Ministero della Giustizia

Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria

Ufficio IV – Divisione III “Trattamento e lavoro”

Segreteria Generale

Servizio rapporti con le regioni, gli enti locali e il volontariato

 

Prot. n. 576204.11                                                                                                  Roma, 18 luglio 2000

 

CIRCOLARE 3528/5978

 

AI SIGG. DIRETTORI

DEGLI ISTITUTI PENITENZIARI

 

AI SIGG. PROVVEDITORI REGIONALI

DELL’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA

 

AI SIGG. DIRETTORI

DEI CENTRI DI SERVIZIO SOCIALE

PER ADULTI

 

LORO SEDI

 

 

 

   Come è noto, l’8 giugno 1999, il Ministero della Giustizia ha sottoscritto con la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia un protocollo d’intesa. Il documento, che comunque si allega in copia, è stato pubblicato sul n. 3/99 del “Notiziario”; in tal modo è stato portato a conoscenza di tutte le componenti interessate, le Regioni, gli Enti Locali, i rappresentanti regionali della Conferenza del volontariato, oltre, ovviamente, di tutti gli istituti e Servizi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, della Giustizia minorile, nonché della Magistratura di Sorveglianza.

   Il Protocollo da un lato ribadisce il valore e la funzione del volontariato come espressione della società civile – riconoscendo l’insostituibile ruolo da esso svolto per rendere concreto il principio costituzionale secondo cui la pena deve tendere alla rieducazione del condannato – dall’altro impegna l’Amministrazione Penitenziaria e la Giustizia minorile ad agevolarne l’attività in tutti gli ambiti d’intervento previsti dalla norma di riferimento ed esplicitamente indicati nell’accordo stesso.

   Già le linee di indirizzo in materia di volontariato approvate dalla Commissione Nazionale Consultiva e di Coordinamento il 10 marzo 1994 davano indicazioni sulle modalità più idonee a realizzare proficue intese tra il sistema dell’esecuzione penale e il volontariato, attribuendo anche a quest’ultimo un ruolo di protagonista.

   Con il protocollo in parola si delinea, oggi, per i due soggetti firmatari un accresciuto impegno a collaborare e, laddove la presenza del volontariato sia scarsa o episodica, un invito a ricercarla e sollecitarla.

   Il Ministero della Giustizia e la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia intendono, quindi, sviluppare ancora maggiormente gli ambiti d’intervento e valorizzare il volontariato sia come interlocutore e “partner” qualificato nella realizzazione delle attività trattamentali, sia come insostituibile fattore di collegamento tra il carcere e la società civile.

   Tale nuova dimensione è stata colta dall’Amministrazione Centrale che nel marzo del ’98 con circolare n. 548830 ha autorizzato i Provveditorati, proprio in quanto organismi radicati nelle realtà territoriali, a rinnovare ogni anno le autorizzazioni concesse a coloro che entrano in istituto o collaborano con i C.S.S.A. ai sensi dell’art. 78. Si è ritenuto infatti che gli Uffici periferici abbiano più consistenti elementi di collegamento con gli istituti ed i servizi e maggiore possibilità di valutare l’efficacia degli interventi e di indirizzarli nella direzione più utile a ciascuna realtà.

   Come è noto le forme attualmente previste dall’Ordinamento penitenziario in cui si concretizza l’attività di volontariato sono due.

   La prima modalità è contemplata dall’art. 17 L. 354/75 e costituisce una partecipazione alla attività rieducativa nei confronti dei ristretti mediante singole iniziative o attività concentrate in brevi periodi di tempo.

   La seconda ipotesi si riferisce alla autorizzazione di cui già si è fatto cenno, destinata ad avere efficacia annuale e suscettibile di proroga mediante rinnovi. In quest’ultimo caso, si verificano situazioni di collaborazione che, se risultate utili alla verifica, possono protrarsi anche per anni.

   Frequentemente le direzioni ritengono utile avviare talune iniziative proponendo l’art. 17 L. 354/75, anche in forma sperimentale, per verificarne la positività, rinviando ad un momento successivo la valutazione della opportunità di consolidare la collaborazione in forma più continuativa, attraverso la predisposizione congiunta di progetti riguardanti le attività culturali, formative e lavorative nelle quali si sostanzia il trattamento penitenziario, o di iniziative volte a sostenere ed integrare il detenuto nella realtà esterna.

