GIUSTIZIA  E  PENA  IN  AMERICA

 

a cura di Antonio Lovati

 

 

 

1.  UN  PRIMO  SGUARDO  AGLI  STATI  UNITI 

  

Pochi potranno disconoscere che l'America, meglio gli Stati Uniti d'America, sono oggi la prima potenza del mondo.

Non sappiamo cosa potrā succedere nei prossimi decenni, con l'ascesa delle forze del lontano oriente, ma la way of life americana - i costumi, gli usi, i modi di fare, . . . d'America - rappresentano il sogno dell'intera umanitā. Anche quando si parla di "sviluppo", volenti  o nolenti, si parla della strada verso la forma di vita di quel Paese: c'è chi è in ritardo di 5 - 10 anni (come noi), altri molto di più, . . .  Ma intanto loro vanno avanti ...

Circa 150 anni fa Alex de Tocqueville, nominato uditore del Tribunale di Versailles, ottenne di andare in missione in America a studiare la costituzione americana del nuovo Stato e particolari problemi giuridici di competenza del suo ufficio. Accanto all'opera più complessa e famosa sulla “Democrazia in America, scrisse in collaborazione con Gustave de Beaumont un saggio sul “Sistema Penitenziario negli Stati Uniti”.

Nell'esame di trattamenti penitenziari che eliminino i progressi della corruzione nei condannati e rendano la nozione alle coscienze rovinate dal vizio, vengono criticate quelle maniere di punire che degradano il reo nella promiscuitā delle prigioni. Il sistema americano, studiato sui luoghi stessi e attraverso l'interrogazione dei condannati, appare degno di essere seguito per il senso di rigenerazione che ispira il lavoro collettivo in silenzio (a Ausburn) o nell'isolamento della cella (a Filadelfia): la lettura della Bibbia è rigenerativa per gli spiriti. Propone la sperimentazione in Francia: bisogna, conclude, "punire l'uomo, in modo da farlo rivivere per la societā". L'opera è diventata subito classica nelle legislazioni europee.

Questa serie vuole seguire le orme del famoso storico, attuando una navigazione via internet (siamo alle soglie del 2.000!) nel mondo giudiziario e penale degli Stati Uniti.

A differenza della serie “Carcere e stranieri” del 1999, che era stata pensata con una scaletta ben precisa (e che verrā ripresa e ampliata con contributi dei lettori di “SEAC Notizie” in una pubblicazione più estesa) questa serie presenterā i diversi temi, così come si troveranno.

Con il motore di ricerca Excite ho iniziato con  <jails  in United States> (carceri negli Stati Uniti) e mi sono imbattuto subito nella:

 

BOB  BARKER  COMPANY  INC.

www.bobbarker.com

 

Il logo mostra un furgoncino per il trasporto di arrestati o carcerati, manette per i polsi e altri oggetti non subito identificati, una linea completa di prodotti.

La Bob Barker è da 25 anni leader nel campo della fornitura di prodotti per le carceri. Ha sede a Fuquay-Varina, 18 miglia da Raleigh nel North Carolina, dove ha il quartiere generale, la fabbrica ed il centro spedizioni. Opera anche sulla costa occidentale con un centro a Fresno, in California.

 

Naturalmente oggi per noi il prodotto più interessante è il braccialetto elettronico. La

 

INTELLIGENT   SURVEILLANCE   CORPORATION

www.iscem.com

ci offre il Pro-Tech Satellite Tracking System, che usa la Global Positioning Technology (GPS) per seguire il detenuto domiciliare.

 

Nel sito

www.theatlantic.com

curato dal periodico statunitense

 THE  ATLANTIC  MONTHLY

si può leggere l'articolo comparso nell'ultimo numero del 1998, intitolato The Prison-Industrial Complex.

"Dal 1980 - afferma l'articolo di Eric Schlosser -  le spese a livello locale, statale e federale per le case di pena sono aumentate di circa cinque volte. Quella che un tempo era una nicchia di mercato per una manciata di aziende è diventata un'industria multimiliardaria con le sue fiere e i suoi convegni, con pagine Web, cataloghi postali e campagne di marketing. Il complesso carcerario industriale oggi comprende alcune delle maggiori imprese edili e studi di architettura del Paese, finanziarie di Wall Street che gestiscono obbligazioni carcerarie e investono nei penitenziari privati, societā di idraulica, societā di ristorazione, organizzazione medico-sanitarie, compagnie che vendono di tutto, dalle videocamere a prova di proiettile alle celle imbottite disponibili in una vasta gamma di colori.

Un apposito elenco, le "Pagine Gialle" carcerarie, pubblica i dati di oltre mille fornitori. Fra gli articoli attualmente in vendita figurano "una sedia per detenuti violenti", una fantasia sadomasochista di cinghie e catene attaccate ad una struttura metallica, con accessori speciali per minorenni; un assortimento di fili spinati, con marchi commerciali come Dedalo, Superdedalo, Filo uncinato di detenzione e Nastro spinato dello spadaccino silenzioso.

