ANNO 1998

SOMMARIO anno 1998

  1. Un 1997 di impegno itinerante
  2. Testimonianze: presenze a convegni, dibattiti, corsi e altro - anno 1997
  3. Un anno di ascolto (Fabio Furini)
  4. Che cos'è l'essenziale (Alessandra Raimondi)
  5. Addio manicomio (Domenico Squizzato)
  6. A servizio degli ultimi (Massimo Guglielmo)
  7. Che 1997, ragazzi! (Alessandro Travaglia)
  8. Essere laboratorio (Alberto Scaranello)
  9. Malattia e sofferenza (Domenico Squizzato)

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Un 1997 di impegno itinerante

 

L’anno appena trascorso è stato ricco di attività profuse ed incontri di confronto, con un grande impegno ed energia da parte di tutti i volontari, alimento naturale per un’analisi e riflessione nel prosieguo delle attività per il 1998 da poco iniziato, e per il futuro stesso dell’Associazione.
Andiamo con ordine: l’inizio del 1997 è stato caratterizzato dal “Progetto stranieri”, che ha visto il Centro produrre uno sforzo non indifferente per mettere in rete il progetto stesso,attraverso il coinvolgimento delle realtà di solidarietà, pubbliche e private, presenti nel territorio del comune di Rovigo. Il lavoro è stato svolto quotidianamente nel rapporto con gli utenti, nel censimento settimanale delle proposte immobiliari, nel contatto con la sezione circoscrizionale dell’Ufficio del Lavoro, con le Associazioni di categoria, e con le entità territoriali che di volta in volta avevano a che fare con i percorsi di aiuto rivolti agli stranieri, soprattutto per quanto riguarda lavoro e alloggio. Il progetto ha avuto la durata di mesi sei ed è stato portato avanti in modo capillare dall’operatore volontario Alessandro Travaglia, di concerto con la direzione del Centro. Il progetto non ha assolto solo la funzione di fare una mappatura della condizione degli stranieri presenti sul territorio polesano, pur se tra gli obiettivi era un aspetto assai importante, ma ha prodotto un’ulteriore proposta nell’ottica di sperimentare nuove risposte in relazione al problema della casa per le persone indigenti, stranieri, ex detenuti, etc., attraverso il progetto “Case e quartieri”, che si auspica possa essere realizzato da una cooperativa con il contributo degli Enti locali.
Lo scorso anno è stato caratterizzato dalla produzione di “Prospettiva Esse”, pubblicazione realizzata dalle persone detenute, sia uomini che donne, della locale Casa Circondariale, attraverso i mezzi messi a disposizione dalla nostra Associazione e il contributo economico dell’ Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Rovigo.
La formazione per i volontari dell’Associazione ha avuto spazio anche nell’anno conclusosi attraverso un corso mirato a rinvigorire le motivazioni, approfondire le metodologie di azione e a stimolare lo spirito d’intervento.
Nel mese di ottobre il direttore dell’Associazione è stato rieletto Coordinatore nazionale del Seac - Coordinamento Enti e Associazioni di Volontariato Penitenziario. Questo assume rilevante importanza per la valenza del servizio portato avanti a livello nazionale per le iniziative e progetti innovativi realizzati ed altri in corso di realizzazione, che hanno dato maggiore trasparenza al volontariato nel settore della giustizia e hanno alimentato un dibattito e ridestato un interesse che non trova precedenti.
Il Direttore dell’Associazione ha inoltre portato il suo contributo e la sua esperienza, partecipando a numerosi convegni, dibattiti, seminari, corsi di formazione, etc., in diverse località italiane, aumentando notevolmente il raggio d’azione di questa disponibilità.
Da aggiungere, infine, che altri operatori volontari del Centro hanno portato la testimonianza del servizio svolto in diversi angoli della nostra provincia (vedi elenco).
Anche per il 1997 la presenza degli operatori volontari di questa Associazione all’interno di organismi pubblici e privati, a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale, è stata assai nutrita. Tra l’altro si sottolinea la nomina del Vicedirettore del Centro a responsabile del Gruppo di formazione del neonato Centro di Servizi per il Volontariato, istituito presso la Provincia di Rovigo.
Questi sono solo alcuni degli aspetti più caratterizzanti, ma oltre a tutto questo, va ricordato che tutti i servizi sono stati confermati e regolarmente portati avanti. Ci ha addolorato il distacco dai pazienti (amici) presenti in questi anni nel residuo psichiatrico di Granzette, che hanno raggiunto altri istituti e luoghi di accoglienza. Confidiamo che trovino tutte quelle risposte ed attenzioni che necessitano e che le stesse siano ricolme di calore e sentimento. Il servizio psichiatrico, iniziato nel 1989, ha visto transitare in questi anni circa una quarantina di volontari che hanno dato un notevole contributo alla visibilità dei reparti visitati.
Nel corso del 1997 alcuni volontari, per motivi di famiglia e di lavoro, hanno cessato il loro apporto, altri si sono inseriti nei restanti servizi, chiaro segno della volontà del Signore perché questo luogo di sostegno e attenzione ai più bisognosi continui nella sua opera.
Non sono mancate di certo le difficoltà, come pure i fallimenti, necessari passaggi in queste esperienze di solidarietà, e neppure è mancato chi non ha compreso le scelte e gli atteggiamenti della nostra Associazione, specialmente nelle posizioni assunte rispetto ai grossi dibattiti nazionali in corso. Tutto questo ci fa capire una volta di più che siamo sulla strada giusta, perché le difficoltà e le tribolazioni sono segno di Croce ed ogni cristiano deve accettarle, per essere sempre più in sintonia con il Cristo, che vi è salito per salvarci.