   In tale contesto sempre maggiore rilevanza assume il ruolo dei Provveditorati Regionali che, chiamati a coordinare nell’ambito del loro distretto interventi oggetto di competenza congiunta con gli Enti Locali, avranno cura di coinvolgere e di favorire la partecipazione del volontariato, in particolare per quanto attiene ai percorsi di formazione e all’individuazione delle attività lavorative più idonee al reinserimento sociale.

   Si ritiene, inoltre, che i Provveditorati, la dove emergano particolari problemi, debbano favorire l’elaborazione nonché la realizzazione di progetti finalizzati a fornire sostegno a particolari categorie di detenuti quali gli extracomunitari o i tossicodipendenti.

   Nell’ipotesi in cui i volontari impegnati nella collaborazione con gli istituti o i servizi dell’Amministrazione, per l’attivazione di iniziative concordate, siano legati ad una associazione di volontariato, si potrà valutare l’opportunità di fornire ad essa un’autorizzazione per l’ingresso negli istituti e per la collaborazione con i C.S.S.A., che sia valida per tutti i membri della stessa, fermo restando che su ogni singolo volontario coinvolto nel progetto dovranno, comunque, essere acquisite le informazioni di rito.

   Tutto dovrà concorrere al superamento di una collaborazione estemporanea e collegata alle disponibilità delle singole strutture (II.PP. e C.S.S.A.). L’intervento del volontariato dovrà acquisire sempre più caratteristiche di organicità e funzionalità in relazione alla grande risorsa che nel nostro Paese esso costituisce in ogni settore della vita sociale ove è presente la marginalità e lo svantaggio.

   E poiché l’opera del volontariato e dei singoli volontari si è rivelata molto preziosa per la costruzione di valide opportunità trattamentali, siano esse di carattere formativo e lavorativo che culturale e sportivo, le direzioni degli istituti e dei C.S.S.A. devono impegnarsi per creare condizioni favorevoli a recepire tale contributo.

   Pertanto si provvederà ad emanare una serie di disposizioni volte a superare quegli ostacoli che ancora, purtroppo, costituiscono, nella maggior parte degli istituti penitenziari, impedimento all’opera dei volontari. In particolare si ritiene auspicabile ed indispensabile che in tempi brevi si pervenga a concreti risultati in ordine ai seguenti punti:

  1. Facilitazione all’ingresso in Istituto per consentire le migliori modalità di attuazione degli interventi anche nel periodo di tempo che intercorre tra la scadenza dell’autorizzazione ed il successivo provvedimento di rinnovo (circolare n. 3239/5689 del 7.4.1988);
  2. Superamento del sistema delle domandine di colloquio con i detenuti, che non ha motivo di esistere se le cadenze temporali degli accessi siano adeguatamente e preventivamente concordati con la Direzione;
  3. Effettuazione di periodici incontri tra il Direttore, gli operatori del trattamento ed i volontari al fine di realizzare uno scambio costruttivo anche per la soluzione di eventuali problematiche;
  4. Trasmissione ai volontari delle disposizioni, direttive e circolari che riguardano il loro campo d’intervento, utili alla migliore realizzazione delle azioni da essi posti in essere;
  5. Predisposizione di locali idonei per l’effettuazione dei colloqui tra assistenti volontari e detenuti.

   In conclusione, risulta evidente la necessità di dare effettiva e concreta attuazione al protocollo in questione, considerato inoltre che l’apposito gruppo di lavoro permanente, costituito nell’ambito della Commissione Nazionale Consultiva e di Coordinamento per i Rapporti con le Regioni, gli Enti Locali ed il Volontariato, provvederà, come previsto al punto 9 del dispositivo, a verificare lo stato dei rapporti tra questa Amministrazione ed il volontariato, anche per rimuovere eventuali ostacoli presenti in alcune realtà.

 

  p. IL CAPO DEL DIPARTIMENTO

 

IL VICE CAPO DEL DIPARTIMENTO

          Cons. PAOLO MANCUSO