Allargandosi, il complesso carcerario-industriakle ha assunto molte caratteristiche che da tempo vengono associate all'industria della difesa. Il confine fra interesse pubblico e interessi privati si è offuscato. Così come gli ammiragli e i generali in pensione trovano lavoro con i fornitori del Dipartimento della Difesa, i funzionari del settore carcerario stanno lasciando il settore pubblico per lavorare con ditte che riforniscono l'industria carceraria.

Un segnale evidente è rappresentato dalla nascita di un giornale di categoria, dedicato alle ultime tendenze del mercato".

 

Il giornalista si riferisce al:

 

CORRECTIONAL  BUILDING  NEWS

www.correctionalnews.com

 

Edi Gage, il suo editore, ha fondato il giornale nel 1994, dopo aver cercato un settore in forte espansione che non avesse ancora un giornale di categoria. E' persuaso che, nonostante la recente diminuzione dei delitti, le spese nazionali per il sistema penitenziario continueranno a crescere ad un tasso del 5 - 10 % annuo.

Il giornale contiene annunci pubblicitari delle imprese specializzate nella costruzione di penitenziari e delle ditte che li progettano: presenta il prodotto del mese, la struttura del mese e una rubrica intitolata "Gente alla ribalta". Un annuncio pubblicato in uno degli ultimi numeri reclamizzava reticolati ad alta tensione con la scritta: "Vietato toccare!",

 

Le prigioni private sono il segmento più ovvio, più discusso e in maggiore espansione del complesso carcerario-industriale. L'idea delle carceri private venne accolta con entusiasmo durante le amministrazioni Reagan e Bush: si adattava perfettamente all'idea del "governo minimo" e della privatizzazione dei servizi pubblici.

L'amministrazione Clinton, tuttavia, è andata molto più avanti dei suoi predecessori repubblicani nel legittimare le prigioni private. Nell'ambito delle iniziative per ridurre la forza lavoro federale, ha incoraggiato il Dipartimento della Giustizia a spedire gli immigrati illegali e i detenuti di minima sicurezza in strutture carcerarie private. La giustificazione logica delle prigioni private è che i monopoli pubblici, come i vecchi istituti di correzione, sono sostanzialmente inefficienti e fonte di sprechi, e che il settore privato, attraverso la concorrenza degli appalti può fornire un servizio migliore a un costo più basso.

 

Oggi almeno 27 Stati fanno ricorso alle prigioni private e circa 90.000 persone sono detenute in carceri gestite a scopo di lucro. Le condizioni di vita in molte di queste prigioni sono indiscutibilmente superiori a quelle di numerose strutture statali.

 

 

 

 

La

PRISON  REALITY  TRUST

www.prisonreit.com

è la più grande impresa privata proprietaria di strutture correzionali e detentive degli Stati Uniti.

Nel sito è possibile fare un tour in un carcere tipico, non sappiamo se di quello di Leavenworth del Kansas, o di Eloy nell'Arizona o di un altro.

In 8 illustrazioni possiamo vedere:

Alcune strutture richiedono un'area di livello di sicurezza elevato nel caso di isolati incidenti: unitā di segregazione possono offrire ulteriore livello di sicurezza per certi carcerati o offrire mezzi disciplinari particolari per l'operatore del carcere.

La sicurezza è la componente chiave delle carceri della Prison Reality Trust.

 

 

 

2.  AZIONI  DI  SUPPORTO  AI  CARCERATI 

 

Ci sono molti siti che danno informazioni sull'assistenza ai carcerati e agli ex carcerati. Non è sempre facile distinguere se si tratti di una organizzazione dello Stato o privata. Anche la sigla finale usata negli USA (com, edu, org, . . .) non è sempre significativa. Ecco una serie di siti di particolare interesse.

 

 

OHIO  DEPARTMENT  OF  REHABILITATION  AND  CORRECTION

http://www.drc.ohio.gov/

 

protegge ed aiuta i cittadini adulti  dello Stato in carcere, assicurandosi che il loro trattamento sia umano, sicuro e appropriato, conforme con gli Standard fissati dall'Ohio. Promuove, con le comunitā locali, programmi per migliorare la sicurezza e la riparazione dei danni subiti.

In tale senso un ufficio, fra l'altro:

NATIONAL  LEGAL  AID  &  DEFENDER ASSOCIATION

http://www.nlada.org/

 

prepara pubblicazioni per affrontare i problemi del processo penale e della detenzione, in particolare per le persone bisognose. Non offre però servizi legali in senso stretto.

 

 

 

DAVRIE  COMUNICATIONS

http://www.davrie.com

 

offre pubblicazioni specifiche per i carcerati. Il testo più interessante mi sembra la GUIDA  ALLA  CARCERAZIONE (Down Time) nelle diverse istituzioni. E' un libro che va incontro alle esigenze di tre categorie di lettori: difensori, persone che vengono incarcerati e le loro famiglie.

