarlo, forse per sempre alla società, quasi come vendetta per il male commesso.
Di sicuro il carcere è poco conosciuto e poco noto alla gente, e in queste distanze si insinua la diffusa sensazione che esista una grande distanza tra pena inflitta e pena realmente scontata.
In questo secolo (soprattutto nel dopoguerra), si è cercato di trasformare il carcere in un luogo dove la pena acquisisse anche una valenza educativa.
Le indicazioni legislative vertono tutte in questa direzione, ma la difficoltà rimane nel capire come possa essere possibile educare all’interno di un’istituzione dove le figure educative presenti sono in numero insufficiente rispetto a quello dei detenuti (la media è di 1 a 80 circa).
Molto spesso il ruolo educativo all’interno dell’istituzione carceraria è pertanto poco efficace e non basta di certo il ruolo di supplenza che troppe volte assume il volontariato, e che oltretutto non sempre viene agevolato nelle proprie attività ed iniziative.
Il volontariato penitenziario, oggi più che mai, ha un ruolo indispensabile per il trattamento carcerario.
La casa circondariale di Rovigo, pur essendo un istituto di piccole dimensioni rispetto ad altre carceri (60 detenuti uomini e 25 detenute donne circa) può vantare la presenza di un discreto numero di volontari che operano in diverse attività: ricreative (teatro, corsi di cartonaggio e tessitura, redazione del periodico “Prospettiva Esse”, cineforum) e di sostegno (colloqui individuali, reinserimento lavorativo, prestito libri). I volontari del Centro Francescano di Ascolto, che attualmente frequentano il carcere di Rovigo, sono cinque, con diverse mansioni. Fanno parte del Coordinamento degli assistenti volontari del carcere, che vede attualmente la presenza di circa venticinque operatori appartenenti ad altre associazioni di volontariato cittadine e singoli. L’apporto del volontariato carcerario sta diventando sempre più specialistico ed è ancora poco conosciuto ed in fondo rimane per gli addetti ai lavori.
Il carcere, appunto perché luogo non compreso dalla società, diventa un mondo a sé stante, diverso da qualsiasi altro luogo, con proprie regole e con propri valori.
Parlare di rieducazione, considerando il contesto legislativo attuale, potrebbe sembrare possibile, ma, leggere la parola rieducazione da dietro le sbarre, assume una connotazione totalmente diversa, sicuramente più complessa.
Ancora di più quando si parla di riabilitazione, quando cioè si intende coinvolgere e considerare la globalità della persona detenuta, nel suo insieme e non solamente nel suo reato o nella sua pena.
Riabilitazione che rimette in discussione la società, con il suo ruolo di accogliente dell’ex detenuto.
Dove partire nel considerare il prima, il durante e il dopo detenzione, nel passaggio obbligato del detenuto società-carcere-società, affinché non ritorni carcere?
Anche in questo ambito il volontariato assume un ruolo determinante, rappresentando quell’anello di congiunzione con il mondo esterno, con tutto quello che sta al di fuori, familiari compresi.
Non si può pensare di riabilitare e rieducare le persone detenute senza che queste possano trovare un posto dignitoso nella società, che deve essere pronta e solidale all’accoglienza, nella concessione di un’ulteriore possibilità.
Tutti, non solo gli addetti ai lavori devono riappropriarsi delle proprie responsabilità e riconsiderare il ruolo del detenuto facente parte della nostra cittadinanza.
E’ chiaro quindi che il cambiamento culturale deve avvenire non soltanto all’interno delle mura carcerarie, ma anche e soprattutto all’esterno.
Riabilitare un detenuto significa rieducare, vuol dire ridare alla persona i diritti che aveva perduto, rendere la stima e l’onore a chi li aveva perduti. e creargli un ambiente favorevole.
Il processo di riabilitazione ha sicuramente inizio all’interno del carcere, con il cambiamento culturale del detenuto, ma di certo rischia di interrompersi se alla ricerca di un lavoro, di una casa , di una nuova vita, non troverà un contesto pronto ad accoglierlo.
Di seguito riporto la poesia di un detenuto, pubblicata su “Prospettiva Esse” n° 3 dell’anno II , che dice così:

Quando uscirò da qui
mi troverà a camminare
in mezzo a tanta gente.
Mi sentirò solo
ed emarginato.
Ma tutto questo
mi darà forza e coraggio
perché quando
uscirò di qui
sarà peggio di prima.

Perciò solamente attraverso la cultura dell’attenzione e disponibilità possiamo fare in modo che non sia peggio di prima e sperare nella vera riabilitazione dei detenuti, e tutti coloro che si auspicano un cambiamento positivo devono collaborare affinché si diffonda il messaggio forte della solidarietà