 

 

 

 

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Testimonianze

presenze a convegni, dibattiti, corsi e altro - anno 1997

 

  • Fiesso Umbertiano (RO) - Teatro parrocchiale - Gruppo giovanile - Testimonianza: “Sulle orme di San Francesco”.
  • Bagnolo di Po (RO) - Teatro parrocchiale -Convegno: “Sulla liberalizzazione dalle droghe leggere”.
  • Cosenza - Caritas Diocesana - Corso di formazione: “Rapporto tra volontari e istituzioni sul territorio”.
  • Rovigo - Teatro Don Bosco - Provincia di Rovigo - Convegno: “Per un territorio che non emargina”.
  • Roma - Università La Sapienza - Amnesty International - Lezione: “La realtà carceraria in Italia”.
  • Agrigento - Sala convegni Azione Cattolica - Provincia di Agrigento - Corso di formazione: “Incontrare la persona detenuta”.
  • Agrigento - Sala convegni Azione Cattolica - Provincia di Agrigento - Corso di formazione: “Il volontariato penitenziario”.
  • Agrigento - Teatro Madonna della Provvidenza - Provincia di Agrigento - Convegno: “La qualità della vita nel carcere e le misure alternative”.
  • Padova - Collegio Antonianum - Gruppo Operatori Carcerari Volontari - Incontro: “Esperienza del Volontariato penitenziario”.
  • Firenze - Lega Nazionale delle Autonomie Locali - Giunta Regionale Toscana - Ministero di Grazia e Giustizia - Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - Convegno: “Formazione e lavoro dentro e fuori dal carcere. Progetti e proposte”.
  • Verona - Parrocchia S.Pio X - OFS Diocesano - Testimonianza: “Sulle orme di San Francesco”.
  • San Felice del Benaco (BS) - Teatro del Carmine - Seac Triveneto – 19° Seminario di studi: ”Donna dentro”.
  • Roma - Terme di Caracalla - Festa de l’Unità - Dibattito: “Chiudere gli anni di piombo? Terrorismo e terroristi a vent’anni di distanza”.
  • Roma - Istituto Rosminiano - Seac Nazionale – 30° Convegno nazionale: “Mediazione e riconciliazione sociale e penale”.
  • Vicenza - Sala degli Stucchi - Comune di Vicenza Convegno: “Volontariato e giustizia”.
  • Roma - Scuola di formazione - Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - Tavola rotonda: “Area penale interna ed esterna: quale rapporto?”
  • Vicenza - Centro d’ascolto “Il Mezzanino” - Associazione Ozanam - Corso di formazione: “L’impegno del volontariato nei percorsi di osservazione e trattamento del detenuto”.
  • Vicenza - Sala dei Chiostri di S.Corona - Comune di Vicenza - Convegno: “Il volontariato penitenziario: identità, ruolo politico, progettualità”.
  • Rovigo - Centro Sociale Occupato Samir - Dibattito: “La nuova legge sull’immigrazione”.
  • Roma - Sala Convegni Hotel Nazionale - Partito della Rifondazione Comunista - Convegno: “Carcere, società, difesa dei non abbienti tra realtà ed utopia”.
  • Roma - Sala Conferenze Museo Criminologico - Ministero di Grazia e Giustizia Dipartimento Amministrazione Penitenziaria - Associazione Luigi Daga - Convegno: “Funzione pubblica e comunità nell’esecuzione penitenziaria”.
  • Rovigo - Parrocchia SS. Franccsco e Giustina - Festa degli stranieri - Lezione: “Diversità = arricchimento”.
  • Vicenza - Corso interobbedienziale per formatori OFS sul tema “Il sevizio”. Convento frati minori.
  • Ceregnano (RO) - My Way – Sconcertando – testimonianza.

   

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Un anno di ascolto

di Fabio Furini  

     

Un servizio aperto all’accoglienza e alla condivisione del disagio sociale.
Il servizio Ascolto, nel 1997, ha continuato a svolgere un lavoro di accoglienza, di aiuto e di accompagnamento alle persone attraversate da problemi di disagio. Nello stesso tempo ha svolto un’intensa attività informativa e divulgativa delle esperienze e conoscenze acquisite nell’ambito del volontariato sociale per tutti coloro che si rivolgono all’Associazione.
Questa duplice offerta di servizio ha migliorato e reso “più competente” il lavoro dei volontari, offrendo risposte e soluzioni consone alle richieste pervenute.

Tra informazione ed ascolto.
Nell’ambito dell’ascolto, il gruppo dei volontari ha condiviso un lavoro d’informazione, di primo impatto e proposto percorsi di aiuto atti a formulare risposte realistiche ed attuare interventi risolutivi delle problematiche legate all’emarginazione nel nostro territorio.
Ha contribuito a ciò anche la formazione personale specifica ed il continuo scambio di notizie e conoscenze tra i volontari. Perciò è cresciuto l’impegno e la presenza degli stessi nella sede dell’associazione, sede naturale del servizio, diventandone luogo di incontro e confronto quotidiano.
Altresì, nel momento dell’accoglienza e dell’informazione all’utenza, si è avuto un buon rapporto di lavoro e scambio con il Laboratorio Studi, con i volontari del quale si sono fatti incontri organizzativi e formativi d’interesse comune.
L’uso della sede e degli strumenti informatici ha permesso di velocizzare e rendere più tempestiva l’informazione data e, di conseguenza, l’intervento attuato. L’utilizzazione della biblioteca ha ampliato la documentazione e fatto acquisire maggiori conoscenze sulle problematiche del disagio e ha stimolato i volontari a rendere continua e permanente la propria formazione personale.
Il gruppo dell’ascolto si è dato un’ulteriore riorganizzazione, sia riguardo ai componenti che alle proprie specifiche mansioni. Ciò ha assicurato una presenza quotidiana e costante dei volontari al servizio e fatto assumere una maggiore consapevolezza del proprio ruolo e azione di aiuto rispetto alle quotidiane necessità del servizio.