 

Il sito offre anche un elenco delle domande che vengono gli poste con più frequenza (FAQ = Frequently Asqed Questions): come 43.846 - esimo visitatore del sito ho trovato fra le prime Domande e Risposte:

D - Quali istituzioni amministra il Bureau of Prisons negli Stati Uniti?

R - Il Bureau of Prisons amministra a livello federale: Penitenziari, Istituzioni di correzione, Campi prigione, Centri di detenzione e Strutture mediche penitenziarie; in base a specifici contratti amministra case a semi - detenzione e programmi di comunitā di correzione.

 

D - Che differenza c'è fra "jail" e "prison" (che traduciamo in italiano con il termine prigione)?

R - Jail è un luogo di detenzione per l'espiazione di pene generalmente inferiori ad un anno ed è amministrato da Comuni e Contee; prison trattiene condannati a lunghe pene ed è amministrato dai singoli Stati e Regioni.

 

D - Il Bureau of Prisons permette diete alimentari diverse in occasione di feste religiose?

R - Sì, per le festivitā degli ebrei e dei musulmani.

 

D - E' facile per un detenuto ottenere licenze?

R - No, ad eccezione di permessi per lutti familiari.

 

 

La promozione spirituale del carcerato, l'assistenza nei luoghi di espiazione della pena, l'aiuto agli ex - carcerati è naturalmente ben presente in molti siti.

 

 

PRISONERS  AID  ASSOCIATION OF  MARYLAND, INC

http://jewel.morgan.edu/

 

è una organizzazione senza scopi di lucro di Baltimora, che si interessa di carcerati ed ex - carcerati dello Stato di Maryland, collegata ad una organizzazione diffusa in tutti gli USA  e denominata United Way of Central Maryland.

Oltre all'aiuto diretto con visite negli istituti penali e correzionali ed al supporto per quelli che hanno lasciato il carcere e vogliono vivere in modo onesto, la PAA studia cause e prevenzione del crimine.

 

PRISON  FELLOWSHIP  INTERNATIONAL

http://www.pfi.org

 

è un'organizzazione cristiana che riunisce gruppi locali negli Stati Uniti e ha cinque uffici regionali situati nella Svizzera, nello Zimbabwe, nella Nuova Zelanda, a  Singapore e in Perù. Svolge convegni internazionali: nel 1998 l'incontro ha avuto luogo a Sofia. Dal 1996 pubblica numerosi libri e periodicamente un bollettino in inglese, francese e spagnolo.

Fra i programmi dell'organizzazione ne segnalo due che mi sembrano particolarmente significativi:

 

 

THE  CATHOLIC  DIOCESE  OF  LAS  CRUCES, NEW  MEXICO

http://www.zianet.com/diocese/prison.html

 

è un servizio specifico per i detenuti, istituito nel 1995 dal Vescovo Ricardo Ramirez per dare aiuto ai detenuti della Diocesi. La missione di volontari laici è quella di favorire l'accesso delle persone incarcerate ai Sacramenti, alle celebrazioni liturgiche e allo studio della Bibbia.

I volontari sono disponibili per visitare le parrocchie della Diocesi e per parlare dei loro compiti nel carcere, organizzando incontri, seminari e corsi per aspiranti volontari in questo settore.

 

La "par condicio" mi obbliga a riportare informazioni di due siti di fondamentalisti.

 

SCIENTOLOGY  IN  ACTION

http://www.scientology.org

 

offre in italiano (avendo scoperto la provenienza della mia richiesta!) una serie di lettere di carcerati dagli Stati Uniti e dal Canada che illustrano il tipo d'intervento dell'organizzazione.

Così T. W. dallo Stato del Delaware scrive:

"Prima d'iniziare il programma Criminon(*) non sapevo che cosa fosse il successo. Non sapevo neanche che fosse la grande fiducia in me stesso che ho raggiunto facendo questo programma. Ora posso dire onestamente che le opere di L. Ron Hubbard sono una grande fonte d'ispirazione. Mi hanno insegnato il valore del duro lavoro e della consapevolezza di sé. Le persone che ho intorno hanno notato il cambiamento che ho avuto in tutto il mio essere. Il mio atteggiamento, la mia pazienza, la mia capacitā di affrontare le situazioni difficili con tranquille rassicurazioni sono cose che non ho mai avuto o non ho mai saputo fare. So che quando uscirò di qui potrò veramente essere felice e prosperare nella societā, perché non ho più una natura distruttiva. Piuttosto ho imparato ad affrontare la vita in modo positivo e produttivo, rendendo sicura la sopravvivenza mia e di chi mi circonda, con la possibilitā di crescere ancora". 

 

(*) CRIMINON significa  NO AL  CRIMINE, ed è un iniziativa rivolta in particolare

      ai giovani che delinquono. L'indirizzo del suo sito è: http://www.criminon.org.

 

BIBLE  BELIEVERS  FELLOWSHIP, INC

http://www.prisonministry.org/index.htm

 

non è strettamente una chiesa, ma una organizzazione che, basandosi sulla interpretazione letterale della Bibbia, si ispira alla parola di Dio ed aiuta i cappellani delle prigioni degli Stati Uniti  con libri, video, . . . per assisterli nella loro azione di supporto ai carcerati. Pubblica periodicamente il notiziario: "The Good News Letter".

 

3. CARCERI E CARCERATI

 

Uno studio delle istituzioni carcerarie degli Stati Uniti si può iniziare con un po' di storia: mi riferisco all'esame dei modelli instaurati all'inizio del XIX secolo, ai quali si sono ispirati molti sistemi penitenziari europei.

Uno di questi è il modello filadelfiano, applicato per la prima volta nel penitenziario di Walnutstreet  della cittā di Filadelfia (Pennsylvania), fondato sul più rigoroso isolamento diurno e notturno dei carcerati, nonché sul divieto assoluto di attivitā lavorative (in contrasto con il modello di auburniano). Il penitenziario ha accolto il carcerato numero 1 il 23 ottobre 1829; nel 1831 ha registrato la visita di Alexis de Tocqueville e Gustave de Beaumont  e nel 1930 è diventato celebre per la presenza del gangster di Chicago Al Capone. Da vent'anni è ormai chiuso e lo potete visitare virtualmente [1]: sono a disposizione fotografie, dichiarazioni di personaggi illustri, filmati, . . . 

 

Possiamo avere un quadro generale della situazione odierna delle carceri e dei carcerati facendo riferimento alle fonti ufficiali, per esempio a quelle del U.S. Department of Justice (USDOJ) o del Federal Bureau of Prisons (BOP): nei siti [2] e [3] troviamo una miriade di tabelle relative agli istituti ed ai carcerati

 

La distinzione degli istituti in prisons e jails  - che avevamo fatto - era naturalmente molto grossolana. Ci sono infatti federal, state and military correctional facilities and prisons, county jails and detection centres, probation/parole agencies, community corrections/halfway houses [4]. Non è sempre facile distinguerli e contarli.

 

Ma è facile contare i ristretti in carcere: ce ne sono quasi 2 milioni. Se ricordiamo che la popolazione degli USA è di circa 300 milioni, la proporzione è presto fatta: abbiamo oltre 6 persone carcerate ogni 1000 abitanti.

 

Il tipico ristretto nelle prigioni di Stato è dipinto in [5] e [6] con le seguenti caratteristiche:

 

Inquietanti alcune statistiche che parlano della presenza massiccia di persone di razze o etnie o minoranze (come si chiamano spesso) differenti dalla bianca e sono tutti americani! Questa suddivisione è considerata anche in ogni Rapporto ufficiale dei diversi Stati. Così, per esempio, lo Stato del Connecticut presenta la seguente situazione dei carcerati alla data 1 luglio 1999 [7]:

 

Totale

16,776

 

 

Uomini

15,638

Donne

  1,138

 

 

Neri

  7,905

Bianchi

  4,441

Spagnoli

  4,332

Altri

       98

 

 

Sentenziati

 11,810

Accusati

   3,146

Sentenziati con charges

   1,667

Federal charges

      153

 

Una relazione del Sentencing Projet [8], collegato al Dipartimento di Sociologia dell'Universitā dell'Illinois del Nord, riporta i seguenti dati; nel 1990 vi era 1 su 4 giovani neri americani sotto il controllo della giustizia penale. Il rapporto è diventato 1 su  3 dopo 5 anni. Per un latino americano il rapporto è 1 a 6, mentre per un bianco è 1 a 23. Sulla stessa tematica si vedano anche i molteplici grafici del Real Illumination on the Prison Population [9].

 

Ma come si sta nelle carceri americane?

Gli USA si estendono dalle gelide pianure dell'Alaska alle assolate spiagge delle Hawaii: ci sono da aspettare le situazioni più disparate. Agli estremi, forse, il carcere federale di Danbury (Connecticut) e l'unitā Estelle di Huntsville (Texas).

 

Del primo possiamo leggere quanto Carlo Bonini riporta da una intervista con l'avv. Grazia Vola  (Corriere della Sera, 14 febbraio 2000): "Silvia Baraldini fino all'agosto 1999 era reclusa in una cella singola nel braccio di massima sicurezza del carcere di Danbury. Poteva avere colloqui liberi senza nessuna limitazione di tempo. Godeva del libero utilizzo del personal computer e della biblioteca. Inoltre lavorava in carcere come insegnante di italiano. Aveva anche accesso alle strutture sportive del carcere: campi di pallavolo, palestra, campo da pallacanestro".

 

Sul numero di gennaio 1999 de LA  GRANDE  PROMESSA (la rivista del carcere di Porto Azzurro) avevo letto la descrizione dell'Unitā H del Penitenziario dello Stato dell'Oklahoma, un vero "inferno" a detta di un ospite. Ma di questa unitā non ho trovato traccia sul sito dell'istituto [10]: tutto inventato?

 

Ho trovato però la descrizione di un carcere del Texas, che mi sembra non abbia niente da invidiare a quello dell'Oklahoma: si tratta dell'Unitā Estelle a Huntsville, settanta miglia a Nord di Houston.