Il disagio nel nostro territorio.
Nel 1997 le richieste di aiuto pervenute al servizio hanno subìto un piccolo calo rispetto all’anno precedente (vedi tabella). All’analisi delle stesse si nota una consolidata e costante domanda d’intervento rispetto alle problematiche familiari, del disagio psichico, della solitudine e dell’emarginazione in generale. Si conferma il permanere di una situazione di disagio nella famiglia, che determina un aggravamento delle situazioni personali dei suoi componenti.
Si evidenziano, anche, le numerose richieste di denaro e di un’occupazione, problemi sempre più gravi ed irrisolti nel nostro territorio. L’abbandono sociale delle famiglie ed i pochi interventi a favore dei più poveri ed emarginati avvicinano molti al nostro servizio nella ricerca di un aiuto immediato, ma anche risolutivo per la propria vita ed il proprio futuro.
Da rilevare, ancora, come il disagio psichico sia stato affrontato come un’esigenza particolare dai volontari, non solo perché il problema è vissuto attraverso molte nostre attività, ma anche affrontabile con percorsi d’aiuto particolari e collaborando coi servizi di salute mentale. Nell’analisi delle povertà incontrate dal servizio, spicca l’aumento dei contatti con gli stranieri. Non solo per l’attivazione e realizzazione del “Progetto stranieri”, ma anche per la situazione di emarginazione in cui essi si trovano, aggravata dai vincoli ed obblighi imposti dalla nostra legislazione, specie in materia di soggiorno e lavoro.
Anche l’incontro con le persone malate di aids ha portato un aumento di contatti al servizio. C’è stata un’attività di ricezione del problema, una prima accoglienza del bisogno, completato, poi, con i percorsi di accompagnamento fatto dai volontari dello specifico servizio.
In calo, invece, gli interventi legati alle problematiche della tossicodipendenza, dei senza fissa dimora e della detenzione. Se per le prime due si può ipotizzare un’offerta di servizi maggiore da parte dal territorio (anche per l’alcolismo) od un’assenza di specifici luoghi di accoglienza e risposta concreta del problema, per l’ultima la ricezione dei problemi è sempre più affidata al servizio specifico o supportata dal lavoro del SEAC, il Coordinamento Nazionale dei Volontari penitenziari, con il quale si sono avuti circa 200 contatti durante l’anno.
Rispetto al 1996 si nota un notevole calo delle richieste di fare volontariato nella nostra associazione. In questo settore si è cercato di presentare ai richiedenti i servizi nella loro autenticità, realtà, difficoltà e stile di presenza, atteggiamenti necessari per un volontariato di impegno continuo e coinvolgente. L’aver proposto questo, ha certo allontanato o deluso i molti che pensavano di fare volontariato dedicando “briciole” di tempo libero agli emarginati. D’altro canto ha permesso di accogliere e avviare ai servizi persone motivate e capaci di assumere responsabilità e consapevolezza del proprio essere ed agire nel mondo del disagio sociale.
Anche nel 1997 molte persone si sono rivolte al servizio per avere informazioni o per chiedere una nostra testimonianza ed intervento (tabella 1).
Si nota, infine, (tabella 2) come i contatti aumentino sensibilmente nei mesi invernali e subiscano un calo in quelli estivi. Tale aspetto è forse legato all’aggravamento dei bisogni e dei problemi riguardo alla quotidiana sopravvivenza nei mesi più freddi, mentre d’estate vige l’arte di arrangiarsi.

Interventi e territorio
I nostri interventi, in questi ultimi anni, mirano sempre più ad integrarsi con le esigenze del territorio per dare risposte precise alle molte richieste d’aiuto.
Con alcuni enti locali e servizi territoriali si sono consolidati rapporti e collaborazioni, specie in ambito informativo a propositivo di itinerari di aiuto a favore degli utenti. L’essere presenza conosciuta sul territorio permette al nostro servizio di indirizzare i richiedenti a strutture e verso servizi sociali territoriali più adatti e meglio organizzati per risolvere i loro problemi.
Il nostro servizio continua ad avere difficoltà a dare risposte a quei bisogni rispetto ai quali il territorio non ha ancora predisposto servizi e soluzioni. La conoscenza, poi, di strutture e ambiti extra territoriali è diventata una risorsa da noi valorizzata. Essa ci permette di avere contatti con gruppi e servizi con i quali iniziamo un confronto e ci scambiamo esperienze.

Prospettive per il 1998
Il servizio ascolto cammina unito negli intenti, nella collaborazione e comunicazione quotidiana tra i singoli componenti. Gli attuali volontari assicurano una presenza continua settimanale al servizio, con la prospettiva di poterla aumentare.
Per l’anno in corso sono in cantiere alcune iniziative da realizzare e sviluppare con il contributo di tutti:

  1. la programmazione di un corso di formazione specifico per il servizio ascolto ed il laboratorio studi
  2. la riqualificazione e lo sviluppo dell’esperienza dell’equipe del servizio per confrontarsi tra volontari e progettare interventi mirati alle singole richieste d’aiuto;
  3. la collaborazione concreta e specifica con il laboratorio studi per progettare ed aiutarsi nell’uso e valorizzazione della sede dell’associazione. con tutte le sue risorse.