Ne parla il giornalista inglese su The Atlantic Monthly del mese di giugno dello scorso anno Saha Abramsky [11]. Accompagnato da Larry Fitzgerald, responsabile delle pubbliche relazioni del penitenziario, può entrare nell'edificio, cintato da una alta barriera di filo di ferro spinato, sorvegliato da cineprese e da squallide torrette grigie.  "Attraversiamo, con l'uso di telecomandi, una serie di porte: sorpassata una, la porta si richiude prima che si apra la successiva. Entriamo in un cunicolo illuminato da lampade fluorescenti alle pareti, l'aria aveva il tanfo di un locale rimasto sempre chiuso, l'esterno restando totalmente bandito. Qui il capo guardia e parecchi robusti agenti ci vengono incontro e procediamo nelle viscere della prigione, lontana dalla luce esterna, lontana da ogni suono che proviene da fuori, nel profondo <inferno> del nuovo <fiore all'occhiello> delle carceri di massima sicurezza degli Stati Uniti". L'Unitā è stata inaugurata nell'agosto del 1997, ma il Texas sta predisponendo altre 5 unitā di massima sicurezza, per ospitare fino a 3000 uomini.

Attualmente nell'Unitā Estelle i 660 carcerati vivono dietro le porte blu-metallico e Plexiglas delle celle. In relazione al loro stato - vi sono tre livelli - i carcerati possono avere da 3 a 7 ore settimanali di passeggio e da 2 a 8 ore di visite al mese. Tutto il resto del tempo lo trascorrono isolati nelle proprie celle. "La sicurezza qui - mi diceva con soddisfazione Larry Fitzgerald - è migliore di quella di Alcatraz. Alcatraz non aveva gli impianti elettronici, che ora abbiamo. L'arte della carcerazione è realmente migliorata".

"I ristretti sono uomini non rimossi dalla societā esterna, ma dai 149.000 carcerati del Texas, qui segregati come spiriti evanescenti di una segreta medioevale. Su di loro viene eseguito uno dei più straordinari esperimenti sociali della storia americana: isolati per 22 - 23 ore al giorno in una cella poco più larga di una stanza da bagno, alimentati attraverso gli sportelli della porta, privati da ogni stimolo dall'esterno per mesi o anni, privati da pasti completi in caso di punizione, con addosso vesti di carta se una volta hanno lacerato la loro uniforme: molti sembrano essere sul punto d'impazzire".

 

  [1]

http://www.easternstate.com/

  [2]

http://www.usdoj.gov/

  [3]

http://www.bop.gov/rframe.html

  [4]

http://www.corrections.com/aca/

  [5]

http://members.aol.com/nuhearts/misconce.htm

  [6]

http://www.ojp.usdoj.gov/bjs/crimoff.htm

  [7]

http://www.state.ct.us/doc/

  [8]

http://www.soci.niu.edu/

  [9]

http://www.geocities.com/CapitolHill/1526

 [10]

http://www.doc.state.ok.us/docs/96annual/96arstart.htm

 [11]

http://www.theatlantic.com(issues/99jun/9906prisoners.htm

 

 

 

4. LA PENA DI MORTE

 

La pena di morte è largamente diffusa nel mondo: la sua storia è descritta in [1]. Amnesty International combatte permanentemente una campagna contro questa pena e fornisce dati precisi ed aggiornati: 106 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica; 89 la mantengono [2].

La maggior parte delle esecuzioni avviene in quattro Paesi: Cina, Repubblica Democratica del Congo, USA ed Iran.

 

L'attenzione maggiore viene rivolta agli Stati Uniti. Un presidente americano di "Nessuna uccida Caino" ha lanciato l'appello: "Gli Stati Uniti smantellino quel macchinario di morte che ogni anno giustizia un numero sempre crescente di persone, compresi i malati di mente e i minori anche di 16 anni. Ciò è intollerabile in un Paese che si fa vanto di essere terra di libertā e di democrazia" [3].

 

La serie delle esecuzioni negli Stati Uniti dal 1976 ad oggi è presentata nel quadro A: si noti l'aumento rapidamente crescente delle esecuzioni, che avvengono prevalentemente in 4 Stati, come indicato nel quadro B  [4].

 

Quadro A - Esecuzioni della pena di morte negli USA dal 1976 ad oggi

anno

numero

anno

numero

1976

0

1988

11

1977

1

1989

16

1978

0

1990

23

1979

2

1991

14

1980

0

1992

31

1981

1

1993

38

1982

2

1994

31

1983

5

1995

56

1984

21

1996

45

1985

18

1997

74

1986

18

1998

68

1987

25

1999

98

 

Quadro B - Stati ove maggiore è stato il numero di esecuzioni dal 1976 ad oggi

Texas

206

Florida

44

Virginia

75

Missouri

41

 

Il Bureau of Justice Statistics del US Department of Justice (che abbiamo giā conosciuto [5]) ci informa che nel 1997:

45        bianchi,

27        neri,

  1        indiano – americano,

  1        asiatico;

 

Il professor Rick Halpherin, docente di diritti umani all'Universitā di Dallas (Texas) descrive un'esecuzione con un'iniezione letale, una testimonianza shock di questo "rituale primitivo". Ad osservare la scena, davanti ad una vetrata, i parenti delle vittime e, separati, parenti e amici del condannato [6].

 

Il tema della pena di morte è dibattuto anche in romanzi (l'ultimo è "Il miglio verde"   di Stephan King - il titolo ricorda lo stretto corridoio <death row> con il pavimento verde del penitenziario di Cold Mountain), in film (ricordate Dead Man Walking di Sister Helen Prejean),  raccolte documentarie (come La vendetta di Stato di Maria Giovanna Maglie), campagne, dibattiti e ricerche.

 

Un articolo di  The Atlantic Monthly di Alan Berlow  - "The Wrong Man" [7] analizza tutta la situazione negli USA, focalizzando l'attenzione - cosa che forse a noi sfugge - non tanto sulla pena, quanto sul processo. Il punto più importante è che "il diritto alla difesa e al giusto processo si deve concretizzare nella creazione di organismi nazionali di difesa adeguatamente finanziati" suggerendo "l'abolizione dell'elezione dei magistrati e quindi cancellare la vergogna di giudici che non solo accettano contributi elettorali dagli avvocati impegnati in aula davanti a loro, ma che spesso mettono i loro interessi politici e finanziari al di sopra della Dichiarazione dei diritti del cittadino". E tutto questo in base a numerosi documentati casi di condannati, riconosciuti innocenti dopo la condanna.

 

Qualche anno fa Michael L. Radelet ed altri avevano raccolto in un libro - edito dalla Northeastern University Press, Boston 1992 -  la storia di innocenti condannati in questo secolo [8]. 

 

Quanti condannati alla pena di morte aspettano l'esecuzione della pena? Il nostro Bureau of Justice Statistics ci dice che alla fine del 1997 in 34 prigioni federali e carceri statali sono in attesa dell'esecuzione 3.335 e, con sadica pignoleria, aggiunge che sono:

                    1.676 bianchi,

                    1.406 neri,

                         28 nativi americani,

                         17 asiatici,

                           8 altra razza.

 Di queste persone 44 sono donne; il più giovane ha 18 anni e il più anziano 81.

 

Un sito di sostenitori della pena di morte ci informa delle esecuzioni programmate nel 2000. Per il mese di luglio abbiamo per il giorno 3 Terry Clark - nel New Mexico - con indicazioni dei suoi crimini: il rapimento e lo stupro nel 1986 di una ragazzina di 9 anni, Dena Lynn Gore: per il 12 abbiamo nel Texas Orien Joiner di 26 anni, per il 19 ancora nel Texas Oliver Cruz, . . . [9].

 

E pensare che un uomo condannato a morte "immagina e vive anticipatamente la morte e muore mille volte prima di morire".

 

Il dibattito è ampio e diffuso: basta cercare <pena di morte> o <death penalty> e troverete migliaia di siti in Italia e all'estero: potete incominciare con [10], [11] e [12]. Si scontrano - o forse sarebbe meglio dire si oppongono su due piani diversi - il tentativo di dimostrare con dati statistici che un'esecuzione, operando come deterrente, evita un certo numero di omicidi (come fa per esempio il professor Isaac Ehrlich dell'Universitā di Chicago) e le affermazioni di principi che affondano nel "Nessuno uccida Caino" (Gen. 4, 15).

 

Il consenso popolare alla pena di morte è generalmente alto.

 

Negli USA il tema ha una forte connotazione politica, come dimostrano le dichiarazione dei candidati alla Casa Bianca.

 

L'Unione Europea  - il 6 giugno 1998 nella riunione del Consiglio europeo di Lussemburgo - ha scelto le sue linee guida: "L'abolizione universale della pena di morte come punto fermo sul quale concordano tutti i paesi membri dell'UE" e "l'impegno nei fori internazionali per la moratoria sulla pena di morte e, nei tempi oppportuni, per la sua abolizione" [6]. 

 

Ricordiamo che in Italia la pena di morte è stata limitata ai casi previsti dalle leggi militari dall'Articolo 27 della Costituzione, ma cancellata anche da queste con la legge 13 ottobre 1994, n. 589.

 

  

[1]

http://www.essential.org/dpic

[2]

http://www.amnesty.it/~pdm/mondo.php3

[3]

http://www.politicalresources.net/c-death

[4]

http://agitator.com/dp/statistics/index.html

[5]

http://www.ojp.usdoj.gov/bjs/cp.htm

[6]

http://www.handsoffcain.org/italiano/991106_61291.html

[7]

http://www.theatlantic.com/politics/crime/crime.htm

[8]

http://sun.soci.niu.edu/~critcrim/wrong/mike.list

[9]

http://www.prodeathpenalty.com/Sears.htm

[10]

http://www.peacelink.it

[11]

http://www.mclink.it/assoc/malcolm/pdm/pena.htm

[12]

http://www.jfa.net

 

5.   LA  VOCE  DEL  DETENUTO

 

Pen-pal (o penn-pal) è in gergo l'amico (pal) che invia corrispondenza (pen = penna) in modo continuativo.