In questa direzione si rivolgono le nostre future attività, mantenendo fede al nostro impegno quotidiano di condivisione e accompagnamento degli ultimi.

SERVIZIO ASCOLTO - CONTATTI E VISITE ANNO 1997
Tabella 1. Movimento dei contatti per tipologie di problemi.

Anni
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
Solitudine
0
6
4
0
3
1
2
1
Disagio familiare
7
16
20
14
6
24
36
14
Emarginazione
3
4
7
11
2
9
30
14
Tossicodipendenza
4
8
10
10
4
1
13
0
Alcolismo
2
1
3
3
1
9
0
1
Aids
4
2
1
0
4
6
3
5
Senza fissa dimora
2
10
9
11
3
2
5
1
Richiesta denaro
3
6
3
4
6
5
6
13
Richiesta lavoro
5
8
10
13
8
7
9
13
Extracomunitari
0
6
29
20
23
14
39
54
Disagio psichico
1
6
9
26
10
10
3
19
Detenzione
4
22
28
30
37
43
34
25
Richiesta volontariato
6
7
14
35
12
22
45
13
Obiezione di coscienza
2
4
6
2
9
11
3
0
Informazioni
12
15
22
10
18
75
104
116
Altri
12
11
19
15
28
44
64
58
Totale
67
132
194
204
174
288
396
347

 



Tabella 2. Raffronto mensile delle richieste pervenute al servizio di ascolto
                     (le visite sono fra parentesi).

                              CONTATTI E VISITE

Mese
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
Gennaio
3 (1)
16 (10)
14 (11)
12 (7)
16 (6)
15 (4)
31 (16)
50 (28)
Febbraio
5 (3)
7 (4)
14 (6)
10 (7)
15 (7)
20 (10)
26 (9)
50 (18)
Marzo
8 (4)
13 (7)
13 (7)
20 (8)
14 (5)
31 (12)
40 (19)
31 (14)
Aprile
2 (1)
6 (5)
25 (14)
29 (19)
12 (4)
45 (8)
35 (18)
41 (18)
Maggio
4 (2)
12 (4)
19 (14)
10 (3)
12 (8)
25 (8)
42 (17)
24 (6)
Giugno
5 (4)
5 (2)
21 (9)
21 (12)
15 (5)
27 (9)
18 (5)
21 (4)
Luglio
6 (4)
7 (3)
10 (8)
13 (8)
15 (9)
15 (3)
21 (2)
13 (6)
Agosto
6 (4)
7 (5)
9 (4)
23 (11)
15 (9)
23 (6)
27 (13)
16 (3)
Settembre
8 (5)
7 (4)
12 (6)
15 (9)
15 (5)
31 (10)
38 (12)
12 (2)
Ottobre
9 (6)
18 (6)
20 (12)
19 (6)
12 (4)
24 (7)
32 (15)
39 (15)
Novembre
7 (2)
23 (8)
24 (5)
18 (7)
20 (8)
20 (8)
40 (14)
30 (10)
Dicembre
4 (2)
11 (3)
13 (7)
17 (12)
13 (4)
12 (6)
46 (21)
20 (9)
Totale
67 (38)
132 (61)
194 (113)
204 (109)
174 (72)
288 (91)
396 (161)
347 (133)

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Che cos'è l'essenziale

di Alessandra Raimondi

I volontari del servizio carcere.
Esordisco con una domanda “Che cos’è l’essenziale per voi?”.
Sono convinta che l’essenziale sia vivere e abbracciare la vita, dovunque ci si trovi. Stringerla tra le braccia! Cercare di non perdere tempo! Dimenticare il passato e guardare verso nuovi orizzonti.
Sappiamo perdonare? Sappiamo dimenticare? Sappiamo dire: “Va bene così!”. Sappiamo dire: “Siamo tutti esseri umani!” e abbracciarci?
Dopo aver risposto a tutto questo si può prendere tra le braccia il proprio io e riconoscere l’originalità del proprio essere. Non è ostativo se in precedenza abbiamo fatto del male o del bene, perché abbiamo imparato da queste esperienze e desideriamo migliorarci.
Così c’è vita e progresso. Le cadute ci aiutano ad imparare e andare oltre, a non arrestarci mai, ma ad essere in continuo cammino, amando l’inquietudine, la quale ci fa comprendere che non siamo mai “arrivati” ma siamo in continuo divenire.
Attraverso questi momenti impariamo che cos’è l’amore: è due braccia aperte a chi verrà e poi andrà, è libertà.
Questo significa, tra l’altro, fare esperienza della vita, soffrire, urlare, piangere, ma anche gioire. entusiasmarsi...
L’importante è vivere con spirito di meraviglia, con spirito di decisione; siamo gli artefici del nostro destino, con l’aiuto di Dio.
Ma la vita non è soltanto attingere da essa, bisogna alimentarla, non dobbiamo dimenticare il dovere di donare. Io ti do amore perché ti amo senza aspettarmi nulla in cambio.
Si ama perché si vuole amare, si dona perché si viole donare. Una domanda si fa presente nella mia mente: “Qual è il nostro contributo alla vita? Che cosa do io alla vita?”. C’è una massima che recita: “Realizza te stesso realizzando gli altri”: dona, spargi l’amore a piene mani verso gli altri e sarai più ricco. Nessuno è veramente buono, giusto, autentico, finché non ha deciso di consacrarsi (in base alle proprie capacità) a cuore aperto e con tutto se stesso ad alleviare le sofferenze umane, in modo del tutto gratuito, libero da vincoli.
Anche da questo nasce la figura del volontario!
E’ un cittadino che, adempiuti i propri compiti e responsabilità, pone la propria persona al servizio della comunità. Impiega le sue capacità, i mezzi a disposizione, il suo tempo, in risposta creativa a ogni tipo di bisogno emergente, principalmente nel proprio territorio: ciò attraverso un impegno continuativo di preparazione, di servizio e di intervento a livello individuale e di gruppo. Se ci addentriamo più specificatamente, in campo penitenziario, il compito dell’assistente volontario è quello di approfondire le possibilità di un rapporto umano, profondo e sincero, che sostenga il carcerato nella sua solitudine, lenisca le sue sofferenze e proponga riflessioni sull’impostazione della vita, attraverso la proposizione di valori autentici e possibili risposte.
Questo è quello che i volontari del servizio carcerario si impegnano a raggiungere ogni volta che incontrano una persona detenuta.
Un altro anno è trascorso e ha visto la nostra presenza in questa realtà di sofferenza, grazie alle varie attività, che ci hanno permesso di svolgere un’azione basata sul rispetto della persona e la sua partecipazione e coinvolgimento.
Le attività realizzate nel corso del 1997 sono state:

  1. Colloqui individuali = l’incontro con le persone detenute, per un’azione di sostegno, aiuto morale e ricollegamento con la famiglia, viene fatto in collaborazione con gli altri operatori penitenziari per quanto riguarda i percorsi di reinserimento e soprattutto le misure alternative eventuali;
  2. Cineforum = che prevede la visione di film, scelti direttamente dai detenuti in base alla proprie preferenze, e una discussione finale sulle tematiche affrontate;
  3. Animazione domenicale della Santa Messa = rinnovata e allietata da due gruppi giovanili cittadini per i canti: uno per la sezione maschile ed un altro per quella femminile; continua ad essere supportata da alcuni volontari con la direzione del nuovo cappellano, don Damiano Furini;
  4. Biblioteca = il servizio è appoggiato dalla collaborazione dell’Accademia dei Concordi, con cui fanno da tramite i volontari;
  5. Giornalino = “Prospettiva Esse”, il periodico dei detenuti della Casa Circondariale di Rovigo, fatto presso la nostra Associazione, è stato una grande conquista dell’opera che i volontari portano avanti da anni e che, attraverso questo strumento, porta fuori le voci di dolore dal carcere;
  6. Ginnastica = un servizio a cui si dedica una volontaria presso la sezione femminile.


Sono stati attivati, inoltre, quattro gruppi di lavoro con Io scopo di stimolare nei detenuti la consapevolezza di sè e del proprio percorso di vita; sono:

  1. Gruppo Culturale (il giornalino, appunto);
  2. Orientamento al Lavoro;
  3. Gruppo Tossicodipendenti;
  4. Gruppo Umanistico.


I gruppi Culturale e Tossicodipendenti sono attivati anche nella sezione femminile, mentre tutti e quattro vengono svolti in quella maschile.
Vengono considerati momenti di gioia ed allegria tutte le festività, soprattutto le più significative, quali Natale e Pasqua, che vedono la presenza del Vescovo della diocesi di Adria e Rovigo per le celebrazioni eucaristiche; non mancano iniziative culturali e formative alle quali aderiscono molte persone del territorio, con lo scopo di portare un messaggio di speranza alla popolazione detenuta. La Casa Circondariale di Rovigo, in questo anno ha visto diverse sostituzioni di ruoli:

  1. Don Nereo Lamberti, cappellano del carcere, è stato sostituito da Don Damiano Furini, dopo quasi 50 anni di servizio.
  2. La dottoressa Rosa Alba Casella, direttrice, ha lasciato il suo ruolo perché trasferita ad Imperia.
  3. Anche il C.S.S.A. di Padova ha sostituito l’assistente sociale precedente con l’attuale, dott.ssa Bisaglia.


Continua il nostro impegno nel coordinamento con gli altri volontari aderenti alle associazioni: Portaverta, San Vincenzo de Paoli, Azione Cattolica, per rendere più efficace e mirato il nostro intervento.
Attualmente, noi volontari del Centro Francescano di Ascolto, che operiamo all’interno della struttura carceraria, siamo in tre, tra cui il neo rieletto coordinatore nazionale SEAC (Coordinamento Enti e Associazioni di volontariato penitenziario), nominato durante il Convegno tenutosi a Roma a settembre, il quale continua anche la sua presenza mensile nel carcere “Due Palazzi” di Padova.
Il volontario, per rendere più efficace e positiva la sua azione, deve imparare a decentrarsi da se stesso per accogliere e rispettare l’altro, nella sua pienezza, non basandosi su improvvisazione o pressapochismo, ma cercando di sviluppare e ampliare le proprie motivazioni e capacità; e questo per poter prendere coscienza del suo contributo, anche in rapporto con altre realtà carcerarie d’Italia. L’aiuto, in questo senso, ci viene fornito dalla partecipazione a corsi di aggiornamento, convegni e conferenze. Il carcere è spesso una realtà emarginata dalla società e il rapporto è ostacolato da pregiudizi e preconcetti; ecco quindi l’esigenza di portare testimonianza di esperienze, per far conoscere ed informare di questa realtà, per una crescita che coinvolga tutta la società.

 

 

[Sommario]

Addio manicomio

di  Domenico Squizzato

 

Servizio psichiatrico.
L’anno 1997 si è concluso con la chiusura del residuo psichiatrico di Granzette, e la fine dell’esperienza del servizio di volontariato che operava dal lontano 1989. Già da 2 anni era stata più volte rinviata la decisione; è stata, per così dire, un’agonia lunga, piena di disagi per i pazienti.
Una partenza costante e senza preavviso, la chiusura e il ridimensionamento dei reparti; quest’anno è venuta sempre più a mancare la possibilità obiettiva di continuare il nostro servizio, mancavano i fruitori e, quei pochi rimasti, raggruppati da più reparti, vivevano l’ansia di una situazione incerta e non ancora definitiva.
Già dalla primavera le nostre visite avevano l’obiettivo di rincuorare e animare i pochi pazienti rimasti in loco. Sono continuate le attività per le feste: la befana, carnevale, la Pasqua, etc...
Sono stati otto anni di presenza, settimanalmente abbiamo fatto visita a questi amici; possiamo ancora scorrere i loro volti eccitati nelle foto delle feste, dei giochi, delle passeggiate all’aperto nel parco o alla fiera di ottobre alle giostre.
Nella nostra memoria rimarranno indelebilmente vivi come erano; nelle loro difficoltà, fissazioni, le loro espressioni gioiose e quelle di dolore.
Il rapporto che si era instaurato con loro non ci lascerà indifferenti per la vita; ciò che abbiamo condiviso ci auguriamo sia veramente, oltre che un piacevole ricordo, anche la molla che ci farà agire ovunque ci sarà “un povero Cristo lebbroso” che tenderà la mano.
Questi anni sono stati, inoltre, per noi motivo di crescita e maturazione, sia a livello personale che associativo; infatti ci siamo impegnati a diffondere nella società una diversa realtà della sofferenza, spesso emarginata, ghettizzata.
La nostra attenzione è pure consistita nell’essere presenti a manifestazioni, convegni, tavole rotonde sul disagio psichico; nella collaborazione con l’azienda ULSS 18 e la Provincia di Rovigo; nella produzione, da parte di alcuni volontari, del libro: “Sofferenza Psichica: quale atteggiamento?”, una raccolta di esperienze individuali, didattiche metodologiche e concettuali, maturate nel servizio all’interno della struttura psichiatrica.
I volontari che operavano in questo servizio hanno trovato collocazione in altri servizi dell’Associazione, o in altri ambiti.
Grazie alla richiesta, pervenuta alla nostra Associazione da parte del Centro Salute Mentale di Rovigo, abbiamo animato un momento nel periodo natalizio nel suddetto Centro. E’ stata l’occasione che ci ha permesso di conoscere una realtà, diversa dall’ospedale, immersa nel disagio e depressione psichica, che colpisce persone che fanno parte del tessuto sociale del territorio della provincia di Rovigo.
Un incontro cordiale con il personale medico e infermieristico, alcuni già di nostra conoscenza, hanno gettato le basi per una collaborazione e per l’animazione di alcuni momenti di festa durante l’anno.

 

 

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A servizio degli ultimi

di Massimo Guglielmo

 

Servizio vestiario per i poveri e sostegno per i senza fissa dimora.
Un po’ di storia. Il servizio nasce circa otto anni fa, dall’esigenza di dare una risposta concreta agli ultimi della città, che quotidianamente bussavano e bussano alle porte del convento dei frati cappuccini di Rovigo.
Prima di capire, perciò, che tipo di risposta dare e come, sono stati fatti dei tentativi per cercare la giusta direzione per soddisfare un reale bisogno del territorio. All’ inizio si è tentato dì affrontare il problema con un servizio domiciliare, di spesa o di sostegno, per le persone che per qualche motivo non erano in grado di essere autosufficienti o per persone sole. Il servizio veniva svolto in collaborazione con il telesoccorso. Questa esperienza, per la sua modalità e per i tempi di impegno, è durata solo un anno.
Successivamente si è reso necessario supportare, con un sostegno concreto, tutte le persone che si rivolgevano al servizio, per i più svariati motivi.
Il servizio vestiario, ha iniziato, così, ad essere una realtà per quella grossa fetta di persone e di famiglie che, per qualche motivo, non erano in grado di provvedere al fabbisogno quotidiano. Con l’andare del tempo, i volontari hanno cercato di adattare il servizio alle infinite e svariate richieste, creando mini depositi per tutte le tipologie di utenti.
Inizialmente gli spazi a disposizione del servizio erano situati nella portineria del convento, suddivisi in varie stanze, adibite ad uso diverso; attualmente, per cambiamenti strutturali, gli spazi a disposizione sono nel retro del convento e più organicamente disposti, con una migliore funzionalità e praticità.

Lo smistamento
Al convento, ogni giorno, arrivano donazioni di vestiario e oggettistica varia, da ogni parte della città (case di cura, ospedali, famiglie private, etc.). Uno dei grossi lavori, quindi, è proprio quello di controllare e smistare negli appositi armadi, cercando di selezionare il più possibile indumenti migliori e gli oggetti che possano essere utilizzati. Il vestiario e il materiale scartato viene posto in un apposito container, per poi essere portato al macero.
Inoltre, l’importante lavoro che viene svolto in questa fase, è quello di raccogliere indumenti per la stagione successiva, per evitare il rischio di rimanere senza giacenze all’occorrenza.
Tutto il lavoro di smistamento ha un’importanza fondamentale, sia per i volontari che eseguono la distribuzione il lunedì mattina, sia per le persone che usufruiscono del servizio. E’importante, infatti, al lunedì mattina ritrovare tutti gli indumenti al proprio posto, e gli armadi riforniti per poter accontentare tutte le richieste.
Il lavoro di smistamento viene svolto per tre pomeriggi alla settimana da volontari, che si turnano.

La distribuzione
La distribuzione è il momento di contatto con le persone che si rivolgono al servizio; tra volontario e utente non avviene solo un mero scambio di indumenti, ma si instaura una relazione di fiducia e di sostegno. E’ importante che questo avvenga per non svilire il servizio della sua potenzialità di ascolto.
Chiaramente, per le tante richieste e per non far attendere fuori (molte volte al freddo) le persone, si cerca di essere celeri nel servire, ma non deve mai mancare l’attenzione alla persona. In questo senso, l’indumento diventa uno strumento di avvicinamento per un rapporto di fiducia e di scambio per altri infiniti problemi che la persona si porta dentro. L’obiettivo deve essere la ricerca dell’iter che ha portato la persona a bussare al servizio. Per il ruolo delicato e privato della distribuzione, i volontari, che operano il lunedì mattina, sono quasi sempre gli stessi.

Chi bussa?
Ogni lunedì mattina bussano alla porta del servizio circa una ventina di persone, che rappresentano gli ultimi della nostra società: poveri, extracomunitari, nomadi, senza fissa dimora o semplicemente persone sole che cercano un po’ di conforto. Nei primi anni, usufruivano del servizio soprattutto persone residenti a Rovigo, qualche straniero e diversi senza fissa dimora di passaggio; di rado capitava qualche nomade.
Attualmente i nomadi, che bussano al servizio, sono invece la maggioranza; sono diminuite le persone residenti a Rovigo e hanno aumentato la presenza gli extracomunitari; è da molto che alla porta non bussano i senza fissa dimora.
Per il tipo di rapporto che si è instaurato con i volontari, ci sono delle famiglie intere che vengono anche solo a trovarci, o ci mandano le cartoline, quando tornano nel loro Paese. E’ sintomatico vedere famiglie, che hanno usufruito del servizio ora, a loro volta, portare vestiario per altre persone.

I volontari
I volontari, che operano attualmente al servizio vestiario, si turnano durante la settimana, cercando di garantire una presenza costante, sia per la distribuzione, che per lo smistamento, cercando di moltiplicare gli sforzi per la mole di lavoro e l’esperienza forte della sofferenza. Chi si rivolge al servizio, dietro una semplice richiesta di indumenti, nasconde sofferenza e disperazione, che molto spesso accompagnano complicate vicende umane. L’incontro con l’utente, per il volontario, non può essere meccanico, ma un momento di incontro e di ascolto.
Alla porta di questo servizio bussa un mondo molto spesso dimenticato, che silenziosamente passa nelle strade della nostra città in mezzo all’indifferenza, che non fa altro che aumentare il fenomeno dell’emarginazione, un’indifferenza che fa rima con sofferenza.

 

 

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Che 1997, ragazzi!

di Alessandro Travaglia

 

Il ’97 lo ricorderò come l’anno in cui ho iniziato il mio servizio di volontariato all’interno del Centro Francescano di Ascolto.
Fin dall’inizio mi sono inserito nel servizio ascolto con tutto quell’entusiasmo che accompagna un nuovo cammino. In particolare, nei primi sei mesi mi sono occupato del centro accoglienza stranieri, un progetto già sviluppato dalla stessa Associazione, che è stato possibile realizzare in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Rovigo.
Ci si proponeva di “conoscere” gli stranieri presenti nel nostro territorio e di stimolare tutte quelle risorse in grado di offrire una risposta ai loro bisogni. In base ai dati raccolti, abbiamo rilevato che le esigenze primarie, come la ricerca di un alloggio e di una occupazione, costituivano ancora un grosso ostacolo alle possibilità di integrazione dignitosa di queste persone nel territorio polesano. Per questo, i nostri sforzi si sono concentrati in queste due direzioni, portando a scontrarci quasi sempre con la burocrazia, o con l’ignoranza, che a volte non temeva di manifestarsi in tristi atteggiamenti di razzismo, la logica del profitto ad ogni costo, i pregiudizi...
Nonostante queste prove abbiano sminuito il mio entusiasmo, dall’altra parte mi hanno anche arricchito personalmente, insegnandomi il vero significato dell’essere volontario: non restare indifferenti, proporsi agli altri in modo libero e disponibile ad accogliere la persona che si ha davanti, senza lasciarsi condizionare da niente e da nessuno.
L’unico nostro interesse deve essere quello di “conoscere” la persona che ci chiede aiuto; ciò non vuol dire limitarsi ad individuarne i bisogni; significa molto di più: vuol dire sapere la sua storia, le difficoltà che ha dovuto e deve superare, vuol dire comprendere i suoi bisogni, ma anche intuire i sogni che la spingono ad affrontare problemi impensati; vuol dire accoglierla per come è, e offrirci per sorreggerla quando barcolla, spronarla quando non crede più nelle sue capacità; insomma “relazionarci”, mettendo il cuore in quello che si fa.

 

 

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Essere Laboratorio

di Alberto Scaranello

 

Laboratorio di Studi.
Il nostro scopo è affrontare le problematiche dell'emarginazione, calandoci nel territorio.
Dai media e sulla stampa, oggi, si sente discutere di tanti problemi sociali; esperti e politici propongono ognuno una propria risposta.
Noi vogliamo affrontare i problemi del sociale, cercando di condividerli "dal basso", dando voce, piccola fin che si vuole, all'emarginazione, alla povertà, al dolore degli "ultimi".
Non inseguiamo successi o affermazioni, ma cerchiamo di rimboccarci le maniche ogni giorno, senza paura di fronte ai poteri, senza timore di sbagliare o perdere la faccia, di non essere considerati "a modo" e "per bene", senza timore di spocarci le mani.
Essere Laboratorio significa farsi ponte. Il ponte è il simbolo di ciò che unisce, che collega e permette di conoscere e far conoscere, senza pensare di portare noi qualcosa agli altri, ma cercando solo di essere a fianco di chi soffre.
Essere Laboratorio significa voler gridare le cose che la società di oggi cerca di rimuovere o passare sotto silenzio, perché non corrispondenti all'idea, all'"immagine", che vuol imporre, perché tutti abbiano diritto ad una vita dignitosa.
Così, mentre le nuove povertà si fanno avanti nel nostro mondo ricco ed egoista, ognuno dev'essere cosciente che non far nulla vuol dire essere complici della violenza e dell'ingiustizia.
Essere Laboratoriovuol dire anche cercare di capire il mistero della sofferenza e darle un senso con una parola, dolce e solenne, che riassume in sè tutto: "Speranza".
La speranza ha un senso concreto e tangibile, se è vissuta e condivisa andando incontro agli altri.
E' difficile che questo oggi accada, perché la società ci bombarda di continuo con i suoi strumenti di persuasione, che mirano ad eludere l'interiorità dell'uomo, a imporci valori falsi e maschere per sembrare quelli che non siamo.
Molte sono le aspettative per il Terzo Millennio a venire, ma ,per far sopravvivere la speranza, dobbiamo credere nel primato dello spirituale sul materiale e nella ricerca della Giustizia per avere la Pace, portando ognuno il nostro piccolo peso per quegli altri che non ce la fanno, come piccoli asinelli da soma, come diceva don Orione.

 

 

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Malattia e sofferenza

di Domenico Squizzato

Servizio assistenza domiciliare malati Aids.
L’Aids nella nostra società “perbenista” ha assunto il volto dell’epidemia; è una minaccia per tutti, è quindi convinzione-giustificazione tenerla relegata, ghettizzata.
La conoscenza delle modalità di trasmissione non ha allontanato la paura inconscia del contagio solo per la vicinanza di persone malate.
Le si vuole lontano da sè, dal proprio ambito di vita, le si accusa di turbare la tranquillità sociale.
In questo anno di volontariato accanto ai nostri amici assistiti, abbiamo potuto riscontrare atteggiamenti di diffidenza, pregiudizi e rifiuto da parte di persone “normali”. Per quanto ci riguarda non è stato facile, come persone “sane”, registrare tali immotivati atteggiamenti; però c’è stata come sempre la volontà decisa di dare una risposta di accoglienza totale.
Questa malattia intacca nel suo complesso innanzitutto l’organismo dell’individuo con le più svariate manifestazioni in modi sempre diversi; inoltre viene a coinvolgere anche la sua personalità; è un crollo totale anche dello spirito.
Il nostro compito di volontari non è quello di risolvere il problema, ma di migliorare la qualità della vita, che renda il decorso della malattia meno sofferto e drammatico possibile.
Il malato si rende consapevole che sua vita non è infinita, ma si trova a fare i conti con il tempo che gli rimane; aumenta la sua sensibilità in modo estremo. Tutti i progetti vengono bloccati e vive il presente intensamente, nel bene o nel male.
Alcuni entrano in uno stato regressivo più o meno marcato, inoltre si possono verificare chiusure verso la realtà esterna (meccanismi di difesa).
Aumenta la mancanza di lucidità; infatti devono essere aiutati da persone di fiducia quando si trovano di fronte ad una scelta. Fondamentale risulta la relazione corporea tra volontario e malato, perché da essa prenda significato la comunicazione non verbale (tono di voce, la postura, la gestualità per un ascolto più efficace col cuore e l’anima). Non bisogna fermarsi alle parole espresse, ma occorre guardare nel profondo, scoprire il significato nascosto in qualsiasi atteggiamento o pensiero.
Nelle cure mediche si sono fatti passi avanti, con l’associazione combinata di più farmaci si èraggiunto l’obiettivo di migliorare e allungare la vita. Queste persone però soffrono molto la solitudine nella loro malattia, perché nel momento in cui esprimono la loro condizione, trovano una società incapace di accettare il loro stato.
Non è cresciuta di pari passo l’esigenza che abbiamo noi tutti di aver bisogno gli uni degli altri, nessuno escluso; è un dovere di tutti prendersi cura di chi è più debole e indifeso senza discriminazioni. E’ ciò che noi volontari cerchiamo di attuare con le nostre visite settimanali alle persone che assistiamo, a casa, in ospedale, che abbisognano di un passaggio in macchina o di un po’ di compagnia per uscire da un momento di depressione e solitudine.
I volontari che aderiscono a questo servizio attualmente sono insufficienti a dare risposte più corpose ad una domanda in crescente aumento.
La nostra opera non è basata solo sulla buona volontà, ma è incrementata e rinvigorita da corsi di aggiornamento, lo scorso anno tenutisi a Padova e Vicenza, per essere informati su eventuali sviluppi e sulle metodologie di intervento.
Continuo è il rapporto di collaborazione con il reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Rovigo; infatti proprio da esso ci pervengono le varie richieste di assistenza e il confronto e il dialogo per una maggiore efficacia del servizio stesso.