 

Così  PENN-PALS [1] è la denominazione di una organizzazione che cura lo scambio di corrispondenza di persone libere con carcerati. Il centro invita la gente a "dare speranza a chi non ha speranza", mentre ricorda che molti ristretti non hanno né famiglia né amici e sono terribilmente soli. . . . "Non trovate il tempo per scrivere una lettera di speranza?"

 

INTERNAZIONALE è un settimanale che riporta "il meglio dei giornali di tutto il mondo" tradotto in italiano: riporta articoli, rubriche, lettere, . . . Un suo sito [2]  presenta lettere provenienti da carcerati negli Stati Uniti alla ricerca di un amico che corrisponda con lui "looking for someone to correspond with to help this time go by".

Così scrive C.H. e aggiunge: "I am real good man hoping to find a good woman to write to, . . . dark brown hair, light brown eyes, . . .".

Il messaggio di C.M. è invece: "Sono un afroamericano e sono carcerato ingiustamente. Mi trovo in prigione dal 1977, e per 19 anni e mezzo sono stato nel braccio della morte di Jackson, in Georgia. Chiedo aiuto per poter effettuate il test del Dna e altri esami che potrebbero dimostrare la mia innocenza".

 

CYBERSPACE  INMATES [3] è un punto d'incontro (che offre la possibilitā dell'anonimato) per uno scambio di corrispondenza, pensato come una forma di riabilitazione: Rene Mulkey, che lo dirige, pubblica interventi dei ristretti relativi alle condizioni reali della carcerazione, spesso inumane.

Un lungo scritto cerca di definire "che cosa è la prigione", "un luogo ove l'umanitā è ignorata, bandita e alla fine dimenticata. . . ".

 

Arte, poesia, lettere di uomini e donne al di lā delle sbarre è offerto da THIS  IS  THE  VOICE  OF  THE  PRISONER [4], che raccoglie la produzione dei carcerati, sotto forma di gallerie d'opere d'arte e  di giornali di poesie.

 

Il sito LARRYROBINSON.ORG [5] richiama invece l'attenzione sulla situazione dei parenti dei carcerati, la loro disperazione e le loro speranze, mentre il detenuto confessa i delitti commessi, il lungo processo e le condizioni di vita nel carcere.

 

RESTITUTION  INCORPORETED, una organizzazione nonprofit, dedica un sito [6] alla promozione di contatti fra il reo e la sua vittima. Numerosi delinquenti riconoscono il delitto commesso e si offrono di fare qualcosa per la vittima o per i parenti della stessa.

 

THE  OTHER  SIDE  OF  THE WALL [7] pubblica lettere, ma anche segnalazioni di scritti autobiografici, musiche scritte in prigione, video e film. Interessanti anche le discussioni di carattere giuridico sulle problematiche del carcere: ampio spazio è sempre riservato al dibattito sulla pena di morte, un problema che sembra molto vivo negli Stati Uniti.

 

La rivista canadese, JOURNAL OF PRISONERS ON PRISONS [8], offre studi sui problemi carcerari, in prevalenza degli Stati Uniti e del Canada: a differenza di consimili periodici esistenti un po' dappertutto, la rivista non si limita a saggi trattati da criminologi, sociologi, operatori del settore, giornalisti, . . . ma pubblica interventi di chi soffre o ha sofferto l'esperienza del carcere, dei suoi parenti, dei suoi amici. Il tema dominante è la ricerca della funzione del carcere nella societā moderna. La rivista ha pubblicato il suo primo numero nell'estate 1988 e offre anche indicazioni di altri siti in rete sul carcere.

 

PRISON  ACTIVIST  RESOURCE  CENTER [9] focalizza l'attenzione dei lettori su un aspetto particolare del sistema penale americano, denunciando, per esempio, il fatto che centinaia di prigionieri politici e prigionieri di guerra sono incarcerati. E' gente che viene da Portorico, africani, persone che hanno lottato in movimenti di liberazione, come cristiani progressisti, antimperialisti bianchi, obiettori, . .  Il governo, sostengono, li considera criminali o terroristi e riserva loro un trattamento disumano.

 

Nella nota precedente #4, ho presentato numerosi siti che trattano della pena di morte.

Ora Martin A. Draughon [10], carcerato in attesa della pena di morte, descrive  accuratamente i locali, il trattamento, la vita nel braccio della morte nel Texas. Particolarmente toccante è il racconto delle condizioni con le quali si svolgono le visite con i familiari durante il lungo periodo di detenzione (spesso di molti lustri) fino all'ultimo incontro. "No touching. Never any contact for death row prisoners. Not even when you are about to be executed, not even then can you get to touch your wife, your children,  . . ."

 

VOICES  [11] presenta, attraverso scritti e considerazioni da parte degli autori di reati, situazioni attuali della giustizia e speranze nelle innovazioni del sistema penale. Su questo tema scriverò nell'ultimo numero dell'anno.

 

 

[1]

http://www.pennpals.org

[2]

http://www.internazionale.it/carcere/carcere.html

[3]

http://www.cyberspace-inmates.com/index.htm

[4]

http://www.clickshop.com/prisoner/index.tam

[5]

http://www.larryrobison.org/voices/nottheonlyones.htm

[6]

http://www.restitutioninc.org/apology/htm

[7]

http://www.prisonwall.org

[8]

http://www.jpp.org/

[9]

http://www.prisonactivist.org

[10]

http://isa.dknet.dk

[11]

http://www.hartnet.org/cpa/CPA/voices

 

 

 

6.   LA  GIUSTIZIA  RIPARATIVA

 

Il sociologo americano del CENTER FOR RATIONAL CORRECTIONAL POLICY, Brian T. Pierce, scrive [1]:

 

Se la carcerazione come è attuata oggi non serve, cosa possiamo fare?

 

Si parla di "giustizia riparativa". Ho tradotto con questo termine le espressioni: "restorative" o "restoring justice, real justice" o "victim offender mediation": userò "colpevole" per il termine "offender".

 

Un gruppo di studio delle Nazioni Unite ha adottato per giustizia riparativa la seguente definizione: "la giustizia riparativa è un processo dove tutte le parti coinvolte in un reato si mettono insieme per risolvere collettivamente i problemi immediati e futuri  connessi al reato particolare" [2].

La giustizia riparativa:

 

Si pensa che la giustizia riparativa possa migliorare la giustizia criminale tradizionale in quanto:

 

Numerose organizzazioni si occupano di studiare e sperimentare la giustizia riparativa. Ne citiamo nel seguito alcune.

La VICTIM OFFENDER MEDIATION ASSOCIATION (VOMA) [3] offre indicazioni di programmi accademici, di risorse dello Stato e di organizzazioni  che  si occupano del problema negli USA. Un convegno di particolare rilevanza ha avuto luogo dal 12 al 16 settembre 2000 a Minnetonka (Minnesota, USA).

REALJUSTICE [4] organizza essenzialmente conferenze per i giovani nelle scuole di ogni grado, a membri della polizia, a magistrati.

Il sito di  THE  AMERICAN  CORRECTIONAL  ASSOCIATION  (ACA)  [5] riporta numerosi articoli pubblicati nella sua rivista Corrections Today. Interessante quello di Eric Tischler dal titolo: "Can Tolerance Be Taught?"

Il CENTER FOR RESTORATIVE JUSTICE & PEACEMAKING [6] offre occasioni di formazione per comunitā, scuole, famiglie, organizzazioni di lavoro. Ha tentato di sperimentare la giustizia riparativa non solo nell'ambito giovanile, ma anche per delitti che implicano grande violenza.

La CRIMINAL  JUSTICE  POLICY COALITION [7] si occupa della delinquenza nel Massachusetts, mettendo in particolare evidenza le enormi somme impiegate nell'area della giustizia, in confronto a quelle destinate all'istruzione superiore ed ai servizi per gli anziani e per la casa.

Il VICTIM-OFFENDER  RECONCILIATION  PROGRAM  (VORP) [8] porta i colpevoli di fronte alle vittime dei loro crimini con l'assistenza di mediatori istruiti, generalmente un volontario della comunitā. Il crimine è personalizzato in modo che i colpevoli imparino le conseguenze umane delle proprie azioni e le vittime (generalmente ignorate dall'attuale sistema giudiziario) hanno l'occasione di esprimere i propri pensieri e i propri sentimenti a chi maggiormente dovrebbe ascoltare, contribuendo al processo di ripresa della vittima dall'evento.

THE  NATIONAL  CENTER FOR VICTIMS  OF  CRIME  (NCVC) [9] svolge analoghe funzioni del precedente.

 

Il MENNONITE  CENTRAL  COMMETTEE  (MCC) [10] offre un'ampia bibliografia relativa a pubblicazioni in lingua inglese. Agli italiani suggerisco due pubblicazioni: DARE  UN  POSTO  AL  DISORDINE  a cura di Duccio Scatolero (Edizioni Gruppo Abele, Torino 1995) e LA  SFIDA  DELLA  MEDIAZIONE a cura di Gianvittorio Pisapia e Daniela Antonucci (CEDAM, Padova 1997).

 

In tutte le descrizioni della giustizia riparativa viene evidenziato come la natura e la mutevolezza del fenomeno della mediazione e l'impossibilitā di ricorrere a strumenti standard per affrontarlo creano l'esigenza di nuovi attenti studi e di ulteriori esperimenti. Tuttavia le esperienze fin qui acquisite mostrano che programmi ben avviati di mediazione e di risarcimento presentano tre caratteristiche comuni: